Invisibile.

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Harry Styles era un ragazzino normale. Non era popolare, non era sfigato, non era grasso e neanche magro. Non era neanche il ragazzo dei sogni delle adolescenti, però non era così tanto brutto. Non doveva sforzarsi di avere amici e non doveva neanche preoccuparsi di trovarne. A lui andava bene stare da solo perché era abituato al suo silenzio e ai suoi pensieri. Non gli piaceva interagire con gli altri e neanche parlarci. Preferiva tenersi le cose per sé, ma non aveva questo problema perché tanto lui aveva solo sé stesso.

Harry non voleva amici perché non ne aveva bisogno.

Viveva in una casa modesta con la sorella maggiore. Lei aveva sei anni più di lui e andava all'università, quindi non c'era voluto molto per convincere i genitori di andare a fare vivere entrambi i ragazzi fuori Londra in una casa tutta loro. Lei però si era rivelata essere una persona diversa agli occhi di Harry, difatti la ragazza non era mai a casa e quando ci tornava erano le due o le tre di notte. Ma non era un problema di Harry, abituato com'era a stare fra i suoi pensieri.

Il piccolo Harry era abituato ad andare a scuola con un po' di anticipo perché gli piaceva osservare la bacheca degli avvisi. I ragazzi e i professori attaccavano su questa piccola bacheca tutte le cose successe il giorno prima, come per esempio i punteggi delle partite di calcio o di scacchi. A volte si trovavano cose come 'Marianne di 5^G è pregata di farsi trovare in bagno' ma per Harry era solo divertente da leggere.

Quel giorno però un avviso scritto in rosso spiccava. Un foglietto attaccato citava 'Corso di scrittura' e ad Harry brillavano gli occhi.

Solo alcune classi potevano parteciparne e per fortuna la sua classe, la 2^G, era presente nell'elenco.

Avrebbe partecipato a quel corso perché il suo sogno era quello di diventare un bravo scrittore. Lo avrebbe detto alla sua insegnante preferita, quella di italiano, il più presto possibile.

Quando guardò l'ora si accorse che mancavano solo cinque minuti all'inizio di matematica e quindi si recò verso la classe.

Harry era come invisibile nella scuola, eppure i suoi ricci e i suoi occhi smeraldi erano splendidi. La sua cartella rossa spiccava sulle sue spalle da quindicenne mentre allegramente entrava in classe e si sedeva in terza fila vicino alla finestra, come sempre.

Gli piaceva matematica ma mai quanto italiano. Andava bene in tutte le materie e non si era mai lamentato. Gli insegnanti non lo chiamavano mai alla lavagna perché tanto sapevano che stava attento.

Il piccolo Harry Styles non capiva cosa ci trovassero di divertente i ragazzi della sua classe che facevano casini e facevano arrabbiare la professoressa. A scuola si va per imparare, diceva spesso a sé stesso quando vedeva i suoi compagni parlare e fare rumore durante le lezioni. Gli appunti di Harry erano in ordine e scritti con una grafia perfetta. Questo era il suo trucco per andare bene a scuola e a lui piaceva, si sentiva orgoglioso di sé stesso.

Quando anche l'ultima campanella della mattinata suonò, lui prese le sue cose dal banco, le infilò nello zaino e poi uscì dalla classe allegramente. Avrebbe preso qualche cosa a pranzo e sarebbe andato in cortile, sotto il porticato della scuola.

Sorrideva mentre camminava fra i corridoi, osservando le facce dalle diverse emozioni delle altre persone. Tutti si stavano recando in mensa.

Quando entrò nella sala subito l'odore di cibo gli arrivò forte e chiaro. Il suo stomaco brontolò... fino a quel momento non aveva capito quanta fame avesse. Si mise in coda, non prendendo il vassoio. La signora della mensa era abituata a preparargli delle scodelline per poter portare il cibo fuori dalla mensa. Quel giorno c'era pasta al ragù e polpettone ed Harry adorava il polpettone, quindi ne prese una doppia razione.

Your Smile (Larry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora