-Ascoltami bene, Calum.-
L'appartamento era gelido e bisognava stare con un giacca per non sentire il freddo e tanto per alleviare la rabbia che stava crescendo in lui in quel momento si accese una sigaretta e se la infilò tra le labbra.
-L'erba sta finendo e non abbiamo soldi, devi agire in fretta o Jason..- l'uomo davanti a lui aveva un tono di voce calmo ma determinato e cercava di far capire al figlio la situazione in cui si trovavano.
-Jason un cazzo! Non posso ucciderla così, da un momento all'altro, devo essere sicuro che si fidi di me. Datemi solo tempo.- rispose acido il moro.
-Non abbiamo tempo!- ora aveva alzato la voce anche il padre. -Finiremo in mezzo alla strada se non ti dai una mossa, non t'importa questo?-
-Certo che m'importa!- sbuffò spazientito, poi proseguì. -Cosa dovrei fare, sentiamo?-
-Devi rapirla.-
Dei rumori provenienti dalla finestra gli fecero voltare lo sguardo un attimo e i ricordi della sera prima si fecero sentire. Delle goccioline bagnavano i vetri e scendevano lentamente verso l'orlo, ma pian piano iniziò a piovere con più violenza.
-Cosa? Rapirla? Non posso, non ora che sto acquistando la sua fiducia!- sbraitò Calum.
-Devi rapirla.- precisò. -Non era una domanda, bensì un'affermazione.-
Non potevano imporgli di fare certe cose. Stava agendo per conto suo e in base ai risultati si direbbe anche bene. Ormai Daisy gli pendeva dalle labbra, non potevano rovinare tutto così. Per una dannatissima volta che toccava a lui gestire un lavoro, s' intromettevano distruggendo tutto. Lo consideravano quello debole, quello che ha l'età giusta per fare il loro lavoro sporco e non per uccidere una stupida ragazza.
Non si sarebbe comunque arreso, doveva dimostrare qualcosa sia a loro che a se stesso.
-D'accordo. La porterò qui, ma lasciate fare me.-
Sul volto dell'uomo si formò un ghigno.
Calum si alzò e uscì di casa e si avviò verso la macchina. Dopo essere salito mise in moto e partì.
***
Camminava sul ciglio del marciapiede con la pioggia a punzecchiarle il viso e la giacca pesante che indossava in quel momento. I suoi lunghi capelli erano completamente bagnati e le punte gocciolavano fino a toccare il suolo e dilatarsi in una piccolissima pozza d'acqua.
Qiel giorno, sotto la pioggia, anche i suoi occhi piovevano. Erano come il cielo, dal tronde: sembravano sereni ma quando si ricoprivano di nubi di ricordi iniziavano a piovere, a liberare le lacrime e a lasciarle scorrere lungo le sue guance.
Alzò il viso verso l'alto, e divenne una cosa sola con tutte quelle gocce, se l'avesse vista qualcuno non avrebbe saputo dire se era per il tempo che aveva il volto bagnato o se stesse piangendo sul serio.
Infilò le mani nelle tasche dei jeans e iniziò a guardarsi intorno cercando di individuare un eventuale pericolo pronto a ferirla da un momento all'altro, come le era successo da piccola quando c'era ancora suo padre. Aveva messo nei guai tutti, sua moglie, sua figlia, e non poteva fare nulla per salvarle.
A pensarci bene, da sola il mondo esterno non era tanto male, ma di certo in due l'avrebbe affrontato con più facilità, e in quel momento riusciva a fare affidamento solo a Calum, che si era reso davvero disponibile.
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Faraway. || Calum Hood.
Fiksi PenggemarPelle ambrata, capelli neri e tatuaggi. Margherite, labbra rosee e agorafobia. Per Daisy il pericolo è più vicino di quanto credesse.