Il viaggio

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La cena aveva avuto inizio da tempo. La pioggia, fuori, cadeva incessante. Niccolò era assente, non fisicamente, ma col pensiero, rivolto ad altro. I suoi amici si stavano divertendo, raccontando, a turno, aneddoti vari e spiritosi su fatti che li avevano visti protagonisti. Il solo a non aver detto una parola era proprio lo youtuber, che se ne stava assorto nelle sue riflessioni, senza neppur aver toccato cibo. <<Ma si può sapere ché hai? Sei taciturno e col muso da praticamente tutta la sera!>>, gli sussurrò, Emma, la collega e amica che gli aveva proposto di uscire per una serata assieme. <<Non mi sento tanto bene: ho lo stomaco chiuso per la tensione>>, fece eco, il ragazzo, che neppure l'aveva guardata mentre le rispondeva, continuando a giocare con la forchetta nel mangiare. <<Teso per cosa? Ci sono problemi all'università?>>, incalzò, lei. <<Ma no!>>, rispose sospirando, lo youtuber, come a sottintendere di voler essere lasciato in pace. <<Non è questo, magari lo fosse, credimi!>>, sentenziò, Niccolò. <<Qualcosa che non va a casa? In famiglia?>>, chiese ancora, Emma. <<Non capiresti. Poi non so neppure se saprei spiegarti quanto mi è capitato. Lascia perdere, non preoccuparti... passerà. Se non piovesse così forte, me ne sarei andato via da un bel pezzo!>>, le disse, lui. <<Perché non provi a parlarmene, o a parlarcene... magari potremmo aiutarti o semplicemente, il fatto di tirar fuori ogni cosa sarà d'aiuto, non pensi?>> Gli amici presenti si accorsero che i due confabulavano tra loro, così come avevano notato lo strano atteggiamento di Niccolò. Non era da lui stare zitto, non dire la sua su ogni argomento trattato durante la cena, come d'abitudine. <<Ma cos'hai? Non hai detto una parola da quando ci siamo visti!>>, gli domandò, Teo, amico d'infanzia. <<Si rifiuta di  dirlo pure a me!>>, rese noto, Emma. <<Se non vuole, lasciatelo in pace! Siete intenzionati a stressarlo per tutto il tempo?! Saranno fatti suoi!>>, facendogli da spalla, Anna, collega di corso. Niccolò aveva ascoltato poco di quanto detto sul suo conto dagli amici, preso com'era dalle parole del negoziante, che gli ronzavo in testa. Intuì che se desiderava che la smettessero con le domande, sarebbe stato meglio rispondere, metterli al corrente dell'incontro avuto qualche ora prima. <<Non dovete preoccuparvi per me. Non è il caso, giuro! L'ho spiegato anche a Emma. Vi ringrazio per l'interesse, ma, sul serio: non capireste. Stento io stesso a realizzare ciò che ho vissuto!>>, concluse. <<Beh... problema risolto! Depressione passeggera... c'è di mezzo una donna, sicuro! Capita, no! Ordiniamo altro o ci facciamo portare il conto?>>, riprese, con ironia, Teo. <<Io vorrei un caffè... tu, Emma, lo vuoi il caffè?>>, le chiese, Anna. <<Dai, non fate i cretini! Begli amici che siete!>>, li ammonì, con tono severo. <<Su, forza... confidati. Magari possiamo darti una mano, te l'ho detto>>, insistette, la ragazza, preoccupata. Niccolò tacque per diversi secondi, poi si convinse a parlare. <<Dovevo preparare una puntata per il mio canale. Mi sono imbattuto in un fatto di cronaca. Ho visitato il posto in cui due ragazzi erano spariti e lì ho trovato un biglietto da visita...>>, venne interrotto da Teo. <<Biglietto da visita? Colui che li ha rapiti ha lasciato il bigliettino per chiunque volesse avvalersi dei suoi servigi?>> Risero tutti per la battuta, Emma compresa. Solo Niccolò perseverava a essere serissimo. <<Ho fatto un sogno strano e poi quel posto... il negozio qua dietro e il suo proprietario... quello che mi ha detto...>> Niccolò non terminò la frase. Si incupì nuovamente, tornando taciturno. <<A proposito di sogni strani...>>, intervenne, Anna. <<L'altra notte ho sognato che avevo una relazione seria con un gorilla dalla testa umana e poi...>>, Teo la interruppe. <<Sentito, Niccolò: questi sono sogni strani, non i tuoi... eppure questa bella ragazza non ha il musone! Si vede che le piacciono i gorilla e si vergogna a dirlo... L'inconscio fa brutti scherzi!>>, seguì a scherzare, Teo. <<Quindi, tutto qui: sei stato turbato da un sogno? Capita. Sapessi quante volte è successo a me!>>, confessò, Emma. <<Lui è proprio qua dietro... il tipo strano, il suo negozio... potreste venire con me un attimo e sentire cosa ci dice... ché ne pensate? Forza!>>, propose, il giovane, riavutosi dopo quell'idea. I tre non sembravano entusiasti e storsero il muso. <<Andare in un negozio di un vecchio che ti ha parlato in maniera strana? No... non mi interessa. Metti che creda che siamo lì per picchiarlo e ci muore tra le braccia!>>, ironizzò, Teo. <<Non fare lo sciocco! Non dare peso alle parole di uno che non vedrai mai più... vuoi farti prendere in giro da Teo per il resto della vita? Paghiamo e andiamocene, ok?>>, gli disse, Emma. Pioveva appena. Fuori dal locale i ragazzi salutarono Niccolò, dato che preferì tornarsene a casa piuttosto che proseguire la serata da un'altra parte. Salì in macchina e partì. L'indifferenza degli altri su quanto narrato, lo aveva stupito. Fosse stato lui a sentire una storia simile, anche solamente per pura curiosità, avrebbe ascoltato parola per parola, recandosi ovunque, pur di capire cosa turbasse i pensieri di un amico, finanche di uno sconosciuto! Era questa la differenza tra lui e loro: la curiosità. Nonostante li conoscesse da anni, era la prima volta che ci faceva caso e attribuiva ciò a quanto dettogli dal commerciante. Fu proprio per questa su pulsione, questa innata voglia di sapere, che Niccolò, invece che svoltare per andare verso casa, proseguì dritto, in direzione del vicolo cieco dove si verificò la sparizione dei due giovani. Aveva la forte sensazione che gli fosse sfuggito qualcosa. Tornò a piovere. Stavolta prese il piccolo ombrello dal cofano dalla vettura. Per strada, dato il brutto tempo, non c'era nessuno. Quando lasciò quel quartiere, credette che non vi avrebbe mai più fatto ritorno e invece eccolo lì, a poche ore di distanza dalla prima volta. Sì avvicinò alla macchia scura contro la parete che faceva da angolo tra il palazzo e il muro centrale. Toccò il "disegno" con la mano. Era ruvido. Nella mente gli tornarono le parole del commerciante a proposito di quello che accade a chi vuole sapere, a chi vuole conoscere. <<Sapevo che ti avrei trovato qui!>>, si sentì dire, Niccolò, da una persona alle sue spalle, che aveva una voce familiare. <<È l'esperienza degli anni. Te l'ho detto che ho avuto a ché fare con molti di voi e che sempre vi comportate nella stessa maniera!>> Il ragazzo si voltò lentamente. Il negoziante era dietro di lui. Se ne stava tranquillamente sotto la pioggia, senza timore di bagnarsi. <<Ti avevo anche detto che presto, molto presto avresti intrapreso il tuo viaggio, ma non immaginavo sarebbe passato così poco tempo da quando ci siamo salutati!>>, gli disse, mentre lo guardava, standosene fermo, con le braccia lungo il corpo e la testa un po' china in avanti, come se avesse una gobba sfuggita all'attenzione di Niccolò, la prima vola che lo vide. Per l'occasione l'uomo indossava un cappello a tesa larga. <<Non avere paura, ragazzo! Hai scelto la tua strada, il tuo destino... non è il caso che lo ha scelto per te. Stai per avere quello che hai sempre desiderato e pagherai le conseguenze, per questo. Sapere è complesso! Avere la lucida facoltà di fare con saggezza delle scelte, non è affatto facile. Te ne accorgerai. Siete davvero tanti, sai. Mi sono un po' stancato, a dire il vero. Sembra un'eternità da quando faccio questo lavoro! Quando verrà, dico, quando verrà il giorno in cui la smetterete di voler conoscere, di vivere per come siete stati creati!? Ma ché razza di natura avete, voi!? Conoscere complica la vita. Guarda gli animali: non hanno problemi. Non ne hanno perché non se li creano. Vivono e agiscono d'istinto. Ah... che bella vita che fanno gli animali!>>, concluse, il commerciante. Niccolò, in tutto questo, era rimasto in silenzio, basito e impaurito. Come faceva quel tizio ad averlo trovato lì? Ché voleva d lui? A cosa si riferiva con quelle parole? Di quale mestiere parlava? <<Sei pronto, ragazzo? Ora è il tuo turno. Se vedi gli amici che eri venuto a cercare nel mio negozio, salutameli. Preparati, ora: il viaggio sta per cominciare!>> Il vento si alzò e i tuoni cominciarono a susseguirsi con una frequenza impressionante. Il traghettatore sollevò le lunghe braccia al cielo e lo youtuber indietreggiò, sbattendo con la schiena contro il muro, quella stessa parete sulla quale era rimasta impressa una macchia nera che portava le fattezze di un uomo. L'ombrello gli cascò dalle mani e dalla bocca dello sconosciuto fuoriuscirono parole in una lingua sconosciuta. Il vento aumentò così tanto da schiacciare lo studente contro la parete, impedendogli di muoversi. Il tizio portò le braccia in avanti, tendendole in direzione dello youtuber, che principiò a entrare nel muro. Inutili erano le grida del ragazzo, così come erano inutili i tentativi di evitare d'essere ingurgitato dai mattoni. <<Il grande oltre ti aspetta!>>, tuonò, il traghettatore, dando un'ultima spinta con gli arti. Di Niccolò non c'era più traccia: era sparito! Di colpo, così come era venuta, la tempesta scomparve. Lo stesso accadde allo sconosciuto. A terra, in una pozza d'acqua, l'ombrello dello studente e il bigliettino da visita, che aveva perso un'ulteriore lettera a causa dell'umidità.     



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