Dall'altra parte

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Niccolò aveva perso i sensi. Quando si svegliò, vide che si trovava in quella che pareva essere la città in cui viveva, ma in un certo qual modo: diversa. Pioveva è il cielo era scuro, ma non sera. Si toccò la nuca, che un po' gli faceva male. Dietro di sé c'era la parete dalla quale era uscito. Sfiorò con le dita la macchia scura sui mattoni. Per terra non vedeva l'ombrello che gli era cascato. Non aveva inteso cosa gli fosse accaduto: non ricordava! Diede una rapida ripulita ai vestiti passandoci le mani sopra. Abbandonò quel vicolo. Frugò tra le tasche prendendo le chiavi dell'auto. Fece qualche passo verso la direzione in cui l'aveva parcheggiata, ma della macchina non c'era più traccia! Il ragazzo si preoccupò, pensando gli avessero rubato il veicolo. Prese a girare là attorno, istintivamente, non sapendo cosa fare. Col cellulare provò a chiamare la polizia. L'apparecchio era rotto, avendolo involontariamente schiacciato sotto di sé nella caduta. Privo di orologio, non conosceva ché ora fosse o per quanto era stato privo di sensi, a terra. Per strada non c'era nessuno e le attività commerciali presenti in quella zona, solitamente attivissime fino a tarda notte, erano chiuse! L'unica cosa che gli rimaneva da fare era quella di tornarsene a casa, a piedi. Dopo un po' che camminava, scrutò dall'altra parte della carreggiata la fermata dell'autobus. Sì riparò sotto la pensilina e diede un'occhiata al percorso che avrebbe fatto il bus, controllando se per pura fortuna sarebbe transitato nei pressi delle sue parti, così da risparmiargli la fatica di farsela tutta a piedi. Da quel po' che intuì dal cartello delle indicazioni, arrugginito e sporco, pareva proprio che la sorte, in quel caso, girasse dalla sua. Si sedette sulla panchina e aspettò. Lo youtuber non era tranquillo. Si sentiva strano. Non rammentava ciò che gli era capitato e il mal di testa gli procurava la sensazione d'avere il capo gonfio come un pallone. Con la coda dell'occhio scorse una macchia arancione sbiadita che si avvicinava: era l'autobus. Si ritrovava privo di soldi, dato che aveva perduto anche il portafogli, e niente biglietto. La vettura si fermò. Le porte si aprirono. Il ragazzo salì. Si sedette agli ultimi posti. Non c'era nessuno a bordo. Teneva lo sguardo basso, cercando di non attirare l'attenzione dell'autista. Questi era abbigliato di grigio e manteneva una postura rigida. L'orologio sul mezzo non funzionava. Le strade erano deserte, prive finanche di macchine parcheggiate dai lati. La corriera si fermò a un semaforo, attendendo il verde. In lontananza, Niccolò, notò una persona che correva. Lo sconosciuto si stava scapicollando, mantenendo un precario equilibrio. Il veicolo riprese la marcia. Il ragazzo ebbe modo di scorgere da chi stesse fuggendo quel tizio. Dietro di questi, infatti, a una discreta distanza, c'erano altri uomini, tre in tutto, che gli correvano appresso. Lo youtuber non riusciva a vedere bene, con il mezzo in movimento, ma quegli altri palesavano un aspetto strano. Lo sventurato sbracciava per far segno al bus di fermarsi e farlo salire. Il suo volto era il volto della paura. Lo studente decise di intervenire.<<Senta! Mi scusi!>>, disse all'autista. <<Credo che quell'uomo laggiù voglia salire... potrebbe fermarsi?>>, non giunse alcuna risposta. <<Senta! Mi perdoni, ma quella persona che sta correndo, immagino sia in difficoltà... per favore, si fermi!>> Il pullman fece una curva e rallentò. Il ragazzo che Niccolò voleva aiutare raggiunse la corriera, iniziando a colpire la porta sul retro, con vigore. <<Aiuto! Ti prego, aiutami! Fallo fermare! Fallo fermare!>>, supplicava con le lacrime agli occhi. Il giovane principiò a sospirare sempre più forte per l'ansia, nonostante lui fosse al sicuro, a bordo. <<Si vuole fermare o no?!>>, gridò al conducente. <<Si fermi o rischia di investire quell'uomo! Ha bisogno d'aiuto, lo vuole capire?>> Ogni appello finì nel nulla. Fu in quell'istante che allo youtuber, gli occhi balzarono sullo specchietto retrovisore posto sopra la testa della persona alla guida. Questi vi era riflesso, ma, come nel sogno, Niccolò vide l'immagine girata al contrario. Lo studente intravedeva la schiena dell'autista, non la sua faccia! <<Ma... ma...>>, provò a dire qualcosa, senza riuscirci a causa dello stupore e della paura, che stava prendendo il sopravvento. <<Ma dove siamo? Ché posto è questo? Cosa sta succedendo qui?>>, chiese a sé stesso, mettendosi le mani nei capelli. Intanto lo sconosciuto che avrebbe voluto aiutare era stremato. Cadde a terra, tendendo il braccio in avanti, per chiedere soccorso. Nessuno intervenne ad aiutarlo e i suoi inseguitori lo raggiunsero, dilaniandolo con le dita che mostravano delle unghie lunghissime e affilate come artigli. Niccolò cadde sui sedili, scioccato! Come un fiume in piena, nella sua mente, di colpo, ritornarono i ricordi e quanto gli accadde qualche ora prima. Il mezzo si fermò e le porte si aprirono. Capolinea! Gli esseri che avevano fatto a pezzi il poveraccio che provò a sfuggire loro, tornarono a correre: stavolta la preda era lo youtuber. <<Riparta! Riparta! Stanno arrivando, riparta! Siamo in pericolo! Riparta subito!>>, gridava, senza che gli venisse prestato ascolto. Lo studente non poté fare altro che scendere, per evitare di rimanere in trappola là sopra, senza via d'uscita. Corse. Correva a perdi fiato. Non sapeva neppure dove stesse andando, ma non aveva importanza. <<Aiuto! Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Vi supplico, aiutatemi! Per l'amor del cielo, aiutatemi!>>, urlava a squarcia gola, con disperazione. Batteva i pugni contro ogni porta, ogni serranda, nella speranza che almeno una si aprisse. Più rallentava, più gli assalitori si avvicinavano minacciosi. Ora poteva vederli bene. I denti erano aguzzi e gli occhi rossi. Dalle dita colava il sangue della vittima precedente. Quando Niccolò aveva perso ogni speranza, una porta si spalancò, sotto i colpi energici dei suoi pugni e calci. Entrò dentro e barricò l'ingresso come meglio poté, gettandosi col suo corpo su quanto poco aveva accatastato, contrastando la furia dei demoni, dall'altro lato. <<Andate via! Andate via!>>, gridava, il giovane, con le lacrime agli occhi. <<Via, andate via! Lasciatemi in pace!>> Si udirono degli spari dal piano di sopra, verso l'esterno. Chi voleva fargli del male lanciò un urlo e mormorò parole incomprensibili. Più che parole, erano versi, come quelli degli animali. Se ne andarono. Il ragazzo era stremato. Aveva il fiatone e piangeva. Lentamente, molto lentamente si rimise in piedi. Diede un'occhiata fuori per accertarsi che gli esseri demoniaci se ne fossero andati. Così pareva. Bloccò definitivamente l'uscio. L'interno dell'abitazione era vuoto. Salì al primo piano. Aggirandosi per le stanze sentì un rumore. Guardingo, si armò di una statua di gesso grande poco più della sua mano, trovata per terra, alla fine delle scale. <<C'è nessuno?>>, disse tra i denti. Un ombra si mosse e Niccolò venne gelato dalla paura. Le lacrime gli scendevano dagli occhi. <<P-Per favore... rispondetemi!>>, supplicò, con un filo di voce. <<Tranquillo, siamo dalla stessa parte!>>, si sentì rispondere. Ebbe una sorpresa inaspettata quando gli si parò davanti chi gli aveva parlato:<<Cosa... cosa ci fate voi qui?...>> 

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