Quelle parole le rimasero impresse nelle mente, le ripeteva in continuazione, erano entrate a far parte della sua pelle, come un tatuaggio. La caligrafia era irriconoscibile, le era impossibile avere qualsiasi dubbio riguardo il mittente.
Rilesse il foglietto un'altra volta, dopodichè lo accartocciò e se lo infilò nella tasca posteriore dei jeans.
Uscì di casa correndo, talmente veloce da sentirsi i polmoni in fiamme. Quando finalmente raggiunse la casa a cui era diretta, si fermò ansimando, con le mani poggiate sulle ginocchia.
Suonò diverse volte al campanello, in preda al panico. Quando la porta si aprì scoprendo la figura di Calum, Daisy aveva già preso il foglietto dalla tasca e glielo stava porgendo.
-Cos' è?- chiese il corvino in tono freddo, la fronte aggrottata.
-Leggi.- gli ordinò, respirando ancora affannosamente.
Calum prese quel pezzetto di carta stropicciato e ne lesse il contenuto. Il suo sguardo s'incupì di colpo, rendendo evidente sul suo volto il terrore e la rabbia al tempo stesso.
Rientrò in casa lasciando Daisy all'ingresso e tornò poco dopo con indosso un cappotto. Prevedibilmente, prese una sigaretta dal pacchetto appena estratto dalla tasca e si infilò il filtro fra le labbra e una volta accesa prese a inondare i suoi polmoni di fumo.
-Ascoltami, Daisy: devi assolutamente tornare a casa e restarci. Non devi muoverti di lì.- le disse con cautela, sperando che gli desse ascolto.
-Dove stai andando?- gli domandò la ragazza.
-Restane fuori, ti prego.- la implorò.
Daisy lo scrutò attentamente, notando che la maglietta, esattamente sotto la cintura, prendeva una strana forma.
-Cos'hai lì?- indicò il punto che aveva intravisto.
-Nulla.-
Essendo già a conoscenza della risposta che le avrebbe dato, Daisy si fiondò su di lui e con un gesto fulmineo scoprì la pistola.
-Calum..- cominciò, con un leggero tremolio alla voce -dove stai andando? A che ti serve la pistola?-
Il moro sospirò, restando comunque in silenzio. Tutta quella situazione era assurda, ma doveva sbrigarsi o avrebbe perso la sua preda.
-Ti prego, rispondi!- singhiozzò Daisy, realmente preoccupata per quel ragazzo che, le aveva confessato, non l'amava più. No.
Non l'aveva mai amata.
E allora perchè? Perchè si sentiva come se avesse il peso del mondo sulle spalle? Ammirava quegli occhi cupi e imploranti dinanzi a sè e non provò altro che dolore. E amore. E odiava se stessa per quel sentimento, per tutti quei baci a cui si era abbandonata, a tutte quelle carezze da cui si era lasciata cullare.
Le persone mentono sempre. Le persone non dovrebbero nemmeno chiamarsi così, non è il termine adatto. Noi siamo mostri. Lo siamo perchè ci fa piacere esercitare dolore, perchè siamo egoisti e perchè quell'organo che chiamiamo cuore è come se fosse spento da sempre, ammuffito e ricoperto di ragnatele.
Viviamo all'inferno, circondati da demoni che vogliono distruggerci, annientarci finchè non rimane un briciolo della nostra esistenza.
Calum era stato solo uno delle troppe creature che l'avevano uccisa. Ed era anche peggio che morire. Quando muori cessi di soffrire per niente, una volta per tutte. Quando vivi vieni ucciso infinite volte, riducendo tutti i sentimenti al dolore.

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Faraway. || Calum Hood.
FanfictionPelle ambrata, capelli neri e tatuaggi. Margherite, labbra rosee e agorafobia. Per Daisy il pericolo è più vicino di quanto credesse.