vivimi

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Guardai Jorge ferita e delusa. Il cuore mi arrivò in gola a vederlo così cresciuto, così Uomo mentre una qualunque si appiccicava al suo corpo e lo teneva con se per appena qualche ora. Trattenni le lacrime che minacciose provavano ad uscire e singhiozzai faticosamente, lui era lì a pochi passi da me e non mi degnava di uno sguardo. Lui che appena 3 anni prima era il mio migliore amico. Una stretta al cuore. E poi, poi finalmente decisi di essere forte. Sentii delle labbra di qualcuno soffiare sul mio collo. Mi voltai, incontrando lo sguardo di Diego. << Martina dobbiamo parlare >> deglutii a vuoto accennando ad un Si e seguendolo poco più distante da quella postazione. Ora Jorge era completamente di fronte a me. E faceva male più del solito. I miei occhi luccicavano di lacrime mancate, o forse solo trattenute. << Dimmi Diè >> sussurrai flebilmente. Una lacrima non controllata solcò il mio viso, con il pollice lui la percorse asciugandola. << Non funziona >> << Che intendi? >> << Che tu non vuoi me Tini ed in fondo per me è lo stesso >> lanciai un sospiro di sollievo << Scusa >> << Non devi scusarti, Jorge è un uomo fortunato >> avvampai di colpo. << Si nota così tanto? >> << Quando parli di lui Tini, ti brillano gli occhi te lo giuro >> << Smetterò di farlo >> << Non puoi controllare quello che provi, è una cosa impossibile >> detto questo mi lasciò un piccolo bacio sulla fronte e mi sorrise per poi voltarsi. Sorrisi anch'io. << Diego? >> si rivoltò curioso chiedendomi con gli occhi di proseguire. << Anche Lodovica è fortunata >> ridacchiai divertita mentre lui si colorava di rosso. << Non dirglielo, però >> mi ammonì lui supplicante. << Tu però fallo, non aspettare che poi è tardi >> lo incoraggiai felice anche per la mia migliore amica. Diego era un bravo ragazzo infondo.

Entrai in classe a seconda ora quel giorno, non mi andava proprio di sopportare matematica di prima mattina. Rimasi un'oretta in giardino a pensare a qualcosa che non fosse Jorge, perché volevo essere sicura che lui non stesse diventando così importante per me. Appena mi sedetti nella mia postazione sentii una pallottola di carta accartocciata arrivarmi tra i capelli. Mi voltai inferocita verso la mia vittima. Jorge. Era lui. << Che cazzo vuoi, Blanco? >> non ero tipa da parolacce ma cominciavo ad odiarlo. << Cos'è questa storia che stasera sei a cena da me? >> scoppiai di una risata isterica << È da quando sono nata che devo sopportare la tua faccia. Io oramai mi ci sono abituata, che tu lo voglia o no, i tuoi genitori sono i migliori amici dei miei, fattene una ragione >> scosse il capo. Lodovica entrò in classe con il fiatone per poi notare soddisfatta che la prof non fosse ancora arrivata. << Buongiorno Tinita >> << 'Giorno Lodo >> << Tutto bene? >> << Affatto >> << Cosa è successo? >> abbassai il capo giocherellando con le mie mani fredde intrecciate sul ventre. << Mio padre vuole trasferirsi a Londra >> << CHE COSA? È FUORI DISCUSSIONE, TUO PADRE È FUORI DI TESTA SE PENSA DI PORTARTI VIA DI QUI! >> urlarlo non aveva aiutato a migliorare la situazione. Ora lo sguardo di Jorge era puntato su di me. << Se la dovrà vedere con me >> continuò a voce leggermente più bassa. << Ti voglio bene Lodo >> la mora al mio fianco mi guardò stranita, sapeva il grande affetto che provassi nei suoi confronti ma mi conosceva e sapeva che non ero tipa da 'ti voglio bene'. << Ti voglio bene anch'io, Martina >>







Era tardo pomeriggio quando mi risvegliai stropicciandomi gli occhi e scendendo di sotto in cerca di mia madre. Ricordai che fosse di turno in ospedale e sbuffando mi indirizzai verso la cucina. Poi sentii due voci. Quella di mio padre. << Non è così facile >> << Si Alejandro lo è >> sobbalzai sul posto. L'ultima voce che avrei mai voluto sentire era lì a pochi passi distante. << È un grosso affare, rischio di perdere l'azienda e tutto >> << Così facendo perderai tua figlia >> 'che c'entravo io con loro?' << Sai che sono un tipo di poche parole ma cazzo, scusa Alejandro, Martina l'ho vista a pezzi in questi giorni. Non sta bene. E non credo voglia allontanarsi dai suoi amici. Non farle questo >> << Io la amo Jorge è mia figlia >> << Allora fa' quel che è giusto, falla sorridere almeno tu che puoi >> << Le vuoi bene ancora vero? >> << È meglio che vada via prima che si svegli >> sentii dei passi avanzare fino alla porta e corsi a nascondermi nel magazzino. Il cuore batteva all'impazzata e gli occhi bruciavano di nuovo. Ascoltare quella discussione fu la mia rovina più grande, non potetti che temere il peggio. Jorge si stava prendendo tutto di me. Tutto, e tutto per me era anche troppo.
<< Sei bianca tesoro ed i tuoi occhi sono così rossi e gonfi, hai
pianto? >> << No mamma >> << Sei strana in questo periodo, quasi non ti riconosco >> << Sto solo crescendo e.. Cambiando,no? >> << Si sicuramente è solo questo bambina mia >>




Jortini o LeonettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora