TENTH

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La mattina dopo,quando un raggio di sole e il cinguettio degli uccelli mi costringono ad aprire gli occhi,mi ritrovo tutta schiacciata nell'angolino,con la testa praticamente a penzoloni e la coperta tutta addosso.Mi guardo intorno confusa,per capire per quale motivo sono così scomoda,e sbatto il gomito contro qualcosa di morbido,forse il cuscino.
Ma i cuscini di solito non grugniscono,o sbaglio?
Quando riesco a districare la coperta dalle mie gambe mi accorgo di Alberto,sdraiato accanto a me nel letto che dorme come un ghiro.
Alla fine ci siamo addormentati tutti e due come bambini.
Però non capisco perchè Alberto sia rimasto tutta la notte qui, invece di tornarsene in camera sua.
Guardo il suo volto,che in questo momento è rilassato e in pace con il mondo.
«Alberto!»,esclamo,con voce roca «Alberto,sveglia!»ripeto aumentando il tono di voce.
Lui grugnisce di nuovo e si gira dall'altra parte.
«Alberto svegliati,ti sei addormentato in camera mia!».
Improvvisamente mi assale la consapevolezza di queste parole.
Alberto ha dormito qui con me.
Non è tornato in camera sua.
Era ancora abbastanza presto perchè qualcuno l'abbia visto entrare nella mia stanza e non uscirne più.
Oddio.
«Alberto!»urlo in preda al panico dandogli uno spintone così forte da farlo cadere dal letto.
«Chessucced?»esclama lui,svegliandosi di colpo e guardandosi intorno in preda al panico.
«Hai dormito qui!Ci siamo addormentati come polli ieri sera e tu sei rimasto qui! Alberto hai dormito qui!Nel mio letto,capisci?».Sono nel panico più totale.
«Porca misera,Tish,piantala di urlare!Che cosa stai dicendo?».L'espressione confusa di Alberto si trasforma piano piano in nervosismo.In effetti,non l'ho svegliato molto bene.Sarà nervoso e irascibile per tutto il resto della giornata,questo è sicuro.
Oh,ma chi se ne frega,abbiamo problemi più urgenti da risolvere.
«Perchè non sei tornato in camera tua?».
«Perchè mi sono addormentato,no?Che ore sono?Che giorno è?».Alberto si guarda intorno alla ricerca del cellulare. «Accidenti a te Tish!Sono solo le sei e mezza!».
«Tu non sei preoccupato del fatto che tutti quanti sapranno che hai dormito qui, stanotte?», chiedo, esterrefatta.
«Dovrei?»,borbotta lui,rialzandosi da terra e tornando a sdraiarsi sul letto «Non è mica la prima volta che dormo qui da voi!».
«Si,ma di solito ci sono altre diciotto persone insieme a noi!»ribatto.
«Tish,a nessuno frega che ho dormito qui! Datti una calmata,ok? Svegliami tra un paio d'ore!». E senza aggiungere altro, Alberto appoggia la testa sul cuscino e si addormenta immediatamente.
Io non capisco.
Io questo ragazzo non lo capisco e non lo capirò mai.
Così non mi resta altro che rimettermi a letto e sperare di riaddormentarmi.
Rimango a guardarlo, ascoltando i battiti del suo cuore e il suo respiro leggero.
In effetti, perchè qualcuno dovrebbe pensare male? Alberto ed io non abbiamo niente da nascondere. Abbiamo solo dormito insieme, come buoni amici.
Solo dormito insieme, nello stesso letto.
Questo pensiero, non so perchè, mi fa arrossire.
Oh, andiamo Tish. Cosa sono questi pensieri sconci di prima mattina? Piantala di farti mille problemi e cerca di dormire o avrai delle occhiaie che arriveranno alle ginocchia.
Mi sdraio accanto ad Alberto,nel poco spazio di letto che mi ha lasciato e per addormentarmi conto il ritmo del suo cuore.
Lui borbotta qualcosa nel sonno e cambia posizione.Me lo ritrovo praticamente addosso,bloccata dal suo braccio e in apnea totale.
Cerco di spostarlo senza svegliarlo ma non ci riesco. Così non mi resta che accoccolarmi a lui,a meno che non voglia cadere dal letto.
Cerco di tenere a mente questo buon motivo, ma mi viene difficile.
La verità è che sto benissimo,qui accanto lui.Mi sento protetta.Al sicuro.
Mi risveglio tre ore dopo, tutta contorta e sudata fradicia,perchè oltre le coperte ho sia il braccio che la gamba di Alberto sopra di me.
Lo scanso senza troppi giri di parole e vado in bagno per farmi la doccia.
Quando ho finito, stretta nell'accappatoio e con i capelli bagnati,torno in stanza per svegliare Alberto e costringerlo a tornare in camera sua.
Lui però è già sveglio,ancora sdraiato sul letto e sta guardando la televisione.
«Non ti avevo mica chiesto di svegliarmi?», è la prima cosa che mi chiede,senza nemmeno guardarmi. Il suo tono di voce,scocciato e risentito,mi infastidisce.
«Non sono mica la tua sveglia personale!E poi sei tu che hai voluto dormire qui!». Ma guarda che faccia tosta.A volte non lo reggo proprio.
«Non è che ho voluto! Mi sono addormentato,è diverso!Non è che sia stato particolarmente comodo.Eri tutto il tempo addosso a me e poi non sei stata zitta un attimo,continuavi a parlare nel sonno e a russare!».
«Io non russo!»protesto,stizzita, lanciandogli il cuscino in faccia «Ne tanto meno parlo nel sonno!Se eri tanto scomodo perchè non sei tornato in camera tua a dormire?».
«Ma sei proprio una rompipalle eh?Io mi preoccupo per te,che stai sola e tutto il resto e tu mi ringrazi così?».Alberto allarga le braccia, deciso più che mai a rimanere di pessimo umore.
«Oh,accidenti,hai ragione!Aspetta che adesso vado a farti un monumento!»esclamo,ironicamente.
«La prossima volta che mi chiami col cavolo che vengo a consolarti!»dice lui,spegnendo la televisione e alzandosi dal letto.
«Ma nessuno ti ha chiesto niente in realtà!Sei venuto qui di tua spontanea volontà!».
«Guarda,Tish,nemmeno ti rispondo!Sei proprio una bambina!».
Alberto va alla porta ed esce dalla stanza sbattendola.
Poi la bambina sono io.
Mi siedo sul letto,a fissare il punto in cui è sparito.
Uffa.
Ma perchè finiamo sempre per litigare per cose stupide?
Però cavoli,a volte è il ragazzo più dolce del mondo, altre il più rompipalle.C'era bisogno di usare quel tono di voce solo perchè non l'ho svegliato?
Che palle.
Sospiro e mi alzo dal letto, per dare una sistemata alla camera e per finire di vestirmi.
Quando sono pronta è quasi ora di pranzo.Esco in corridoio e vado a bussare alla stanza di Alvis.Ieri siamo rimasti che avremmo pranzato insieme al centro commerciale,insieme a Mameli.
I miei compagni di avventura sono già pronti.
Mentre percorriamo il corridoio,con Alvis e Mameli che già battibeccano su dove andare a mangiare,incrociamo Alberto ed Umberto che stanno uscendo dalla loro stanza.
«Ohi,dove state andando?»chiede Mameli,dando una pacca alla schiena di Alberto.
«Andiamo a comprare qualcosa in giro!»,risponde lui, alzando gli occhi al cielo.
Poi posa lo sguardo su di me e fa una smorfia «Oh, oggi Tish ha le palle girate, vi conviene starle alla larga!».
Ma guarda che stronzo che è!
Non mi prendo nemmeno la briga di rispondere e gli passo affianco senza guardarlo.
«Che le hai fatto?», chiede Alvis ad Alberto, a bassa voce.
«Niente, so solo che ha le palle girate!».
Mamma mia quanto non lo sopporto.
Respira, Tish, respira e conta fino a dieci.
Tirargli dietro la borsa non servirà a niente,Tish, ne risentiranno solo le tue cose.
«Va beh visto che stiamo andando tutti al centro commerciale possiamo prendere una sola macchina!», propone Mameli.
«Prendiamo la mia!», dice Alvis e comincia a scendere le scale.
Fantastico. Mi dovrò sorbire per tutto il giorno Alberto e le sue frecciatine.
Ci manca solo che si mette a raccontare che ha dormito da me stanotte e siamo a posto.
Conoscendolo ne è perfettamente capace.
E così mi ritrovo per l'ennesima volta strizzata nell'angolo della macchina accanto ad Alberto, che sembra però intenzionato a far finta che non esisto.
Grazie al cielo,arrivati al centro commerciale,Umberto prende Alberto per il braccio e lo trascina nel reparto musica della Mediaworld. Ci diamo appuntamento al self-service per l'una e mezza, così che Alvis, Mameli ed io abbiamo la possibilità di farci un giro per negozi in santa pace.
La domenica sembra essere il ritrovo ideale per un sacco di ragazzine, che non appena ci riconoscono scoppiano in urla isteriche e insistono per fare le foto con noi.
A me piace rendermi disponibile per tutte queste persone, ma chissà come mai la maggior parte del pubblico femminile smania per avere una foto con i maschi. E devo dire che loro rispondo con molto entusiasmo a tutte queste richiesta.
«Ci siete solo voi?», mi chiede una ragazzina che non potrà avere più di tredici anni, dopo aver fatto il servizio fotografico ai miei amici e chiesto di autografarle la maglietta.
«No, ci sono anche Alberto ed Umberto da qualche parte!»rispondo, ma non faccio nemmeno in tempo a finire la frase che la ragazzina comincia ad urlare rivolta alle sue amiche.
«Ci sono Alberto ed Umberto! Andiamo!».
E cominciano a correre in massa peggio che ad una svendita di vestiti firmati.
«Scusami, tu sei Tish?».
Mi giro e mi trovo davanti un signore con i capelli bianchi e la barba lunga quasi come quella di Silente di Harry Potter.
«Si!», rispondo, occhieggiando i suoi abiti, in cerca (lo ammetto) della bacchetta magica.
«Ciao, scusami mi dispiace disturbare, ma vedi quella ragazzina lì?» il signore sorride e mi indica una ragazzina minuta con i capelli biondi, che si sta nascondendo dietro una grossa signora dall'aria gentile, tutta rossa in viso «è mia nipote, si chiama Martina ed è una tua grande fan. Solo che si vergogna di chiederti di fare la foto con lei e ha mandato me!».
Io sorrido e mi avvicino alla ragazzina, che sembra incollata a quella che deve essere la nonna.
«Ciao, Martina!», esclamo tendendole la mano «Io sono Tish! Piacere di conscerti!».
Martina mi fissa come se fossi un fantasma poi, inaspettatamente, mi salta al collo e mi abbraccia.
Io ricambio l'abbraccio, ridendo.
«Oh Martina, sei una cosa micidiale.È un quarto d'ora che cerco di convincerla a venire da te, e adesso guarda che esagerata!», aggiunge la signora, rivolta a me.
«Non si preoccupi! Fa solo tanto piacere!», la rassicuro, da sopra la spalla di sua nipote.
Martina si stacca da me e mi sorride.
«Io faccio il tifo per te! Devi vincere tu Amici, perchè sei fantastica!», mi confida, tutto d'un fiato.
«Non perde una puntata di quel benedetto programma!», interviene il nonno con la barba bianca, dando una carezza sulla testa della ragazzina «E costringe pure me a guardarlo!».
«E poi canta per casa ogni secondo!».
«Anche a te piace cantare, allora?», chiedo a Martina, sedendomi su una panchina insieme a lei.
«Oh, si. Un sacco!», risponde lei «Sto studiando anche io, ma non credo di essere molto brava!».
«E questo chi lo dice?».
«Beh, in realtà nessuno!La nonna dice che sono bravissima e il nonno pure. Ma loro sono di parte! Vorrei tanto essere brava come te!».
Sorrido di nuovo a questa ragazzina in estasi. È bello sapere di avere delle fan come Martina. È uno dei tanti motivi che rende lo stare in tv ancora più bello.
«Grazie, Martina, sei dolcissima!».
«Meno male che ti abbiamo conosciuto, cara Tish, perchè Martina non fa che parlare di te, di quanto sei brava e tutto il resto, ci fa una testa tanta ogni volta che c'è una puntata di Amici. Per non parlare di quel cantante...Marti come si chiama quel ragazzo che ti piace tanto? Mamma mia non mi ricordo mai il nome...», la nonna di Martina è un fiume in piena.
Martina diventa ancora più rossa di quanto non lo sia già e borbotta qualcosa a sua nonna. «Roberto,Giliberto..o qualcosa del genere. »
«Alberto?» , chiedo io, ridacchiando.
«Ecco si! Alberto! La nostra Martina ha una bella cotta per lui!», esclama il nonno, scoppiando a ridere.
Martina è talmente rossa che quasi ne sento il calore. «Non ho una cotta per lui, mi piace solo come canta!», mormora Martina, guardandomi quasi volesse scusarsi per la troppa esuberanza dei nonni.
«Ma se hai attaccato la sua foto in camera?», continua a prenderla in giro il nonno, palesemente divertito.
Improvvisamente mi viene un'idea.
«Martina, perchè non vieni con me due minuti che te lo faccio conoscere?».
Lei spalanca la bocca dalla sorpresa.
«Anche Alberto è qui?», boccheggia,sbiancando di colpo.
«Si, e anche altri miei compagni! Se non è un problema per i tuoi nonni, ti porto con me a conoscerli!», propongo, guardando i due anziani signori.
«Oh nonno tipregotipregotiprego posso andare con Tish? Posso?». Martina comincia a saltellare da una parte all'altra, quasi arrampicandosi sul braccio del nonno, che si scambia uno sguardo con la moglie.
«Oh, beh, tanto noi dobbiamo ancora fare la spesa,se non andate troppo lontano, si può fare, che dici Fabrizio?», risponde la nonna.
Lui mi guarda titubante. Probabilmente non si fida a lasciare la sua nipotina con una perfetta sconosciuta,con quello che si sente in giro di questi tempi mi sento in dovere di rassicurarlo.
«Guardate, loro sono proprio lì!», esclamo, indicando la zona ristorante del centro commerciale «Venite pure voi, tanto sarà questione di dieci minuti!».
«E va bene!», acconsente il nonno,sotto le grida di giubilo di Martina «Andiamo a conoscere questo famoso Gilberto!».
«Alberto, nonno!», lo corregge subito Martina,afferrandomi la mano «Non farmi fare brutte figure!»
Ridendo comincio a guidare Martina e i suoi nonni verso il punto in cui ho scorto Alberto e gli altri.
Stanno ancora facendo delle foto, per cui non mi sento minimamente in colpa ad afferrare Alberto per la manica ignorando le sue proteste e a portarlo in un angolo più appartato dove mi aspetta Martina.
«Alberto, lei è una mia cara amica. Si chiama Martina ed è davvero simpatica e carina! Oltre ad essere una tua fan!».
La smorfia imbronciata di Alberto lascia subito spazio ad un grande sorriso.
«Ciao Martina!», esclama, tendendole la mano «Come va?».
Lei è ammutolita. Lo fissa per qualche minuto, prima diventando cremisi e poi bianca come un cadavere. E alla fine comincia a piangere.
«Oh Martina, ma sei incredibile!», la prende in giro la nonna, mentre Alberto l'abbraccia e la prende in braccio. È talmente piccola e leggera che sembra starci perfettamente tra le sue braccia.
Martina gli mette le braccia al collo e nasconde il viso nella sua spalla.
«Non sapevo di fare questo effetto alle ragazze!», esclama Alberto ridendo, rivolto ai nonni della bambina, che scuotono la testa un po' esasperati e un po' divertiti dal comportamento della nipote.
«Dai, Marti, staccati da questo povero ragazzo che ti facciamo la foto con loro, su?».
Passiamo dieci minuti buoni a farci foto insieme a Martina, facendo pose assurde e smorfie di ogni tipo. La ragazzina ride fino alle lacrime, tutta la timidezza scomparsa. Le brillano gli occhi dalla felicità e non riesce a stare ferma un secondo.
Io ne approfitto di un attimo di pausa in cui Martina è occupata a farsi firmare la scarpa da Alberto per riprendere fiato.
«Sai, è raro vederla cosi felice!», mi confida la nonna, che ho scoperto si chiama Enrica «Martina ha perso entrambi i genitori in un incidente d'auto, un anno fa!», aggiunge, con voce mozzata.
Mi si ferma il cuore.
«Oddio, mi dispiace tanto!», sussurro.
Enrica annuisce, asciugandosi una lacrima che le è sfuggita dall'occhi «è stato davvero un anno bruttissimo, questo qui! Sai, mio figlio e sua moglie gestivano una scuola di canto. Da quando sono morti, Martina vede il canto come l'unico modo per sentirli più vicini...povera piccina mia...».
Le parole di Enrica mi spezzano il cuore.
Guardo Martina, che ride e scherza con Alberto e mi sento immediatamente più vicina a lei, come se la conoscessi da sempre.
«E allora non deve mai smettere di cantare! Mi creda, Enrica, se Martina cantando li sente più vicini allora è giusto che continui!».
Enrica mi guarda e annuisce «Si, hai ragione cara. Martina mi dice sempre che vorrebbe essere come te, rivede in te quello che vorrebbe diventare lei! È stato davvero un giorno fortunato, questo, per Martina. Averti incontrata e conosciuta di persona,grazie davvero Tish!».Enrica mi stringe in un abbraccio e io devo davvero mettermi di impegno per non scoppiare a piangere sulla sua spalla.
Rimaniamo con questa bella famigliola per quasi un ora. Poi, rendendoci conto che non abbiamo avuto più notizie di Alvis, Mameli e Umberto, procediamo con i saluti.
«Dovete prometterci che verrete a cena da noi,una sera di queste!», ci dice Enrica, abbracciandomi e dandomi un buffetto sulle guance.
«Oh, andiamo Enrica! Questi ragazzi hanno di meglio da fare la sera che stare con dei vecchi come noi!», esclama Fabrizio, esasperato, mentre sta stringendo la mano di Alberto.
Lui mi guarda, come a chiedere conferma e sorride «Per noi sarebbe un piacere! Così potrò vedere la mia famosa foto in camera di Martina!», aggiunge, facendo l'occhiolino alla ragazzina che arrossisce. «È deciso, allora!», continua Enrica mentre Martina comincia a saltare dalla gioia e improvvisare una danza della pioggia «Ti lascio il mio numero, Tish, così quando siete liberi e avete tempo per due rimbambiti come noi ci fate uno squillo!».
«Rimbambiti a chi?», borbotta Fabrizio, facendo ridere di gusto sia Alberto che me.
«Non vedo l'ora che arrivi quel giorno! Oh, quando lo sapranno le mie amiche moriranno dall'invidia!», urla Martina, lanciandosi tra le braccia mie e di Alberto.
Restiamo a salutare con la mano e a guardarli fino a che non spariscono tra la folla del centro commerciale.
Faccio un grosso sospiro, sorridendo ancora.
Anche Alberto sorride e ha l'aria di uno che ha appena passato un bellissimo momento.
Sono così contenta dell'incontro con quella ragazzina così speciale che quasi mi dimentico che ero arrabbiata con lui.
Anche lui sembra tornato di buon umore,mentre compone il numero di Umberto per sapere dove sono finiti i nostri amici.
Li raggiungiamo al ristorante che sono già seduti al tavolo.Insieme a loro,però,ci sono tre ragazze che non ho mai visto prima d'ora.
Mentre mi avvicino a loro insieme ad Alberto,il sorriso viene sostituito da una smorfia esasperata.
Ecco.
Non si possono lasciare da soli più di cinque minuti che già abbordano ragazze decisamente troppo lanciate nei loro confronti e con delle risate particolarmente fastidiose.
«Alberto,dov'eri finito?», esclama una della delle tre ragazze,quella con i capelli scuri e gli occhi così truccati da sembrare una bambola.
«Con una piccola fan!»risponde lui,sorridendo e andando a sedersi nel posto vuoto accanto a lei.
«Ohi,Tish! Eri dietro di me e poi non ti ho più vista!»mi dice Alvis,lanciandomi un'occhiata di scuse,mentre mi siedo accanto a lui.
Apro la bocca per rispondere ma la ragazza con i capelli biondi e la dodicesima taglia di reggiseno toglie lo sguardo da Alvis e lo posa su di me,sgranando gli occhi.
«Oh,ma tu sei Tish! Non ti avevamo riconosciuta senza la tuta nera!»mi interrompe scoppiando a ridere«Io sono Elisabetta».Poi si volta a chiamare la sua amica «Ehi, Franci,c'è Stish!».
«Veramente mi chiamo Tish!»,sussurro,ma tanto nemmeno mi stanno ad ascoltare,prese come sono a starnazzare e ridacchiare.
Ma io dico,ok fare amicizia con delle fan,ok essere disponibili a pranzare tutti insieme in grande allegria.
Ma queste tre oche dove diavolo sono andati a pescarle? E poi i ragazzi si lamentano di passere sempre per marpioni.
Non credo che siano stati particolarmente attratti dalla loro personalità o dal loro carattere.
La ragazza di nome Francesca,quella con i capelli ricci,mi fa la radiografia da capo a piedi.
«Cavoli, Tish, sei molto più magra dal vivo che in tv!», dichiara, facendo quello che secondo lei è un complimento e che secondo me è un modo carino per dire «Mamma mia quanto sei grassa in televisione».
«Si, a telecamere spente mangio di meno!»,rispondo, ironica, aprendo con un gesto brusco il menù.
«Oh, certamente!», esala Francesca, guardandomi come se avessi detto la cosa più intelligente del mondo.
Sento Alberto ridacchiare e lo fulmino con lo sguardo.
Lui fa finta di nulla e torna a chiacchierare con la ragazza mora, che sembra decisamente interessata a lui.
Li guardo di sottecchi da sopra il menù. La mora, di cui non ho ancora scoperto il nome, forse avrà si e no diciotto anni e sta facendo un sacco di domande ad Alberto, sulla sua musica e sulla sua vita. Quando lui risponde che è di Messina, lei esclama«Oddio, anche io!», come se fosse una coincidenza sensazionale.
Fantastico. È siciliana. Come a Alberto. E come altre cinque milioni di persone. Caspita, che cosa emozionante.
Lui però sembra gradire le attenzioni della ragazza. Parla con lei per quasi tutta la durata del pranzo, e anche quando cominciamo a raccogliere le nostre cose per andare alla macchina, camminano vicinissimi confabulando piano.
Io cammino spedita davanti a tutti, il buon umore ritrovato grazie a Martina è sparito velocemente così come è arrivato.
Non so perchè sono tanto infastidita.
In fondo anche Alvis, Mameli e Umberto stanno ancora scherzando con le altre due ragazze.
Quando arriviamo alla macchina (le tre tipe ci hanno cortesemente scortato praticamente fin dentro l'abitacolo), tutti cominciano a scambiarsi i numeri di telefono.
Io guardo distrattamente in direzione di Alberto, e lo vedo scrivere sul suo cellulare il numero che la mora gli sta dettando, guardandolo fisso come se fosse un pezzo particolarmente grosso di cioccolato.
Ma com'è che sto ragazzo piace cosi tanto a tutte? Prima Ludovica, poi Martina e infine la tipa sconosciuta, che ora gli sta piazzando due grossi baci al sapore di lucidalabbra sulle guance.
Sento una fitta strana nelle parti dello stomaco, che associo alla troppa Coca Cola che ho bevuto a tavola.
Non ho fatto praticamente altro che bere, mangiare e sbriciolare i grissini sulla tovaglia formando disegnini strani.
Quando finalmente i miei amici decidono di liberarsi delle Charlie's Angeles, ci infiliamo tutti i macchina e ripartiamo alla volta del residence.
Mameli si dichiara soddisfatto della giornata: oltre ad aver trovato una chitarra nuova, ha anche flirtato con la tipa bionda che ha giurato di adorare il suo modo di cantare.
Si, certo, come no.
Alvis idem. Umberto invece (forse per sentirsi meno in colpa), è al telefono con la sua ragazza.
Alberto sta guardando fuori dal finestrino,fino a che viene distratto dall'arrivo di un messaggio.
Istintivamente guardo anche io il display e leggo il nome Angelica.
Alberto scorre velocemente il messaggio e poi sorride. Tende il telefono a Mameli, che lo legge e scoppia a ridere.
«Grande Alberto! È fatta amico! È ai tuoi piedi!».
Capisco che parlo della morettina del centro commerciale.
Buffo. Di angelico non mi sembra che avesse proprio niente.
Alberto ride insieme a Memeli e schiaccia velocemente sui tasti per scrivere la risposta.
Poi alza inaspettatamente lo sguardo su di me, e mi rendo conto solo in quell'istante che lo sto ancora guardando.
Mi affretto a girare gli occhi da un'altra parte, mentre provo di nuovo quella sconosciuta fitta allo stomaco. Che mi importa se Alberto si vede con quella bambola troppo truccata.
Io ho di meglio da fare che preoccuparmi per lui. Che faccia della sua vita quello che vuole.
Ma poi nella mia mente balena la scena di questa mattina, io e Alberto sdraiati vicinissimi, praticamente a pochi centimetri di distanza e il mio cuore prende a battere più velocemente.
Scuoto la testa, sperando che il pensiero di Alberto scivoli via immediatamente.
Ho ragione. Ho mangiato troppo. È la digestione che mi provoca questi pensieri, non certo la gelosia per Alberto.

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