Capitolo XI: "Le quattro volte"

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Il gioco del Giullare aveva avuto inizio e quelle quattro porte, così misteriose, avevano fatto la loro comparsa sotto le mura di Wastewood. Tali entrate erano di legno scuro, a forma rettangolare e con la cima arrotondata, in prossimità della quale era presente il "marchio" del Giullare, ovvero il suo classico cappello a cinque punte e a cinque sonagli. Su ogni porta, inoltre, era presente un battente dorato al di sotto del quale era riportata una targhetta metallica con il nome dell'andito che precedeva.

Inutile dire che fu proprio Caeruleus a decidere quale ingresso avrebbe dovuto prendere ognuno del suoi alleati. Egli conosceva di ogni porta solo il possibile corridoio a cui conduceva, ma non poteva essere sicuro che Il Giullare non avrebbe fatto ricorso ad uno dei suoi "trucchetti". Il re, perciò, temeva che le porte non fossero altro che una trappola che avrebbe portato Il Giullare ad una situazione di vantaggio nei confronti dei suoi nemici.

Il Re dagli Occhi Cobalto considerò più volte l'idea di stare al gioco, ma alla fine si decise e decretò che ormai si erano spinti troppo in là per poter tornare indietro. Fu dopo aver detto ciò che Caeruleus scelse la via che ognuno dei suoi uomini avrebbe preso.

I quattro prescelti varcarono la porta che il re aveva designato per ognuno di loro, per poi sparire nell'oscurità del corridoio. Quando tutti entrarono, le porte si chiusero con un cigolio, per poi dissolversi dalla superficie delle mura con un fumo violastro. Il destino degli uomini di Caeruleus era stato scelto e ormai non avrebbero potuto uscire se non vittoriosi.

[...]

Quando la porta si chiuse alle sue spalle, Flavus iniziò a correre affannosamente in direzione rettilinea. Percorreva il Corridoio della Prospettiva, animato da un gran senso di inquietudine, come se qualcosa in quel luogo tenebroso lo stesse seguendo. Corse a lungo, tenendo a portata di mano il suo libro e la penna già intinta nell'inchiostro dorato del suo calamaio, che portava in vita legato ad una cintura. Con le dita teneva il segno alla prima pagina bianca e se fosse successo qualcosa avrebbe subito incominciato a scrivere per aver salva la vita. Lo scriba si fermò di colpo quando giunse in prossimità di un bivio con due possibili strade, egli frettolosamente scelse la destra e continuò per la sua strada. Fu costretto, però, a fermarsi un'altra volta, ovvero quando realizzò di trovarsi in un vicolo cieco...

Davanti a lui la strada finiva e non poteva più proseguire, perciò decise di tornare indietro fino al bivio e di scegliere il passaggio a sinistra, tutto questo molto sbrigativamente.

Tornato nuovamente all'incrocio, questa volta prese la sinistra e affrettò il passo sempre guardandosi le spalle, ma non c'era nessuno.

Guardava alle sue spalle, spaventato da un'ombra che si aggirava nel suo stesso corridoio, ma che non riusciva a vedere. Affrettò nuovamente il passo mosso da una certa inquietudine e si arrestò solo quando urtò contro un muro:

-Ma che scherzo è mai questo?- domandò lo scriba spazientito.

-Non è uno scherzo...- gli rispose una voce proveniente dall'ombra. - E' il Corridoio della Prospettiva.

-Chi sei?- domandò Flavus in preda all'agitazione.

-Sono il tuo sfidante, colui che ti impedirà di raggiungere il castello del Giullare, non dirmi che non mi riconosci...

-Non ho la più pallida idea di chi tu sia, ma sappi che non mi farò sconfiggere così facilmente.

-Oh, Flavus, razza di gattino impaurito, credi di potermi sconfiggere? Hai sempre avuto paura persino della tua stessa ombra...

-Ora le cose sono cambiate!- affermò con convinzione Flavus, poi scrisse sul suo libro "Fulgur-Autem". Il corridoio si illuminò e lo scriba potè finalmente vedere il suo sfidante.

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