Capitolo 16.

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Gli occhi chiari di Daisy riflettevano quelle alte fiamme espandersi per tutto il bagno e pian piano anche per la sua stanza. Il panico l'aveva assalita e si era rifugiata in corridoio, lasciando a Luke la faccenda.

Il ragazzo corse nello sgabuzzino e prese l'istintore, cominciando a spegnere tutto l'incendio, invano.

-Daisy- stava urlando -Daisy, chiama i pompieri. Daisy!-

Quella voce le arrivava alle orecchie ovattata, era completamente paralizzata, immobile a fissare quell'incubo terribile. Chi poteva averle fatto una cosa del genere?

Si rilassò solo quando la porta d'ingresso si spalancò, scoprendo la madre di Daisy con un volto allarmato. Senza esitare un attimo prese il telefono e digitò il numero dei pompieri, informandoli dell'accaduto.

-Daisy! Cos'è successo?- urlò la signora Oldman correndo ad aiutare Luke. Le si erano bloccate le parole in gola, e se prima desiderava solo restare chiusa in casa adesso voleva uscire fuori e urlare, consapevole che comunque non avrebbe emesso nessun suono.

Era rannicchiata su se stessa, con le spalle contro la parete e le ginocchia strette al petto.

Poco dopo arrivarono i pompieri e ordinarono a tutti di evacuare,  e non potendo opporre resistenza,  si alzò da terra e seguì sua madre e Luke in giardino. Le lacrime avevano cominciato a rigarle il viso, tramutandosi in un vero e proprio pianto isterico.

D'un tratto si ritrovò avvolta dalle braccia della signora Oldman.

-Stà tranquilla, sistemeranno tutto.- le sussurrò all'orecchio.

Circa mezz'ora dopo i pompieri avevano risolto la faccenda e gli avevano dato il permesso per rientrare a casa. Daisy raggiunse subito camera sua e una volta varcata la soglia della porta poggiò il piede su un cumulo di cenere. Si chinò leggermente per raccogliere un pezzo di carta bruciacchiato, rendendosi conto solo dopo che si trattava dei suoi racconti.

Ogni volta che ne sentiva il bisogno,  a seconda del suo stato d'animo, prendeva la penna in mano e cominciava a sfogarsi scrivendo su un pezzo di carta. Era sua abitudine ormai.

Imprecò silenziosamente. Aveva perso tutto. Non riusciva a intravedere un angolo della stanza che non fosse bruciato, era tutto completamente ricoperto di cenere, da cima a fondo.

Sentì mormorare un -Chi può essere stato?- da sua madre, che era ancora in preda all'ansia. Le si leggeva il terrore negli occhi. Era davvero quella la domanda, chi poteva essere stato? Non poteva fare altro che viverla, in un certo senso, perchè momentaneamente una risposta non c'era.

-Ragazzi voi..voi cambiatevi e andate a scuola.- disse la signora Oldman.

-Ma..Amy! Non possiamo lasciarti qui da sola!- protestò Luke.

-Andate a scuola.- lo bloccò prima che potesse riaprire dinuovo bocca.

Silenziosamente si avviarono uno nella sua camera, e la ragazza nella stanza di sua madre, in modo da trovare qualcosa che le andasse bene. Intuì, ovviamente, che anche i suoi vestiti erano andati.

Immerse il viso nell'armadio di Amy e prese un paio di jeans-i più piccoli che c'erano- e un maglione pesante giallo.

Quando sia lei che Luke furono pronti, salirono in macchina e partirono.

Daisy era ancora traumatizzata. Non le importava chi fosse stato, ma perchè. Che motivo avevano? Non aveva fatto niente a nessuno, tantomeno qualcosa di così grave tanto da finire a bruciarle la camera.

Quando la macchina si fermò, Daisy scese e si avviò correndo verso l'entrata, con in testa tutte le raccomandazioni che le aveva fatto Luke quando aveva scoperto di Calum. Era decisa stavolta. Non aveva nessun timore, lo avrebbe affrontato.

Non era sicura che fosse lui l'artefice di tutto, ma, per la prima volta, desiderava dare ascolto a Luke.

Intravide nel corridoio affollato dei capelli corvini, e pian piano prese forma la figura del ragazzo. Gli si precipitò contro, sbattendogli i pugni sul petto e spingendolo contro un armadietto.

-Tu.- sibilò, sprigionando tutta la rabbia che teneva rinchiusa dentro da anni. -Che cazzo hai combinato? Perchè?-

-Daisy..- provò ad allontanarla, invano. -che diamine ti prende? Di che stai parlando?-

-Oh, sai benissimo di cosa sto parlando.- sputò. -Perchè l'hai fatto? Rispondi, dannazione!-

Calum, notando l'accerchiata di persone intorno a loro, la prese per il polso e la trascinò dentro il primo bagno, non curante del fatto se fosse delle donne o degli uomini.

-Daisy, maledizione, rilassati!- imprecò ancora il moro.

-Rilassati un cazzo! C'era bisogno di dare fuoco alla mia camera?- la rabbia cominciava a manifestarsi attraverso le lacrime, che scendevano incessantemente sul viso della ragazza.

-Fuoco? Che stai dicendo, Daisy?- La mora non rispose, ma continuò a piangere, e Calum si innervosì.

-Rispondi, cazzo!- le urlò contro.

-Non lo so! Va bene? C'è stato un incendio, poco fa, e ha colpito solo la mia camera, e c'era la finestra del bagno e aperta e vedi io...ho pensato che fossi stato tu..-

-Oh, Daisy.- Il ragazzo l'avvolse in un abbraccio, in modo che soffocasse tutto il dolore fra le sue braccia.

No, non era stato lui. Ma sapeva benissimo chi era colpevole. Dovevano agire, e in fretta.

                                                            ***

Tornò a casa con il tocco di Calum ancora impresso dentro. Era stata l'unica cosa positiva della giornata. Sua madre era seduta sul divano del salotto insieme al suo compagno, erano entrambi abbastanza preoccupati.

Senza accennare al minimo saluto salì al piano superiore. Ritrovatasi davanti alla porta della sua camera, la spinse leggermente e se la chiuse alle spalle. Rovinato, tutto.

Ogni piccolo frammento della sua vita si era sgretolata proprio nelle sue mani, come sabbia. Non aveva più niente ormai, se non quel vuoto all'altezza dello stomaco che la distruggeva giorno per giorno.

Voleva tornare a casa, in North Carolina, rinchiudersi in quella quattro mura che la tenevano al sicuro.

Voleva cancellare tutti quegli avvenimenti e ricominciare tutto da capo.

Voleva solo avere un attimo di tregua, rilassarsi e dimenticarsi di tutto quello schifo anche per cinque secondi.

Ma era troppo tardi ormai. Non poteva tornare indietro, ma se solo provava a fare un passo avanti e proseguire il suo cammino sembrava incontrare una marea di ostacoli, che non l'avrebbero mai portata da nessuna parte.

Era così surreale: com'era possibile che, fin dalla nascita, non le fosse mai capitato qualcosa di bello, di diverso?

Teneva gli occhi fissi su quel disastro e non faceva altro che attribuirsi la colpa di tutto. Se pensava di essere arrivata al limite del dolore-se esisteva- si sbagliava di grosso, oppure l'aveva superato.

Si strinse nel maglione di lana e fece qualche passo avanti, calpestando quel che restava dei suoi appunti. Pensava sempre che l'inchiostro conosce tutte quelle frasi che si nascondono nel silenzio quando scriveva.

Intravide, però, un pezzetto di carta ancora intatto in mezzo a tutta quella cenere. Si avvicinò lentamente e si accasciò per afferrarlo, leggendone il contenuto.

"Se sai qualcosa, ritieniti morta."

NOTA DELL'AUTRICE

Belle! Come stateee?

È passata una settimana dall'ultimo aggiornamento e mi dispiace:(

Ma vi assicuro che il liceo scientifico non è facile, affatto.

Spero di avervi incuriosito e spero che vi piaccia.

Sono strafelice perchè abbiamo superato i 7k e aiutoo aw ♡

Grazie, di tutto, vi adoro

vado

vi amo

salvamiluke

Faraway. || Calum Hood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora