Dodicesimo.

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È passata una settimana precisa dal giorno della festa e del mazzo di fiori.

Io e Trevor abbiamo parlato poco, ci siamo limitati al contatto necessario per poter lavorare insieme, non ci sono state più risate né serate passate insieme nella mia camera. In casa se ne sono accorti tutti.

Il mio cattivo umore quotidiano è tornato e mi dispiace perché mi stavo abituando a svegliarmi con il sorriso.

Questa mattina Trevor e Katia non sono venuti a lavoro, non mi sono interessata molto ma ho sentito altri due cameraman che spettegolavano, uno diceva che sono fidanzati ma non possono renderlo pubblico perché non è un comportamento rispettoso sul lavoro quindi non sono venuti per passare un po' di tempo insieme, l'altra invece diceva che in realtà è una relazione molto libera ma non sono fidanzati.

Non mi interessa se abbiano una relazione o meno, spero solo che queste riprese finiscano al più presto per togliermi dai piedi tutta questa gente.

Come al solito ho passato un pomeriggio in spiaggia con Erin e Noah, io e lui stiamo riprendendo il rapporto di amicizia che avevamo prima di fare quella puttanata di andare a letto insieme.

<Stasera c'è una festa paurosa a casa di David, dobbiamo andare per forza!> dice Erin.
<Perché hai tutta questa voglia di andare alla festa del tuo ex?> le domanda Noah, lei alza gli occhi al cielo ad intendere che la risposta è scontata.

<Non ci credo vi state sentendo di nuovo?> che colpo di genio, grande Noah...

<Beh mi ha scritto che gli manco e alla fine credo che una seconda possibilità si debba dare a tutti quindi perché no?>.

<Sono d'accordo riguardo la seconda possibilità, ma tu sei arrivata a dargli la centesima> Noah ride per quello che ho detto ma io sono preoccupata per la mia amica. Ormai sono anni che lui la fa stare male e lei giorno dopo giorno chiude un occhio e lo perdona. Credo che anche lei abbia perso il conto delle volte che lui l'ha tradita con un'altra ragazza.

<Se volete accompagnarmi bene altrimenti andrò da sola> si è offesa e si vede da come aggrotta le sopracciglia. <Va bene si perché no, è pur sempre una festa, ci divertiamo> le dico, non voglio che la mia migliore amica se la prenda con me, alla fine ha vent'anni, è adulta e può decidere per sé.

Sono in camera, sono già pronta e sto aspettando che Noah mi dica di scendere. Passano venti minuti e finalmente è qua, com'è possibile che non ci sia una sola volta che questo ragazzo arrivi puntuale?

Arriviamo alla festa e come ogni volta c'è alcool a fiumi, David non sbaglia mai ad organizzare. Io e Noah ci fiondiamo al bar mentre Erin si fionda tra le braccia dell'ex/nuovo fidanzato.

Come al solito sono ubriaca, la mia amica è da qualche parte con David e non voglio sapere a fare cosa, Noah invece si è portato in camera una biondina, sono contenta che sia andato avanti ma doveva proprio oggi?

Sto un po' con delle mie vecchie amiche di scuola che non vedevo ormai da un anno ma ballare con loro non è lo stesso che ballare con Erin. Mi sono stancata, voglio tornare a casa. Faccio una telefonata ad Erin ma non risponde, chiamo Noah ma c'è la segreteria. Faccio una chiamata a Zac ma mi chiude e mi manda un messaggio in cui mi dice che non può rispondere. Non posso chiamare mia madre, se mi vedesse in queste condizioni mi manderebbe all'istante nella clinica dove è andata lei. Casa mia è distante 3 km da qua e non se ne parla di tornare a piedi anche perché ho una gonna veramente corta e sono le tre di notte. L'ultimo scoglio è l'unica persona che non vorrei né sentire né vedere in questo momento ma mi sto iniziando a sentire male quindi mi trovo costretta a chiamarlo.

<Zoe sono le tre, cosa c'è?> ha la voce impastata di sonno e per un attimo mi sento pure in colpa per averlo chiamato, <mi vieni a prendere? Non mi sento tanto bene> esco fuori a prendere un po' d'aria.

<Sei ubriaca> ha lo stesso tono rassegnato che aveva mio padre quando mi vedeva tornare a casa in queste condizioni. <Arrivo subito> dice prima di chiudere la chiamata.

Effettivamente passano circa 5 minuti ed è già qua, scende dalla macchina e mi raggiunge, ha lo sguardo preoccupato. <Ci voleva questo perché tornassi a parlarmi?> mi domanda cercando di alleggerire la situazione, spengo la sigaretta quasi finita e vado verso la macchina, lui mi segue e sale in macchina.

Quando arriviamo a casa mi saluta ed è pronto ad andare nella sua roulotte. <Ti va di accompagnarmi in camera? Per favore> la mia voleva essere una proposta ma mi rendo conto che il tono che ho usato era il tono di chi ha veramente bisogno di qualcuno e forse io ho veramente bisogno di stare con lui.

Mi aiuta a salire le scale, entro in bagno per struccarmi e lavarmi i denti, quando esco lui mi sta aspettando seduto sul letto, è così bello, vorrei tanto poterlo abbracciare.

Senza pensarci mi spoglio e rimango in intimo in piedi davanti a lui. <Che stai facendo Zoe?> mi allunga la maglietta del pigiama invitandomi a coprirmi.

Sono certa che domani me ne pentirò, mi avvicino e mi metto a cavalcioni su di lui. <Zoe io non penso proprio che sia una buona idea> è imbarazzato e probabilmente anche un po' spaventato dalle conseguenze. <Smetti di pensare allora> gli dico prima di avvicinarmi alle sue labbra, sono esattamente come me le ricordavo, hanno lo stesso sapore di tabacco ed io lo adoro. All'istante mi trovo sotto di lui, sta baciando ogni centimetro della mia pelle, dalla bocca fino all'ombelico.

<Ti voglio> gli dico io, <anch'io Zoe ma non possiamo, per favore rivestiti>.

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