Love never fail

287 10 0
                                    

<< Ed ora vorrei che rispondeste ad una domanda in particolare. >> << Certamente. >> sorrisi cercando di non far trasparire tutto il tremolio del mio corpo, ed infilzandomi il polso con un'unghia. << Credo che abbiate girato in rete in questi giorni, ragazzi tutti si stanno chiedendo che n'è è stato degli Jortini. >> il mio cuore prese a scalpitare mentre Jorge al mio fianco si agitò sulla sedia senza sembrare scomporsi. << Non c'è mai stato un Jortini, io e Martina siamo sempre stati solo e soltanto i Leonetta. >> un pugnale mi avrebbe fatto meno male al petto delle sue parole fredde e scostanti. Quel sorriso aleggiava ancora sulle sue labbra, ma non era quello che avevo conosciuto. Era cambiato, troppo. Sorrideva occasionalmente, e durante le interviste era più riservato e silenzioso del dovuto. << Jortini in segno d'amicizia, Jorge. Sappiamo benissimo noi giornalisti che tu e Tini siete soltanto buoni amici. Ed è questo il punto. Fino ad un anno fa eravate degli inseparabili migliori amici, la facevi ridere quando piangeva e non titubavi mai nell'abbracciarla o nel perderti a guardarla. Oggi posso benissimo notare che il rapporto tra voi due non è dei migliori, i vostri occhi non si sono incontrati per nemmeno un secondo. >> mi irrigidii sulla mia comoda poltroncina mentre la mia pelle si ricoprì di brividi. << Cosa è successo tra voi, ragazzi? Le vostre fan sembrano essere impazzite. Sono davvero amareggiate. Cosa non va? >> << Assolutamente nulla, io e Martina siamo cresciuti e siamo più professionali, ma la nostra amicizia va crescendo. >> trattenni il fiato mentre il mio stomaco si contorse. 'Va crescendo?' Parlava così tranquillamente come se pochi attimi prima di entrare in quella stanza non ci fossimo scannati ed odiati a parole. << Perfettamente crescendo. >>

"NON VOGLIO ESSERE LEGATA A TE, NON VOGLIO ESSERE LEGATA AD UNO COME TE. AD UNO A CUI NON IMPORTA SAPERE SE STO BENE, AD UNO A CUI NON IMPORTEREBBE SEMMAI DOVESSE VEDERMI SU UNA SEDIA A ROTELLE O IN UN LETTO D'OSPEDALE. VORREI CHE I PRINCIPI AZZURRI E LE FAVOLE ESISTESSERO. VORREI CHE QUALCUNO ARRIVASSE E MI FACESSE CAPIRE CHE È SBAGLIATO CERCARE DI RICUCIRE UN RAPPORTO CON TE, JORGE. MA LE FAVOLE NON ESISTONO. GRAZIE PER AVER DISTRUTTO I MIEI SOGNI E LA MIA ADOLESCENZA. GRAZIE." "Io non ho distrutto un bel niente, Martina. Sapevi benissimo quanto fosse sbagliata e pericolosa la nostra vicinanza, stavano correndo un rischio. Ed io preferisco starti lontano piuttosto che rovinare tutto." "Sai una cosa? Che hai comunque rovinato, tutto. Prendine atto. Cresci, Jorge e poi vieni a dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato." "Jorge, Tini andiamo forza ci aspettano per l'intervista!" tuonò Pablo richiamandoci. Guardò attentamente le nostre espressioni. Stravolta. Potevo essere solo stravolta. Jorge mi aveva risucchiato tutte le forze, una ad una, lentamente.

<< Tini? Tini? >> << Uhm? >> sorrisi flebilmente al giornalista e socchiusi gli occhi beandomi di quell'atmosfera di calma che da parecchio tempo non avvertivo. << Cosa ti piace del tuo lavoro? >> allargai il mio sorriso sistemandomi comodamente e tenendo ancora gli occhi leggermente confusi. << La vita. Il mio lavoro mi fa vivere. >> accavallai le gambe aprendo gli occhi e guardando oltre le spalle di quell'uomo rivissi i miei momenti più belli. << L'adrenalina quando si sale sul palco, la paura di sbagliare qualcosa, gli sguardi dolci dei fan, le loro parole, i cartelloni preparati con cura e con amore. Insomma, non mi fanno mai sentire sola. È l'unico lavoro che avrei mai potuto fare, sono negata in tutto. >> ridacchiai avvertendo Jorge al mio fianco sorridere in modo genuino. << Cantare, ballare, recitare. Non sono i riflettori ma è..non so spiegarlo. Sul set ho conosciuto delle persone fantastiche che probabilmente nella vita reale non avrei conosciuto. Eravamo così..uniti. Insieme, più di 11 ore a sopportarci, ed uscivamo anche la sera. È indescrivibile, davvero. So solo che se rinascessi ancora, la musica rimarrebbe parte di me. >> << E tu, Jorge? >> mi voltai a guardarlo, aveva gli occhi fissi su di me e sorrideva. << Semplicemente è inspiegabile anche per me. La musica è sempre stata il mio mondo, la mia salvezza. Quando tenevo qualcosa dentro l'unica cosa che sapevo fare era comporre, suonare, cantare e ancora comporre, suonare e cantare. La solita routine di sempre, ma la più bella delle routine. >> guardai attentamente il giornalista che mi sorrise << Mi chiamo Carlos. >> avvampai di colpo abbassando lo sguardo. << Sono così prevedibile? >> << Leggermente. >> abbassò lo sguardo sui fogli che reggeva tra le mani e ritornò con l'attenzione su di me. << Hai sempre confessato di voler avere tanti bambini, perché ami la famiglia. >> << Esatto. >> << Ed ora che la tua relazione con Peter Lanzani è terminata che mi dici? >> scrollai le spalle. << Voglio una famiglia, Carlos. Troverò l'uomo che mi renderà felice e mi farà disperare e poi me la creerò. >> risposi ovvia mentre lui porse la stessa domanda a Jorge. << Hai figli? >> lui annuì e Jorge sorrise. << E come ti senti quando li guardi? >> << Vivo. >> << Ecco, credo che qualunque uomo sulla faccia della Terra voglia sentirsi uomo, io e Stephie stiamo cercando di avere figli da qualche anno, oramai. >> ingoiai il groppo che avevo alla gola e rimasi impassibile davanti a quell'affermazione. << Bene ragazzi, credo che abbiate risposto a tutte le mie domande, potete andare. >> lo salutai velocemente dirigendomi di fretta e furia nel mio camerino. Oltre la realtà. Quando avvertii i suoi passi continuai a camminare facendo finta di niente. Non potevo sopportare, ancora. Ero stremata. << Aspetta Martina. >> mi voltai stizzita. << Tini, cazzo. Mi avete sempre chiamata Tini, odio essere chiamata Martina e lo sai. >> << No che non lo odi. Non se sono io a farlo. >> avanzai nel mio camerino senza guardarlo in viso. << Smettila, Jorge. Il gioco non mi piace più. >>



POV JORGE
<< Io li conosco i tuoi occhi, Jorge. Quello è lo sguardo perso, vuoto e vacuo di chi non ha smesso di amarla per nemmeno un secondo. È così difficile per te? È così difficile tornare com'eri? È così difficile tornare a vederti sorridere? Tini sta vivendo il passato e sai perché? Perché nel suo passato tu ci sei sempre, perché lei non vuole vivere una vita in cui per te lei non ha vissuto. >> serrai la mascella guardando Ruggero che a braccia conserte mi guardava con aria di sfida << E Stephie non se lo merita di essere presa per culo. Non guardarmi così tu ami Martina. >>  rimasi ancora in silenzio mentre lui sembrava un fiume in piena. << La stai bloccando con delle catene di merda e stringi, Jorge. Stringi e lei non respira. E non te ne stai accorgendo. Devi farlo, Jorge. Devi accorgertene. Riprendi un po' di quel coraggio che aveva il mio messicano, il mio migliore amico va' da lei, sbattila al muro e facci l'amore per ore. Perché i figli tu non li vuoi con Stephanie. E parlaci anche con lei, che non se lo merita. >>


Chiudere con Stephie mi sembrò un'impresa titanica, vedere i suoi occhi attraversati dal dolore della realizzazione di una storia finita da anni mi fece male. Perché anche se il nostro amore si era consumato, le volevo ancora bene. E gliene avrei voluto sempre. Non sbraitò, non fece niente. Pianse. E poi ad un certo punto sorrise debolmente. "È Martina?" "Stephie, per favore."
Quando raggiunsi casa Stoessel il caos sembrava fare da padrone. La musica in camera di Martina sparata ad un volume illegale e Mariana che continuava a bussare senza sosta a quella porta sperando di essere sentita. << MARTINA, MARTINA APRI LA PORTA. >> quello a spaventarmi di più però, fu lo spettacolo che mi si parò di fronte. Giaceva sulla porta, di un colorito bianco, come il latte, i capelli spettinati, gli occhi insanguinati, le labbra serrate, il corpo ricoperto da un'inutile magliettina che le arrivava fin poco sotto il sedere ed i piedi scalzi come al solito. << Puoi anche andartene per me. >> roteai gli occhi mentre sua madre mi diede una pacca sulla spalla. << Per favore Jorge, fa' qualcosa. È irriconoscibile. >> annuii, avanzando nella sua camera, e richiudendomi la porta alle spalle. << Desidererei ardentemente che tu te ne andassi a fanculo, Jorge. >> << Chissà perché me lo aspettavo. >> risposi beffardo e divertito. << Allora potevi benissimo andarci senza venire qui a rompere smisuratamente le palle. >> << Acida. >> << Bastardo. >> << Possiamo parlare senza sbraitare o litigare? >> << No. >> << Oh vedo che sei molto predisposta. >> POV MARTINA << Sparisci, Jorge. >> sbottai guardandolo male << Non voglio vederti. Né dentro questa casa, né fuori. >> << Il perché? >> << Mi chiedi perché? Ma ti senti quando parli? Un anno. Un fottuto anno di merda mi hai fatto passare. Te ne sei andato via da me, non ti ho mai chiesto niente. Sono sempre stata al posto mio. Volevo solo essere abbracciata ed ascoltata. >> << Te lo ripeto, Martina, lo sapevamo entrambi a cosa saremmo andati incontro avvicinandoci in quel modo. >> << Avremmo tenuto tutto dentro fino ad esplodere, Jorge. Perché c'era Stephie, ok? Nessuno dei due è stronzo o senza sentimenti. Sappiamo benissimo che anche amandomi non saresti corso da me. >> << Beh ti sbagli, perché adesso sono qui. Ho lasciato Stephie e sono corso da te a dirti che ti amo. >>
"..ti amo, ti amo, ti amo" quella frase continuava a rimbombare nella mia testa ed il mio cuore continuava a battere ad un ritmo smisurato. << Perché adesso? >> << Perché sono un coglione. >> << Si, lo sei. E quel che è peggio è che io ti amo, coglione. >> quello che accadde dopo non so bene come definirlo, so solo che con una brutalità che neanche pensavo esistesse, Jorge catturò le mie labbra senza lasciarle più andare. So che rimasi bloccata tra il suo corpo caldo e la parete gelida, che le sue mani esplorarono ogni mio lembo di pelle e che per fortuna entrambi consapevoli ci ricordammo di chiudere la porta a chiave. So che le mie labbra non avevano mai baciato in quel modo e che le mie mani non avevano mai assaporato così la pelle di un uomo. E poi so che quell'amore che avevamo represso in tutto quel tempo era uscito fuori. Amare Jorge quel giorno, fu il risultato di tutta la mancanza che avevo di lui. Amare Jorge fu la cosa più semplice e al tempo stesso complicata che avessi mai fatto. Amai Jorge e lui amò me. E questa fu l'unica certezza, oltre il nostro futuro per sempre insieme.

Jortini o LeonettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora