#14-Non di nuovo

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I telegiornali mandavano in onda continuamente i video amatoriali della notte dell'attacco. Ovunque si trovavano ingrandimenti del momento in cui Chat Noir sfiorava il volto del Gargoyl con le dita intrise del 'Cataclisma' mentre la schiena e le braccia erano stranamente piene di strani segni verdi.
Ovunque si trovavano ingrandimenti dell'omicidio commesso da Chat Noir.

Erano passati giorni, eppure la notizia continuava a circolare. Lo sapeva tutta Francia, in una settimana il mondo intero.
C'erano due fazioni. Chi lo riteneva pur sempre un omicidio e chi, invece, lo vedeva come un ultimo gesto estremo nei confronti di un malfattore e aggressore.
Ma di fatto era stato un atto non privo di conseguenze.

Il supereroe non era stato più visto in giro, era scomparso dalla circolazione. Non c'erano stati attacchi ma era molto strano.

Di certo, quindi, il mondo non l'aveva visto, ma una certa coccinella sì. Gli aveva consigliato di rimanere nascosto per qualche tempo, per far calmare le acque.

"<<Me la sbrigherò da sola, per gli altri sei troppo pericoloso e la polizia ti potrebbe arrestare>> ha detto così, Plagg, te ne rendi conto?" Ripeteva di continuo Adrien nella sua camera "non la potrò rivedere a breve e sopratutto ora sono inutile, se non un peso. Ho diviso Parigi e le ho anche fatto perdere la fiducia in me e Ladybug"
"Su col morale brontolone! Ci sono anche altre cose da fare nella vita, come mangiare il camambert! E poi tra una settimana ci sarà quell'uscita di scuola, no?"
"Gita, Plagg, si chiama gita. Speriamo che almeno lì vada tutto bene."

La settimana passò velocemente mentre tutta Parigi era silenziosa, logorata dai suoi molteplici dubbi.

Serviva prendere un treno per arrivare a destinazione: Broadstairs, una tipica cittadina inglese. Il viaggio era particolare, bisognava essere risucchiati ad alta velocità da un tunnel che passava sotto il Canale della Manica. Parigi Londra e poi da Londra a Broadstairs in pullman fino ad arrivare in un ennesimo albergo tipico, con tutto, o almeno così aveva detto la signorina Bustier. Aveva omesso però il paesaggio che si sarebbe ammirato e la fantastica cattedrale di Canterbury che si sarebbe vista, purtroppo solo di striscio, dalle vetrate del pullman. Erano partiti alle 2 del pomeriggio circa e tra ritardi e puntualità spaccata, erano arrivata a destinazione alle 7 della sera inglese e alle 8 della sera parigina. 
In effetti l'hotel non era niente male, l'esterno era tipico, l'interno era grande e con un tocco di moderno che di certo non guastava, sopratutto per degli adolescenti.  

Ogni ragazzo si stava sistemando nella camera assegnate dell'enorme hotel. Le quattro classi occupavano per intero il quarto e ultimo piano, mentre i professori accompagnatori si trovavano al terzo.
Marinette e Alya erano in camera insieme e la corvina cominciò a disfare i bagagli,
"Beh io vado, tanto non entrerà mai più nessun prof qui si sa. Saranno dei bei giorni con Ninò" disse la mora.
"Ti sei portata i preser-" disse ridendo prima di bloccarsi "aspetta, chi starà in camera con me allora?"
Marinette guardò la ragazza negli occhi e sbiancò, aveva capito.
"Alya no. Alya guardami in faccia. No. Non voglio. Alya non puoi farmi questo."
La ragazza avevo preso tutte le valigie che aveva appoggiato in camera e se ne stava già andando ignorando le urla della corvina.

Dopo una decina di minuti entrò nella camera Adrien Agrèste con le sue valigie. Anche lui divenne bianco come un lenzuolo, Ninò non gli aveva accennato nulla.
"Non mi parlare. Non mi guardare. E sarebbe bello anche se non respirassi." Lo accolse Marinette nella stanza.
"Tu" disse con disprezzo il biondo, ricevendo uno sguardo altrettanto insofferente
"Non parlarmi" ripeté lei scandendo lentamente.

Verso le 8 inglesi dovettero tutti andare a cena notando qualcosa però che aveva fatto palpitare tutti: una piscina. 
Dopo una veloce e gustosa cena, e dopo le raccomandazioni di Madame Bustier, risalirono tutti in camera.
I due ragazzi misero a posto i propri vestiti nel silenzio più totale. La tensione si poteva tagliare con un coltello.

Il cellulare di Adrien emise all'improvviso un fischio "Party illegale nella piscina al piano interrato, mi ci fiondo"    "Ricordati di filmare per bene , magari ti ritrovi tu la valigia in acqua sta volta"
"Non ti azzardare. Me l'hai gia fatta pagare." affermò mentre la giovane andava in bagno per cambiarsi. Il ragazzo fece lo stesso velocemente e si precipitò giù con solo il costume addosso.

Tutti i ragazzi cercavano di essere più silenziosi possibili per non farsi scoprire nonostante i tuffi chiassosi. Pian piano scendevano sempre più persone, compreso il biondino mezzo nudo che avvisava a gesti l'arrivo della sua compagna di stanza.

"Hey sta scendendo la mangia-uomini" sussurrarono alcuni ragazzi di altre classi già in piscina parlando della corvina.

La ragazza stava scendendo dalle scale in tutto il suo splendore, un bikini, coperto da un sottile copricostume, le fasciava magnificamente il corpo atletico mentre salutava Alya. Si buttarono insieme in acqua, ridendo poi, allegramente. 
Si sentivano voci e si vedeva qualche occhio che cadeva ma ignorare era la chiave di tutto.
Passarono un paio d'ore tra urla affogate e tuffi sfrontati e Marinette voleva andare a controllare se con Tikki in camera se fosse tutto apposto. Alya era con Ninò. Quindi, nessuno da avvisare. Uscì dalla piscina ma qualcuno la vide allontanarsi verso l'ascensore.
Adrien uscì velocemente dalla piscina. I suoi amici gli facevano versi dicendo di darsi da fare, mentre lui lì rispondeva con un medio. Si avvicinò a Marinette, fermandola un attimo.
"Senti, Dupain-Cheng, dato che devi salire, mi puoi prendere il telefono?  È sul comodino in carica" chiese a bassa voce.
"Solo perchè stiamo nella stessa stanza dovrei farti favori? Oppure essere la tua 'servetta'? Mi spiace Agrestè, ti sei sbagliato, non sei a casa tua." 
Dopodiché andò nell'ascensore, fermato subito dopo dalla mano del biondo rassegnato.

La ragazza stava leggendo per perdere tempo le istruzioni scritte accanto allo specchio sulla parete del montacarichi. "Che ore sono" chiese allarmata. "Praticamente le undici" rispose approssimativo guardando l'orologio al polso.
"Fermalo subito o ci bloccheremo qu-"
Ci fu un leggero suono, poi si spensero le luci e se ne accese una verde e flebile d'emergenza che rendeva leggermente riconoscibili le forme nel buio più profondo.
"Si è fermato. Non puoi farci nulla" disse sconsolato il ragazzo.
"No, non di nuovo. Tu. Tu sei una maledizione!"
"Tante grazie Dupain-Cheng."

She's dangerous  ||Miraculous FanFiction||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora