Tredicesimo.

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Trevor mi dà un bacio sulla guancia per augurarmi la buonanotte ed esce dalla mia camera.

Qual è il nostro problema? Perché quando faccio io il primo passo lui scappa e quando è lui a farlo io mi allontano?

Mi addormento pensando alla cazzata che ho appena fatto.

Sono le 10 di mattina sono in camera mia e ho appena finito di leggere il libro di Kent Haruf, Trevor non aveva tutti i torti, è un libro abbastanza angosciante.

Stamattina ho pensato molto alla nostra situazione e sono arrivata alla conclusione che non ha senso complicare tutto, avevamo iniziato così bene come amici e non vale la pena rovinare quello che si stava iniziando a creare per dare inizio ad una relazione instabile e travagliata.

Mi affaccio alla finestra e vedo Trevor in giardino che sta fumando, sembra pensieroso. Credo che sia giusto parlare in maniera chiara con lui e dirgli cosa penso ma ora non mi va di scendere, sono ancora imbarazzata per ieri e ho bisogno di prendere coraggio.

<Va bene allora vaffanculo> sento urlare dalla stanza di Zac così vado a vedere che gli succede.

È affacciato alla finestra e sta fumando una sigaretta,

<ehi piccolo ribelle, da quando fumi?>,

<senti non sono in vena e non fumo. Sono tue, le avevi dimenticate in salone. Prendi il pacchetto ed esci per piacere>.

Mio fratello che risponde in questa maniera? Vuol dire che qualcosa non va, mi seggo sulla scrivania <Zac tutto bene? Vuoi parlare con me?>.

<No Zoe, non capiresti. Non sei una persona empatica, non ti interessa niente delle sofferenze degli altri e sai soltanto riderci su. Non ho nessuna intenzione di essere preso in giro> non ha tutti i torti, non sono brava ad immedesimarmi nelle vite altrui, capire cosa li porta a fare quello che fanno, ad essere quello che sono ma lui è il mio gemello e il fatto che sia triste rende in parte triste anche me.

Mia madre ci racconta sempre che quando eravamo bambini ed io avevo mal di pancia lui andava in bagno a vomitare e quando lui si faceva male alle partite di calcio io passavo giornate intere con l'emicrania.

È un po' la nostra condanna, ci dividiamo il peso del dolore e lo patiamo il doppio delle volte,

<Andiamo, sto cercando di migliorare, voglio veramente sapere cosa ti rende così triste>.

Dopo averlo pregato un po' inizia a parlare.

Mi dice che Rachel, la sua migliore amica da più o meno sempre non tornerà per il giorno del nostro compleanno la settimana prossima.

Si è trasferita a New York un anno fa per studiare alla Hult International Business School. Non ci siamo mai piaciute molto io e lei. Diciamo che sono stata sempre un po' gelosa, Zac è stato il mio primo amico e quando lei è entrata nella sua vita l'ha tolto un po' dalla mia. Credo sia questo che ha segnato l'inizio del distacco tra me e lui.
<Non ci vediamo da un anno, me lo aveva promesso>.

<Sono sicura che avrà dei motivi validi e che tenterà di organizzare i suoi impegni per poter essere con te anche questo compleanno>.

Si ha ragione, ascoltare i problemi degli altri non è il mio forte infatti cerco di chiudere il discorso ed uscire da quella camera il prima possibile. Non posso farci nulla sono egoista ed individualista per natura.

La conversazione con mio fratello mi ricorda che il nostro compleanno sarà tra sei giorni precisi, sono sicura che mia madre si sta già occupando dell'organizzazione di qualche evento a nostra insaputa. Questo sarà il primo compleanno della mia vita passato senza mio padre, mi si stringe il cuore all'idea.

Trevor sale in camera mia con la telecamera accesa. <Iniziamo> il suo tono non è per niente amichevole, anzi sembra quasi arrabbiato. <Ti vorrei parlare prima, se per te non è un problema>, le parole mi sono uscite senza pensarci, a dire il vero volevo proprio rimandare la conversazione per poter riflettere su cosa dirgli. <Ok> si limita a rispondere.

<Ti sei svegliato con il piede sbagliato per caso?> il suo atteggiamento mi sta infastidendo, se è nervoso per i fatti suoi non è comunque autorizzato a riversare i suoi problemi su di me, mi sento mia madre, mi sembra di lamentarmi di tutto quello di cui si è sempre lamentata lei con me.

Inizio a parlare. <Io ho riflettuto e penso che le cose successe tra noi siano state degli errori, ci siamo lasciati prendere la mano confondendo l'intimo rapporto di amicizia che si stava creando con qualcosa di più. Penso che dovremmo continuare sulla strada dell'amicizia e lasciare perdere il resto, alla fine stavamo andando bene come amici> faccio una risata decisamente finta <...e poi, noi due non potremmo mai stare insieme, ma ti immagini?> .

Ha lo sguardo affranto ma nonostante questo sta provando ad accennare un sorriso <si certo, anche io volevo dirti questo. Abbiamo sbagliato e non è giusto prenderci in giro. Alla fine tra di noi non c'è nessun altro tipo di sentimento, non sei per niente il mio tipo tra l'altro quindi basta, chiudiamola qua>.

Non ha tutti i torti, non c'è nessun altro tipo di sentimento, vero Zoe che non provi niente per lui?

<Bene, si ok allora... allora direi che possiamo ricominciare con le riprese> mi sento estremamente frangibile, non pensavo che sarebbe stata questa la sua reazione o forse me l'aspettavo ma speravo in altro?

<In verità c'è una cosa che vorrei dirti> forse ci sta ripensando, forse mi sta chiedendo di provarci, <mi ha chiamato mia madre e visto che mi fido di te speravo potessi dirmi cosa pensi sia meglio fare> o forse semplicemente sta chiedendo un consiglio alla sua amica.

Dannazione.

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