Il traghettatore

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Niccolò era da ore davanti al foglio bianco. Non sapeva come cominciare la storia. Le informazioni acquisite erano poche, interessanti, intriganti, ma poche. Il biglietto da visita che istintivamente aveva preso con sé, era un enigma. Quelle lettere rappresentavano un rebus da decifrare. Sul blocco degli appunti accanto al pc aveva provato diverse soluzioni, ma nessuna lo soddisfaceva. I nomi che saltavano fuori non indicavano alcun luogo in particolare, sempre secondo una rapida ricerca fatta su internet, circoscritta alla zona in cui l'aveva pervenuto. Probabilmente era tempo sprecato. Non c'erano indizi che lo portassero a credere che il bigliettino potesse seriamente indirizzarlo su una strada sfuggita ad altri. Si era fidato unicamente del suo sesto senso e ciò non lo aveva condotto a nulla. Parecchi dubbi si affacciarono nella sua mente: forse aveva sottovalutato l'impegno che ci sarebbe voluto nel cercare vicende adatte alla nuova linea del canale, magari le intuizioni erano buone, ma non aveva lui le capacità, i mezzi e il tempo per approfondire le faccende. Stanco e con gli occhi che gli facevano male per via dell'eccessivo periodo trascorso di fronte al computer, lo studente pensò di mettersi a letto, per riposarsi. Il sonno sopraggiunse subito. Il suo riposo, però, era turbato. Niccolò vide se stesso per strada, nella città in cui viveva. Come spesso capita nei sogni, i luoghi che ci sono familiari, assumono un aspetto differente e regalano emozioni particolari. Le persone che incontrava per la via erano girate di spalle. Gli estranei stavano fermi, come ciò che li circondava: auto, foglie degli alberi, getti d'acqua dalle fontane. Solamente il giovane aveva la possibilità di camminare. Poté riconoscere il punto esatto in cui si trovava grazie a dettagli che vedeva in lontananza. Il rumore del soffio del vento era sostituito dal perpetuo suono di quella che sembrava la sirena di una nave. Non era assordante, però fastidioso. Inaspettatamente, come se avesse avuto la possibilità di imbarcarsi in un teletrasporto, fu catapultato davanti al vicolo in cui era stato nel pomeriggio. I ragazzi scomparsi erano lì. Niccolò poté riconoscerli grazie alle foto dei visi pubblicati sugli articoli di giornale che vennero dedicati alla sparizione. Stavano immobili. Fissavano con sguardo alienato il vicolo cieco in cui si inoltrarono e dal quale non uscirono più. Lo studente si avvicinò, in silenzio. I due, sulle prime, non lo notarono, nonostante il ragazzo fosse praticamente accanto a loro, poi, lentamente, all'unisono girarono la testa verso di lui. L'osservarono per un po', senza dire nulla. Principiarono contemporaneamente  ad alzare il braccio destro, sempre tenendo gli occhi fissi su Niccolò. Ruotarono l'arto fino a indicare un punto alle loro spalle. Lo youtuber roteò la testa in quella direzione e i palazzi si mossero verso di lui, velocemente. Si ritrovò nuovamente in un altro punto della città, un luogo che non conosceva, in cui non era mai stato. Stavolta non aveva punti di riferimento che potessero aiutarlo a orientarsi. Dei ragazzi scomparsi, che l'avevano indirizzato in quel posto, non c'era più traccia: era nuovamente da solo. Prese a camminare. Le gambe si muovevano per conto proprio. Le abitazioni erano sfuocate, apparivano come dipinte su di una tela sulla quale il pennello si era fermato poco, un unico passaggio rapido, da rendere il paesaggio indefinito. Un edificio era ben visibile e stava a non molta distanza da Niccolò. Man mano che si avvicinava, i contorni della facciata si delineavano, mostrando degli intagli in legno tutt'intorno alla porta d'ingresso a ciò che sembrava un negozio. L'uscio aveva al centro un grosso vetro, dal quale si sarebbe potuto vedere all'interno se l'esercizio fosse stato aperto, in orario di lavoro, illuminato, così non era. L'interno si presentava completamente buio e sul vetro si rifletteva un'immagine, l'immagine di Niccolò, ma al contrario. Guardando dritto davanti a sé, vedeva rispecchiarsi la sua figura, sì, però di schiena. Nonostante fosse un sogno (cosa della quale il giovane non era cosciente), quanto capitava era inquietante. Alzò gli occhi per leggere l'insegna. Le lettere erano confuse, sovrapposte. Lo studente stava sognando e quando si sogna è praticamente impossibile poter leggere qualcosa, dato che il sogno è frutto della parte destra della mente umana, mentre la capacità di leggere appartiene all'emisfero sinistro del cervello e perciò, in un sogno, questi elementi entrano in conflitto. Si sforzava di decifrare quanto aveva d'innanzi, ma non ci riusciva. Di colpo lo youtuber cadde al suolo, tenendosi la testa, che iniziò a dolergli. Si dimenava come fosse un ossesso fino a svegliarsi nel proprio letto, sudato e con l'affanno, toccandosi il capo, che non faceva più male. Il cellulare posto sul comodino al suo fianco, emise un bip. Era una sua amica. Gli chiedeva se aveva voglia di uscire, per cenare fuori assieme ad altri. Niccolò ci mise un po' a rispondere, volle prima riprendersi dal trauma dell'incubo. Optò che passare del tempo fuori da quelle quattro mura e in compagnia, non avrebbe che potuto fargli bene e quindi accettò. Sicuro del fatto che avrebbe dovuto attendere gli altri, si presentò puntuale, ugualmente, come sempre. Era nel suo carattere, uno dei suoi pregi. Per lui, dove si trovava, era una zona nuova della città. Vi era giunto grazie al navigatore. Un quartiere caratteristico, nella parte più antica della cittadina. Era gremita di vecchie botteghe tramandate di padre in figlio, oltre che di pub e ristoranti. Dato che sapeva che avrebbe dovuto aspettare almeno mezzora l'arrivo degli amici, pensò di fare un giro là attorno, per godersi lo spettacolo dei vecchi palazzi, illuminai da una tenue luce giallastra emessa dai lampioni. Dopo un po' che camminava, ebbe la sensazione che quei luoghi avessero una qualche familiarità. Strano, era certo di non averci mai messo piede, eppure alcuni scorci gli portavano alla mente qualcosa, delle immagini confuse. Proseguiva con sguardo basso, pensieroso, provando a sbrogliare quella matassa di foto mosse e alla rinfusa che gli transitavano nella memoria. Senza nemmeno rendersene conto, si era infilato in un vicolo buio, dove non c'era nulla, se non un negozio, dalla facciata in legno che contornava l'ingresso. Alzò gli occhi e vide d'innanzi a sé l'esercizio commerciale in cui era stato nel sogno. Ne rimase colpito. Pure stavolta la sua immagine si rifletteva sul vetro della porta, ma, contrariamente a quanto sognato, la figura non era di spalle, bensì frontale. Si ricordò di non essere riuscito a leggere le lettere dell'insegna. Sollevò il capo e come in un puzzle, tutti i pezzi, finalmente, erano al loro posto, rendendo chiaro quanto non lo fosse stato fino a un'istante prima. Il biglietto da visita proveniva da lì. Le lettere mancanti erano: L R ETT T E. Riusciva, adesso, a leggere la parola completa: IL TRAGHETTATORE. Sull'uscio, dalla parte interna, era appeso un cartellino con la scritta "Aperto". Niccolò, al quanto basito da ciò che gli era capitato e dalla bizzarra e casuale (ma forse di casuale aveva poco) scoperta, non dovette fare altro che abbassare la maniglia ed entrare. Oltre il vetro, sul muro più lontano dall'ingresso, era possibile vedere la figura di un uomo, per quanto indistinta fosse, che se ne stava immobile, a guardare in direzione della porta, come se il tizio avesse notato a sua volta la presenza del giovane e stesse spettando che varcasse la soglia. Lo studente accedette. Da quel momento in poi la vita di Niccolò sarebbe cambiata, solo che ancora lo ignorava! 

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