Chapter 13

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Mi sistemo meglio i capelli, mentre Mark, di fianco a me, scrive su un foglio protocollo.

< Non scrivi? > mi chiede alzando per un momento gli occhi dal pezzo di carta.

La verità è che non riesco proprio a concentrarmi: fare una relazione per Wolfe con Mark, non è proprio il modo migliore per passare il pomeriggio.

< Ti interessa? > rispondo seccamente mentre il ragazzo riporta velocemente gli occhi sul compito.

< No, ma prima finiamo e prima sarai libera di andartene, scegli tu > borbotta facendomi sospirare.

Improvvisamente mi ritorna mi mente la conversazione con Carter uno dei primi giorni di questo nuovo anno scolastico, quando mi aveva trovata sola nel cortile di notte a riflettere ed era emersa la morte di mio padre.
Carter aveva detto di averlo udito quando ero al lago, ma se invece gli fosse stato detto da qualcuno? Tipo Mark?

< Lo hai detto a qualcuno? >

Si ferma un attimo per osservarmi, con i suoi occhi neri puntati nei miei azzurri.
Faccio fatica a reggere il suo sguardo, quegli occhi, neri come la pece mi scrutano come se volessero esaminarmi.
Gli occhi sono lo specchio dell'anima. Infatti nell'antichità si diceva che coloro che possedevano gli occhi scuri significava che avevano dei segreti da nascondere, e che quelli facessero da scudo per non farli trapelare dall'animo.
Gli occhi di Mark mi hanno sempre trasmesso, fin dal prima incontro, curiosità ma non nego anche un briciolo di timore.
Al contrario gli occhi di Carter sono del tutto differenti. Il ragazzo è molto espressivo e gli occhi descrivono minuziosamente il suo carattere. Sono di colore ambra, sempre accessi, luminosi e più scintillanti che mai, carichi di quell'euforia, di follia e vita tipica del giovane. Ti danno un senso di protezione e sicurezza ma allo stesso tempo possono essere letali, tanto da perdersi dentro.

< Cosa? > risponde alla fine lasciandomi interdetta.

< Di mio padre. Lo hai detto a qualcuno? > il tono di voce è diventato più urgente, come se ne dipendesse la vita.
Mark rimane in silenzio scrutando la mia espressione ansiosa.

Perché non mentirmi?
Perché non farmi del male?
Tanto ormai la nostra amicizia non conta più niente, è stata sbalzata via due anni fa, come un castello di carte da una folata di vento.
Perché non rassegnarmi?

La verità è che spero sempre di trovare un bagliore di lume anche nelle più profonde tenebre.

< No, non credo sarebbe stato... di tuo gradimento > termina continuando a scrivere.

< Grazie... > mormoro prendendo la penna.

Mark tentenna, quando fa per parlare e un ghigno gli spunta in viso.

< Anche se questa domanda dovresti porgerla ad altri > strabuzzo gli occhi confusa.

Che si riferisca a Carter?

< Cosa intendi? > domando innervosita. È stato un errore parlagli.

< Beh da quel che ricordo Carter e Collins erano proprio lì quel giorno >

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Io e Mark usciamo dalla biblioteca, dopo aver finalmente concluso il compito.
< Perché dovrei aiutarti? > chiede velocemente, facendomi sorridere.

< Perché io ti offro la possibilità di far perdere James Carter nella partita di calcio a cui tiene di più, contro voi Serpi > mi mordo il labbro guardando negli occhi il mio ex migliore amico.

< Carter perderà lo steso con o senza il mio aiuto, il punto è questo: se Carter perde, tu che ne ricavi? >

Mugugno infastidita < Questo non conta >

COLLEGEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora