L'orda

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Allarmati, i tre nella casa corsero all'esterno. Incrociarono Marta sulla porta, che compiva il percorso opposto. <<Non possiamo fuggire! Non possiamo fuggire! Sono ovunque. Arrivano!>> Il resto del gruppo era come pietrificato. La fine sembrava scontata e vicina. <<Ma cosa è successo? cosa è stato quel fracasso?>>, chiese, la donna. <<Sono dappertutto? Non c'è una via di fuga?>>, le domandò a sua volta, senza risponderle e afferrandola con energia per le spalle, Christian. <<Da tutte le parti! Stanno arrivando da tutte le parti! Non possiamo fuggire!>>, sentenzio, Marta, col terrore in volto. <<Allora dobbiamo barricarci rapidamente e sperare in un miracolo!>>, disse, Christian, facendo roteare gli occhi per l'ingresso, organizzando le idee. Questo si presentava con tre porte: quella da cui erano entrati nell'abitazione e le restanti due situate una a destra dell'accesso principale e l'ultima davanti a questo, dove stava il morto. La scala che portava al piano superiore non presentava un pericolo in quanto le finestre erano alte e i massacratori non potevano raggiungerle. <<Entreranno, questo è certo! Non possiamo sbarrare gli accessi nelle altre stanze, non c'è tempo! Dobbiamo concentrare tutto qui, in questo poco spazio, serrando le entrate a dove siamo ora. Prendete qualsiasi cosa di un certo peso e volume e portatela qui. Sistemeremo gli arredi in modo che si incastrino tra loro e con la scala, sfruttando la forza stessa che useranno i mostri per entrare>>, ordinò, il capo gruppo. <<E se con la foga che i massacratori eserciteranno, i mobili dovessero spostarsi? Sarebbe la fine per noi!>>, fece presente uno spaventatissimo Niccolò, che già aveva vissuto più volte la spiacevole esperienza di essere inseguito dagli esseri, finendo quasi tra le loro grinfie. <<Non voglio morire dilaniato!>>, affermò, con le lacrime agli occhi, lo youtuber. <<Nessuno lo vuole!>>, gli fece eco, Leo, rassegnato, cosciente che si erano ficcati in una situazione dannatamente complicata e pericolosa con le loro stesse mani. <<Fate come vi ho detto e in fretta! Non abbiamo molto tempo!>>, li scosse, Christian. Si misero a lavoro, freneticamente. Trasportarono quello che poterono nel minor tempo possibile, sistemandolo alla bene e meglio, formando una croce di mobili tra le porte e la scala, che fungeva da primo perno centrale su cui gli oggetti vennero puntellati. <<Ammassiamo tutto, ammassiamo tutto! Buttate qua sopra quello che è avanzato. Se proprio dobbiamo morire voglio rendergliela difficile a questi bastardi!>>, urlò, con rabbia, Christian. Le grida dei dannati si facevano sempre più forti e vicine. I passi dei massacratori facevano tremare la terra, dando l'impressione ai quattro, che da lì a poco sarebbero stati travolti da un esercito di cavalieri su cavalli bardati. <<Ma se entrano come faremo? Io non voglio morire. Non voglio morire e non voglio farlo soffrendo, vedendo mentre mi squarciano le carni coi loro artigli... non voglio, non voglio!>>, ammise, Marta, piangendo. <<Sono sempre più vicini: ci siamo quasi!>>, osservò, Leo, fissando la porta d'innanzi lui, tremando come una foglia. <<Ma siamo sicuri che non c'è una via di fuga? La vallata è grande, possibile che non ci sia un modo per allontanarsi senza aspettare che la morte ci colga qui? Magari scappando via avremo qualche possibilità in più. Ci inseguiranno, ma forse ce la faremo>>, volle sapere, Niccolò, cercando lo sguardo dei compagni. <<Te l'ho detto: non c'è nessuna via di fuga, sono ovunque!>>, ripeté, Marta, asciugandosi le lacrime con la mano ed espirando, come a voler soffiare fuori da sé la tensione e la paura. <<Teniamoci pronti: sono qua fuori!>>, fece sapere a tutti, Leo, con gli occhi puntati sull'uscio. Dalla stanza alla loro destra provennero rumori di vetri in frantumi e versi animaleschi. Medesima situazione dall'ambiente alle loro spalle. L'ingresso principale venne scosso con vigore. I mobili posti a difesa ressero al primo urto. <<Mio Dio! Mio Dio! Mio Dio! Sono qui! Sono qui! Ci ammazzeranno, ci faranno a pezzi!>>, affermò, la donna, terrorizzata, piangendo e accasciandosi al suolo, contro le scale, stringendo le gambe tra le braccia e schiacciando il seno sulle le ginocchia, dondolandosi. Pure le restanti due porte vennero prese d'assalto. Orma i massacratori erano in casa! <<Mantenete i mobili in linea! Fate in modo che nessuno di questi rompa la linea o le porte si apriranno e per noi sarà la fine!>>, ordinò, Christian, dandosi da fare per primo. <<Regge! Regge! Mio Dio! Non ci credo, regge!>>, esclamò, entusiasta, Niccolò, pervaso da un eccessivo buonumore. Ci si attaccava a ogni cosa pur di mantenere una flebile speranza di sopravvivenza. Le urla delle bestie erano assordanti. Grattavano e picchiavano contro le pareti, gli usci: cercavano un qualunque modo per accedere a dove si trovavano i ragazzi. Dal basso delle soglie si vedevano le ombre dei dannati che si muovevano freneticamente. <<Per quanto tempo resisteranno le porte?>>, domandò, Niccolò. <<Il più a lungo possibile, mi auguro... spero che i massacratori se ne andranno presto, che si stancheranno>>, lo rassicurò, Christian, che faceva peso col corpo sugli arredi. <<Te lo avevo detto che non era il caso di rinchiuderci qui, che sarebbe stato pericoloso. Guarda in ché situazione ci siamo cacciati. Per cosa, poi: per uno che nemmeno conoscevano e che era già condannato a morte!>>, rimproverò al compagno, Leo. <<Ti sembra questo il momento di dire le tue cazzate? Stai zitto e datti da fare!>>, rispose, con sforzo nella voce, Christian. <<Ovvio che mi lamenti adesso... magari non avrò altre occasioni, dopo>>, concluse, Leo, tremendamente serio. L'ultima frase attirò l'attenzione dell'amico che si voltò a guardarlo. L'altro non ricambiò allo sguardo. Sul volto di Christian era calata la tristezza, consapevole che, di certo, quello sarebbe stato il loro ultimo giorno. Ne aveva preso coscienza! <<Smettila di piangere e dacci una mano!>>, strillò, Niccolò a Marta, pietrificata dal terrore. <<Sbrigati, vai alla porta in fondo, sistema meglio quella poltrona, non vedi che non è più centrata? Coricatici sopra se vuoi, ma non farla spostare più o quei cosi, prima o poi, entreranno!>> Marta era scioccata. Le voci nelle orecchie rimbombavano ovattate. Quanto le accadeva attorno si muoveva al rallentatore davanti ai suoi occhi sgranati. Fissava Niccolò che le urlava contro, senza intendere una sola parola. L'espressione della donna era alienata, rassegnata. <<TI MUOVI O NO!?>>, le sbraitò in piena faccia, Niccolò, scuotendola per le braccia. Marta parve destarsi dal suo stato catalettico e scattò in piedi, come spinta da una molla. Non aveva capito cosa fare. Le parole le sbattevano in testa, confuse. Ci volle qualche secondo per riordinarle e comprendere il da farsi. Mosse finalmente il primo passo verso la porta alle loro spalle. Spinse la poltrona, riallineandola agli altri mobili. <<Brava! Brava, non temere... ce la faremo! Ce la faremo!>>, le ripeteva, di continuo ma con poca convinzione, lo youtuber, abbozzandole addirittura un sorriso, volendole dare morale. CRACK!!! si sentì d'improvviso. Quel suono così basso venne udito dal gruppo nonostante il baccano costante dei massacratori che spingevano per entrare, urlando a squarcia gola. La parte alta della porta dell'ingresso principale cominciava a cedere! Da lì, infatti, i mostri potevano dare il loro meglio accanendosi con maggiore foga, ammassandosi l'uno sull'altro, data la mancanza di impedimenti di alcun genere che potessero rallentarli. Nelle altre due stanze, invece, i dannati erano entrati sì in buon numero, ma limitato dalle pareti e dai mobili rimasti, che non permettevano una capienza tale da esercitare sugli ostacoli posti a difesa, un attacco che permettesse d'essere efficace in breve termine. <<La porta sta cedendo! La porta sta cedendo! Dobbiamo intervenire in qualche modo o entreranno!>>, il pleonastico avvertimento di Leo. Christian, reggendosi in precario equilibro sullo scaffale appoggiato sull'uscio, fece forza con entrambe la braccia sul punto indebolito. <<Non c'è nulla che possa usare per puntellare questa parte? Non c'è un appendi abiti... qualcosa del genere?>>, volle sapere, il capo gruppo. Nessuno gli rispose, impegnati com'erano a badare ognuno alle proprie postazioni. Dai repentini e violenti colpi dati all'ingresso dai massacratori, Christian cadde a terra malamente, lussandosi la spalla destra. Dolorante, persistette comunque a impedire che gli esseri potessero aprire una breccia. <<Non ce la faccio! Non ce la faccio! Qualcuno venga qui ad aiutarmi... non ce la faccio!>>, urlava, disperato, con la fronte imperlata di sudore, mentre gli altri tre lo guardavano impotenti, senza potersi spostare da dove si trovavano. <<Sono troppi! Sono troppi questi bastardi! Sono troppi!>>, disse, imprecando, Leo. Un lamento di dolore giunse alle orecchie dei ragazzi. Marta era rimasta incastrata con la caviglia tra la poltrona e uno stipo. Il movimento costante della mobilia, scossa da violenti colpi dati alle porte dai dannati, faceva ondeggiare gli arredi, creando e richiudendo degli spazi tra un oggetto e l'altro. La parte alta del piede della donna era rimasta prigioniera tra il mobiletto e le gambe del sofà, venendo come masticato dalle oscillazioni ondulatorie di quest'ultimi. L'osso si spezzò in un secco CRACK. Marta sferrò dei possenti colpi alla parete, per il dolore. La grida vennero coperte da quelle dei massacratori, che principiavano a intravedersi da piccoli spiragli della porta, che si apriva e richiudeva a causa del ritorno del colpo esercitato dalla loro stessa spinta. Il piano, per quanto semplice e veloce nell'esecuzione, stava funzionando. <<Aiutatela! Qualcuno la aiuti! Liberatele il piede!>>, strillò, Niccolò, agli altri due. Nessuno poté fare niente. La ragazza doveva vedersela da sola e in fretta: gli arredi, dalla sua parte, stavano sfasandosi. I mostri riuscivano ora a far passare un braccio attraverso l'apertura della porta. Marta era imprigionata e sofferente. Doveva stare attenta a schivare, per quanto possibile, le unghiate dei massacratori che cercavano di ghermirla e trascinarla da loro per farla a pezzi. <<Mio Dio! Stanno entrando! Stanno per entrare! Guardate! GUARDATE!>>, gridò, Leo, col terrore dipinto sul volto sbiancato. Si schiacciò istintivamente con le spalle contro al muro, impietrito dalla paura. Marta venne graffiata sulla schiena, la pancia, le cosce. Si trattava di ferite superficiali ma il sangue che ne fuoriusciva complicava ulteriormente le cose per lei. Il parquet veniva reso scivoloso e la donna faticava ad allontanarsi dal suo martirio. <<Aiutatemi! Aiutatemi, vi prego... aiutatemi! Mi stanno ammazzando! Aiutatemi, vi prego... sono stremata! Aiutatemi! Mi fanno a pezzi! Mi entrano nella carni... aiutatemi, vi prego... aiutatemi! Non lasciatemi morire! Non lasciatemi morire così! Non abbandonatemi, non lasciatemi così... vi prego, aiutatemi!>>, supplicava, stremata e piangendo, con la voce soffocata dalle urla degli esseri che affondavano le unghie dove potevano. Niccolò, che era più vicino, sempre restando nella sua posizione, allungò la gamba sinistra cercando di liberare il piede della compagna in difficoltà. <<Non svenire! Non svenire! Devi aiutarmi a liberarti. Non svenire, ti prego, o è finita. Finita per tutti noi!>>, la implorò, lo youtuber, ricevendo l'assenso di Marta che fece di sì col capo, mentre l'espressione sulla faccia cambiò tramutandosi da stanchezza a dolore a causa degli artigli che le penetrarono a fondo nella schiena, dall'altezza delle spalle fino ai glutei. <<AHHHHHHH!!! Mi fanno a pezzi! Mi fanno a pezzi! Aiutatemi... fa male, fa male! Non lasciatemi morire così... fa male!>>, supplicava, la donna, mentre il massacratore pareva si divertisse a girare e rigirare le unghie nella sua carne fino a giungere ai muscoli, i nervi, recidendoli come sottili fili di ragnatele, bagnandosi le dita col sangue caldo di Marta. Christian prese le redini della situazione, correndo dalla donna e soccorrerla. Le liberò la caviglia. Penzolava. L'osso era spezzato in più punti. Sollevò Marta di peso. Non ce la faceva a reggersi in piedi. Scivolarono sul sangue ricadendo a terra. Il ragazzo strinse i denti per il dolore alla spalla. Diede un forte calcio contro la porta dietro di lui, che si richiuse. Niccolò aveva sostituito l'amico all'ingresso che ormai stava per cedere del tutto. <<Forza, aiutati ad alzarti, non ce la faccio a tirarti su da solo!>>, disse, Christian a Marta. Lei si aggrappò a lui, riuscendo finalmente a mettersi in piedi. L'uomo la sorreggeva come meglio poteva. <<Cerca di camminare davanti a me. Aiutati con la parete, puoi farcela!>>, la incitò. Saltellando su una gamba sola, la donna si allontanava da quello che fino a qualche istante prima era stato il suo supplizio. Era divenuta una maschera di sangue. Gli abiti ne erano intrisi! Gli squarci alla schiene erano profondi. Necessitavano di punti di sutura o sarebbe morta dissanguata in breve, per non parlare delle infezioni. <<Vai, siediti sulle scale, resto io qui>>, le suggerì, Christian, guardandola allontanarsi. Fu l'ultima cosa che vide. I massacratori tornarono a spingere e uno dei mobili che bloccavano l'apertura finì di traverso, permettendo all'uscio di aprirsi fino a metà. Christian se ne accorse, tentando di rimediare come poté. <<FUGGITE! FUGGITE! SONO DENTRO! DENTRO!>>, urlò, per dare qualche minuto ai compagni, sperando di salvargli la vita. Picchiava con energia, Christian, anche col braccio che gli doleva. Non poteva farcela, lo sapeva, ma ugualmente si frappose tra l'orda e i suoi amici. I primi lo trascinarono dentro la stanza. Si udirono le strazianti urla del capo gruppo e poi più niente: era morto! <<CORRI ALLA PORTA! CORRI ALLA PORTA! Risistema i mobili, svelto!>>, ordinò, Niccolò a Leo, mentre il primo era impegnato in un'impresa persa, visto che il legno della porta era spaccato fino alla maniglia. Il secondo, piangendo, guardò i due, stremati e feriti. Poi lo sguardo ricadde dove aveva perso la vita Christian. <<Siamo spacciati! Aiutala a salire di sopra, vedete se riuscite a barricarvi da qualche parte. Qui è tutto inutile! Li tratterrò finché potrò!>> Leo, pronunciando quelle parole, sapeva che sarebbe andato incontro a una morte tremenda. Era stanco di combattere e voleva farla finita al più presto. <<Fa' come ti ho detto, sbrigati! Non rimane molto tempo!>>, ripeté a Niccolò, che lo guardò basito mentre l'altro aveva il capo chino, ormai sconfitto e prossimo a morire. Lo studente di antropologia fece come gli venne detto. Afferrò Marta cingendole un braccio attorno la vita. La donna emise una smorfia di dolore ma si alzo. Salirono i gradini lentamente. La giovane cadde a terra, stremata. Aveva perso troppo sangue e la vista era annebbiata. Le girava la testa. <<Forza, dai... tirati su!>>, le sussurrò, l'amico, aiutandola ad alzarsi nuovamente. Dal piano superiore, Niccolò poté guardare per un istante attraverso il vetro di una finestra. Lo spettacolo era spaventoso! Erano a centinaia là fuori! <<Mio Dio!>>, esclamo, con gli occhi spalancati. <<Moriremo. Moriremo. Almeno io sono già a buon punto e so già cosa si prova nel sentirsi squartare le carni!>>, gli disse, Marta. <<Sì, brava, è proprio il momento di fare la spiritosa!>>, le fece eco, l'altro. <<G-Guarda... guarda lassù...>>, farfugliò, la ragazza. Niccolò alzò lo sguardo notando una cordicella che scendeva dal soffitto. <<Siamo salvi!>>, bisbigliò tra i denti. Dabbasso si udì il rumore dell'ingresso principale che aveva ceduto. I mostri stavano per entrare. Lo youtuber afferrò il cordino, tirando giù la scala che li avrebbe condotti in soffitta. <<Dai, svelta, prima che salgano... vai su, vai su, forza... puoi farcela>> Leo combatté per pochi secondi e inevitabilmente, soccombette sotto la furia dei massacratori. Niccolò fece appena in tempo a richiudere l'accesso al sottotetto e riavvolgere la cordicina. Lì non potevano arrivare, almeno lo sperava. Marta era a terra, forse svenuta, adagiata sulla schiena inzuppata di sangue che si estendeva a macchia d'olio sul pavimento. Sotto di loro passavano gli esseri, ignari di chi ci fosse sopra le loro teste. La casa tremava come colpita da un terremoto mentre quella massa si spostava freneticamente da una stanza all'altra. Il sacrificio di Christian e Leo non era stato vano. Per il momento, gli ultimi due componenti del gruppo erano salvi.

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