Dentro

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"Dai, svegliati! SI BRAVO!" Minho stava dando piccoli colpetti sulle guance di Jisung. Il ragazzo mise a fuoco poco per volta, pian piano, e lo guardò stralunato: Minho stava piangendo. Dapprima Jisung si chiese cosa avesse, poi a poco a poco si ricordò di ciò che era accaduto.
Appena i loro occhi si fissarono gli uni negli altri, Chan potè istantaneamente sentire l'aria elettrica, e Minho abbracciò forte Jisung, buttandosi su di lui ancora sdraiato mentre quello nascondeva il viso nell'incavo della sua spalla.

Chan si alzò per lasciare la stanza con un sorriso.
Tutto è bene quel che finisce bene, eh? Peccato che per loro non era finita.
Il ragazzo chiuse dietro di sè la porta metallica - di un triste colore di seducente grigio topo - e prese a camminare per il corridoio che lo avrebbe portato dove più gli premeva: da Jeongin.

Il suono dei suoi passi gli rimbombava tutto intorno con un tono metallico che sicuro non lo avrebbe fatto passare inosservato, ma a lui non poteva importare di meno. Ormai aveva deciso che avrebbe convissuto con il proprio ruolo, lo aveva abbracciato, e arrivare preannunciato dai propri passi avrebbe dovuto far parte di quel ruolo. Certo, non era proprio facile, ma poteva farcela.
E poi, non c'era nessuno nella struttura oltre loro, quindi Chan aveva tutta la possibilità di fare rumore.

Passò vicino ad una stanzetta aperta e buttò un'occhio dentro. Quella era l'ultima visita che doveva fare, prima di Jeongin.

Sul lettino stava steso Changbin a pancia in su e senza coperta, con una mano dietro la testa e l'altro braccio fasciato accanto al busto. Era solo, strano ma vero, e sembrava anche profondamente preso in chissà quale ragionamento, osservando il soffitto interessato.
"È permesso?" domandò Chan appoggiandosi allo stipite della porta. Changbin guardò appena nella sua direzione e gli fece un sorriso: "Per te è sempre permesso." E gli fece cenno di sedersi accanto al letto.

Mentre il ragazzo gli passava davanti, Changbin non smise di fissarlo un attimo con le sopracciglia corrucciate.
Poi parlò: "Amico, che he hai fatto ai capelli?"
Chan si passò una mano tra i suddetti ricci, e poi la guardò. Un pochino di tinta rimase bloccata sulle dita: "Sai che quando ti succede qualcosa di grande, davvero grande, tu sei così pieno di adrenalina che dici ' okay, peggio di così non si può ?"
"No"
"Ecco a me è successo questo. Il mio ' se ne esco vivo' , il mio ' se avrò ancora il coraggio di lottare ' beh, sono diventati questo. E poi, mi fanno sentire più sicuro, ora che ho deciso di voler essere davvero un leader valido e forte per voi."
" Amico, sembri un fottuto broccolo."
"Grazie Changbin, ti voglio bene anche io..."

"Cioè, dai, non stai male, però sai..."
"Changbin, grazie. Credo di aver afferrato il punto. Comunque, come va, amico?"
Changbin si era preso una pallottola per coprire Seungmin mentre il primo gruppo scappava fuori dalla struttura. Nel frattempo Chan era andato a recuperare Minho e Jisung che erano altrove. Lui era stato contrario fin dall'inizio all'idea di separarsi dagli altri, ma se in effetti non lo avessero fatto, si sarebbero dovuti preoccupare di ben altro che una pallottola a questo punto.
Changbin si guardò il braccio.
"Mi fa prurito"
"Vuoi una cannuccia?"
"Vorrei anche la birra"

"Tu la birra te la puoi ben scordare" fu la risposta secca di una voce dalla porta. Entrambi si voltarono.
Felix stava appoggiato allo stipite della porta a gambe e braccia incrociate. Appena notato dai due, il ragazzo fece il suo ingresso.

Felix aveva perso molto peso, tanto che ora aveva le guance scavate, però quel poco peso che gli rimaneva lo aveva convertito in muscoli. Sembrava davvero più grande, sembrava un ragazzo maturo.

"Belli i capelli Chan, sembri un broccolo"
Changbin provò trattenere una risata con scarsi risultati. Chan lo fulminò.
"Si Felix, sono convinto che in questo gruppo dovremmo mangiare più verdura, così ho deciso di integrarla ufficialmente in me."
Felix fece una smorfia di disgusto.

"Beh, come hai fatto, dove hai trovato la tinta?" Domandò ancora Changbin.
"Sinceramente in un armadietto per puro caso mentre stavo cercando le forbici. Avevo deciso di tagliarli tutti, poi ho trovato questo e ho pensato che poteva essere una buona idea."
Changbin e Felix si guardarono con un sorriso complice.
Chan voltò gli occhi al soffitto e si battè le mani sulle cosce, alzandosi: "Non ho intenzione di stare qui a farmi prendere in giro da una coppietta qualsiasi. Buonasera giovanotti"
"Ciao vecchio" gli rispose di rimando Felix.
"Ciao broccolo" rincarò invece la dose Changbin.
Chan si sbattè una mano sulla fronte ed uscì con un sospiro.

Una volta di nuovo fuori nel corridoio, Chan aveva perso tutto il suo coraggio. Le mani gli tremavano. Cercò di non far rumore lungo la strada che ormai conosceva fin troppo bene. La porta era lì, chiusa. Ci si fermò davanti. Dalla piccola finestrella poteva vedere il ragazzino seduto sul bordo del letto mentre Hyunjin gli girava di volta in volta attorno, ora osservandogli gli occhi con un piccolo fascio di luce, ora misurandogli la pressione al braccio esile. Fu in quel momento che Chan si fece coraggio e spinse sulla maniglia.

La porta si aprì cigolando.
Hyunjin diede una piccola occhiata e tornò a pompare la pipetta dello strumento per la pressione. Jeongin invece lo guardava ad occhi spalancati. Hyunjin si interruppe momemtaneamente: "I valori sono tutti sballati. Credo che ci riproverò più tardi; ora il suo cuore sta dando i numeri."
Detto questo, smontò l'aggeggio e lo appallottolò appoggiandolo in un angolo sul tavolo che faceva da scrivania, poi uscì chiudendosi piano la porta alle spalle.

Per un po' non ci fu altro che silenzio. Jeongin continuava a guardarlo e lui a ricambiare il suo sguardo. A Chan si fecero gli occhi lucidi, mentre Jeongin cominciava a piangere senza accorgersene, ancora sotto shock.
"Chan..." mugugnò, cominciando davvero a singhiozzare, le spalle scosse dai brividi.
Chan, che non aveva fatto altro che tremare, scattò verso di lui in un istinto difensivo. Lo prese piano per le spalle mentre si sedeva sul letto accanto a lui e lo guardò dritto negli occhi: "Piccolino, ora non hai più da temere nulla. Ci siamo noi. Ci sono io. Non devi aver paura."
Chan lo abbracciò quindi dolcemente, e sentendolo singhiozzare contro il proprio petto non potè altro se non sentire anche lui voglia di piangere.

Dopo poco, quando Jeongin si fu calmato, Chan si staccò di nuovo da lui e lo fissò negli occhi grandi di lacrime. Cominciò quindi a tergerle con il dorso della mano in modo delicato, con carezze, come se stesse sfiorando un fiore raro e prezioso. Jeongin chiuse gli occhi a quelle coccole.

Poi dopo poco, riacquistato un po' di coraggio, parlò piano: "Stavolta non ti urlerò contro, Channie"
E Chan subito rispose: "Se anche dovessi mai farlo, io mi prostrerei e ti chiederei di frustarmi di più, purchè sia quello che vuoi."
Jeongin riaprì quindi gli occhi, e li fissò in quelli sinceri del maggiore.

"Vorrei non farti mai del male." disse allora il più piccolo.
"Tu non mi hai mai fatto del male, mi hai solo portato bene da quando ho memoria."
Jeongin sentì quindi un'altra ondata di lacrime, ma le represse rapidamente, trovò invece il coraggio di parlare: "Sai Chan, dopo che ci siamo baciati alla struttura, io volevo dirt..."
"Noi non ci siamo baciati alla struttura." disse Chan aggrottando le sopracciglia.
"Si Chan, nella mia cella."
"No piccolo, sono certo che lo ricorderei se ti avessi baciato. Comunque, cosa volevi dirmi?"
"Non..."

Un forte colpo li spaventò, e poi grida di uomini e donne. Chan saltò in piedi con un groppo in gola e si diresse alla porta. Poco dopo sentì Jeongin fare lo stesso.
Cominciarono a correre verso il rumore.

Si fermarono ad un angolo di quella che era una grande stanza interamente rivestita di metallo. Chan ancora non aveva ben capito come avessero trovato questo posto, semplicemente Seungmin si era mosso di corsa e con certezza in questa direzione. Sembrava un grande sottomarino ed era fornitissimo di tutto.
Probabilente - gli aveva detto Jisung - era un centro di controllo militare di una delle Grandi Guerre che avevano quasi distrutto il mondo.
In effetti avevano trovato numerosi pezzi di armamenti, e ora la paura di Chan era che anche queste persone li avessero trovati.

Al confluire di vari corridoi c'era proprio quella stanzetta da cui arrivavano le voci. Ad un leggero tocco sulla spalla, Chan si voltò e trovò Jeongin che indicava di fronte, in un altro corridoio, c'erano Minho, Seungmin e Changbin, probabilmente anche loro attirati dalle voci. Lo guardavano con uno sguardo interrogativo.

Chan si sporse allora appena, giusto quanto bastava per dare un'occhiata all'interno della stanza. Sgranò gli occhi stupefatto. Come avevano fatto a non accorgersene prima?

_Hellevator_ SKZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora