Bussa alla porta Kelsey e senza aspettare il permesso per entrare la spalanca <stanno arrivando i giornalisti vestiti> la mocciosa è vestita con dei jeans neri a vita alta super attillati, mi domando come faccia a respirare e con un top veramente troppo corto anche per i suoi canoni. < È la tua intervista mica la mia> le indico la porta invitandola a sloggiare perché alzarmi dal letto e buttarla fuori mi sembra troppo faticoso.
< Quelli del L.A. Daily News vogliono intervistare tutta la famiglia dopo aver parlato della mia carriera, forse si tratta di papà... > intanto Zachary si avvicina alla mia stanza e come se avessi organizzato una riunione di famiglia sporge la testa dentro la camera.
< Zac diglielo anche tu che si deve vestire > continua la vipera.
< Zoe, Kel ha ragione, è un'intervista di famiglia quindi togliti quel broncio e sistemati >
< Non parlerò davanti a milioni di spettatori di papà e di quanto dolore ha portato questa notizia, non sono un burattino e se voi avete voglia di ridicolizzare questa vicenda in diretta nazionale fate pure, io me ne tiro fuori>.
Con facce sconfitte escono finalmente dalla mia camera.
Mi metto il costume ed esco di corsa da casa prima che arrivino i burattinai.
Vado al solito posto, la solita spiaggia dove faccio surf con i miei amici e dove andavo ogni domenica con mio padre.
È lui che me l'ha insegnato, mi ha regalato la tavola di quando era giovane ed è ancora quella che uso.
Vedo in lontananza una bionda, ero certo che l'avrei trovata qui.
Saltando i convenevoli lei è Erin, migliori amiche da una vita, mi è stata vicina in ogni momento bla bla bla.
Penso che ormai l'abbiate capito che non sono una tipa prolissa, vi basti sapere che come lei non ce ne sono, è una ragazza veramente in gamba ed è la mia miglior compagna di avventure.
<Zoe sei qui!> mi avvolge le braccia al collo come se non sapesse che detesto gli abbracci, tento di allontanarla con garbo e delicatezza per non offenderla <vuoi?> mi domanda avvicinandomi una canna, la prendo senza pensarci e faccio due tiri.
Da sette mesi a questa parte sento come se il dolore che provo mi dia il diritto di fare tutto quello che mi va. Con lei ci sono anche Justin e Noah.
Justin è il fratello più grande di Erin ha 22 anni ed lui che ci compra l'erba, in più è molto simpatico e quando i loro genitori sono fuori dà feste assurde a casa. Noah è un suo amico ed è anche la mia storia complicata.
Che intendo mi chiedete? Beh siamo andati a letto insieme per un paio di mesi e penso che lui stesse iniziato da provare qualcosa di più, la storia si è interrotta di botto con la notizia sconvolgente di mio padre. L'ho evitato per un po' di mesi dicendo che ero troppo turbata per continuare a vederlo e in parte era realmente così, da un po' di settimane mi scrive e mi chiede di parlare ma non mi va di spezzargli il cuore, non sono pronta a sopportare un'altra persona ferita che soffre oltre me.
Saluto Noah con la mano e lui mi sorride, c'è imbarazzo tra di noi e si vede, la mia amica Erin, sempre molto sveglia, decide di intervenire per interrompere questo gioco di sguardi <ci sono delle onde fantastiche, che dite andiamo?> butto quello che è rimasto di quella cosa di pessima qualità che mi ha dato Erin, afferrò la mia tavola da surf e corro verso l'oceano.
Sono ormai le 18, si è fatto tardi e dovremmo tutti tornare a casa ma il rumore delle onde è così rilassante, stiamo scherzando, fumando e ci stiamo divertendo. Mi chiama Zachary <ma dove sei finita, sei uscita senza avvisare nessuno, mamma ti ha chiamata mille volte> dice con tono critico
<sto tornando a casa e comunque non sei mio padre quindi smettila> riattacco il telefono e mi alzo in fretta. <Devo andare ragazzi, ci vediamo domani> mi giro pronta ad andare quando Noah mi ferma <ti accompagno in macchina, anche io devo tornare>.
Beh come rifiutare un passaggio, gli sorrido e insieme andiamo verso la macchina.
Il tragitto è stato silenzioso ed imbarazzante ma almeno sono arrivata a casa. <Ti ringrazio> apro lo sportello e scendo dalla macchina. <Quando vuoi parliamo eh> ha un tono così speranzoso ed io non voglio rovinargli le aspettative quindi faccio quello in cui sono più brava, procrastinare <magari la prossima volta Noah>.
Entro a casa, mia madre inizia ad urlarmi contro rovinando il mood di pace e tranquillità in cui mi trovavo fino a pochi secondi prima, purtroppo non sono una persona paziente e non ho voglia di perdere quel poco di calma di cui godo.
Salgo le scale e incrocio lo sguardo di mio fratello, pochi minuti dopo entra nella mia camera senza permesso, penso che dovrò iniziare a chiudermi a chiave. <Hai gli occhi rossi, che hai fatto?> domanda con fare interrogativo giocando a fare il detective senza sapere che io non ho voglia di giocare <ho pianto> e intanto cerco il collirio per evitare che qualche altro membro della famiglia faccia domande indesiderate.
<Tu non piangi, hai fumato vero?> sembra quasi preoccupato per me, deve smetterla di comportarsi così. <Non è il tuo ruolo, finiscila> finalmente ho trovato le gocce, ne metto due per occhio, penso di vedere appannato a causa del collirio e invece no, è Molly che ci avvisa che è pronta la cena.
<Sono preoccupato per te, devi smettere di nascondere il tuo dolore e di abbandonarti a cose come la droga, non è da te e non ti farà stare meglio. Devi affrontare la situazione e non scappare> dopo questa frase ad effetto da grande poeta contemporaneo scendiamo in silenzio per la cena.
Grazie a Dio dura poco e posso tornare in camera mia, accendo il computer e faccio un giro tra i vari social, intanto penso a quello che mi ha detto mio fratello, non mi interessa la sua opinione, solo io so cosa sia meglio per me e poi non sto scappando, almeno credo.
Mi sveglio con dei rumori strani provenienti da sotto, scendo le scale e vedo telecamere, cineprese, microfoni ovunque e mia madre ed i miei fratelli sparsi per la casa che parlando con vari giornalisti, credo sia il mio inferno personale.
Dopo un paio di schiaffi sulla guancia e dopo aver constatato che sono sveglia e decimaste viva, decido di andare verso un ragazzo che si trova vicino ad una cinepresa, <siamo per caso in 1984 e nessuno mi ha avvisata?>.
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Luna Nera
Romance" mi domanda asciugando le lacrime che scorrono sulla mia guancia, faccio segno di no con la testa fa una pausa e mi prende la mano . ... i nostri occhi che si guardavano e si sorridevano, le nostre mani che si toccavano, le nostre gambe che si in...