Chapter 2

75 0 0
                                    

< Spero che quei due deficienti abbiano smesso di litigare > sbuffo entrando nella Sala Comune, accompagnata da Alice, la mia migliore amica.

Osservo lo spazio che mi circonda: finalmente Casa. Mi è mancato tutto, i divani soffici, le pareti ricoperte di libri, i tavolini di legno, i quadri antichi, i tappeti rossi.

La mia mente viene disturbata da terribili voci e mi volto subito in direzioni di queste, sapendo già a chi a partengono: James Carter e Manuel Collins erano corsi nella Sala avvolti da festoni e bandiere dei Grifoni, acclamati dai ragazzi ad eccezione di me.

< Carter > lo riprendo. Lui in risposta mi prende e mi trascina in mezzo alla sala, costringendomi a ballare.

< Mi concede un ballo?> chiede con far da cavaliere.

< Carter mollami subito e finiscila con queste scemenze > cerco di liberarmi dalle sue braccia che mi tengono ben salda.

< Allora esci con me >

< Puoi scordartelo >

< Esci con me Evans, e giuro che non te ne pentirai >

< Carter io non uscirò con te ne ora né mai > dico cercando di far fronte a tutto il mio autocontrollo

< Eddaiii, ti prego, ti prego >

< ti ho detto di no >

< Ti prego LILYYY >

< Ho detto di no basta > la vena sul collo ha iniziato a pulsare e mi è scoppiato un terribile mal di testa, non ho la forza di discutere ed urlare con questo infantile ragazzino.

James si gira con un sorriso verso la folla.
< Beh la porterò a fare in giro nei giardini del college, poi a Londra, poi in un romantico Bar >

< SMETTILA! > urlo
< Fattene una ragione io non uscirò mai con te Carter e adesso lasciami stare > dico sbattendo la porta della Sala per poi uscire.

POV'S JAMES

Sono rimasto per una volta senza parole, in silenzio, immobile al centro della Sala.
Mi rimbombano in testa quelle frasi:

Non uscirà mai con me.

Sono sei anni che rifiuta i miei inviti, e la cosa è diventata scocciante. È l'unica ragazza che ancora non è caduta ai miei piedi, e si sa io non perdo mai.
Eppure qualcosa quest'anno è cambiato: certo adoro ancora stuzzicarla, ma questi suoi rifiuti hanno iniziato a fare male infondo al cuore.

Non ce la faccio più ad aspettare che lei ceda; James Carter ottiene tutto e subito.
E la Evans mi stava facendo aspettare troppo.
È diventata un chiodo fisso: devo trovarmi dove si trova lei, per guardarla, per torturarla, stuzzicarla, parlargli, chiederle i compiti, chiederle di uscire.
E quando la vedo nei corridoi con le sue amiche, devo per forza parlarle, sentire la sua bella voce, se pur per farmi ricoprire di insulti, vedere i suoi occhi blu profondi come il mare.

Quindi, quando ho sentito la porta sbattere, ho stretto i denti, deluso e arrabbiato per l'ennesima sconfitta.

<>

POV'S LILY

La testa non smette di pulsarmi. Il dolore inizia alle tempie per poi scendere fino agli occhi, rendendoli stanchi e deboli.
Sapevo che non era solo mal di testa, ma questo si era fuso con il rimpianto, la stanchezza e l'amarezza.
Da quando mio padre se n'è andato non riesco più a vivere.
Non ce la faccio più, e sicuramente Carter non aiuta.
Lui e quel suo modo arrogante, il sorrisetto sghembo e beffardo sulle labbra, la consapevolezza di essere superiore a tutti.
Se mi chiedessero mi vorrei eliminare dalla faccia del pianeta, sarebbe solo un nome:
James Carter: La persona che mi tormenta e che ancora non sono riuscita ad allontanare.
Ci ho provato in tutti i modi: insulti, urla, ma niente.
Il ragazzo non si è mai arreso. Anzi ogni hanno si carica sempre di più, convinto che io molli.

COLLEGEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora