Caro diario, come ben sai solitamente non ho rapporti con altre persone, anche perché ad essere sincero non ne ho necessità. Amo essere solo, amo vivere in un luogo dove regni il silenzio e non dove le parole di inutili persone interrompono la mia sacra quiete. Lo stesso vale nella vita quotidiana, solitamente nessuno interrompe le mie riflessioni, ma settimana scorsa, mentre riflettevo a riguardo di tutte le attività che avrei dovuto svolgere nei giorni successivi intravidi una ragazza. Non so dirti di preciso perché fosse lì in quel momento o perché si girò verso di me e si presentò, so solo che mi ha scosso totalmente. "Cosa ci fai seduto in silenzio? Io sono Nicole piacere di conoscerti." Ancora oggi, a distanza di otto giorni, mi tremano le gambe pensando a lei e rimango sbigottito riguardo al suo modo di rivolgersi ad uno sconosciuto come me.
Però, ricordo anche i suoi occhi, era persa, non so cosa stesse cercando ma la sua anima tremava. Mi ha ricordato il momento in cui il fuoco di un falò è arrivato al suo decadimento, un qualcosa di potente ma che è stato abbandonato e distrutto da chiunque fosse stato precedentemente al suo fianco. Non penso che sia realmente una persona socievole, forse avrà pensato che la stessi fissando o che semplicemente stessi cercando di capirla. Forse è stato il destino, caro amico mio, forse era stato prescritto da qualcosa o qualcuno che dovesse andare a finire in questo modo e che io dovessi incontrare questa persona.
Eppure non capisco, chiunque mi abbia infastidito in diciotto anni della mia vita ha sempre ricevuto un pugno in testa ma lei era così indifesa. Mi ricordava me stesso, la sua voce era in bilico e tremava, il suo corpo emanava uno strano profumo che ancora oggi riecheggia nella mia mente. E' come se fosse un piccolo angelo caduto in disgrazia e privato dei suoi poteri, il quale si è dovuto adattare alla società odierna, ma è una persona d'altri tempi. Forse mi ricorda mia mamma, forse è la mia anima riflessa, forse non l'ho mai realmente vista e tutto quello che sto vivendo in questi giorni è frutto della mia fantasia. Quindi mi dovrei definire pazzo? Non lo so.
So solo che dopo quella frase mi ha guardato negli occhi, come una nonna fa con il proprio nipotino neonato e si è allontanata. I suoi passi non facevano rumore, pensavo fosse un fantasma man mano che la sua sagoma si stesse rimpicciolendo nelle vicinanze di uno storico monumento della mia città, ed io ero lì a guardarla senza comprendere se potesse essere la mia unica ancora di salvezza o il mattone che avrebbe fatto crollare quel poco che ero riuscito a costruirmi.
I giorni successivi non sono riuscito a vederla, sono ritornato sempre nello stesso posto, alla stessa ora, cercando di pensare alle stesse cose di quella sera, ma niente, era scomparsa. Tornavo a casa amareggiato, scoraggiato, disperato e inconsciamente sempre più vicino al punto di non ritorno. Però, l'unica sera della scorsa settimana che non l'ho cercata lei è comparsa davanti ai miei occhi. E' stato venerdì, sei giorni dopo il nostro primo incontro. Lei era vestita di grigio e il suo stato d'animo era totalmente alienato con quello delle nuvole, le sono corso incontro come quando non incontri un amico danni. Il suo corpo era freddo, i suoi occhi erano di color grigio perla e fissavano il vuoto. Lei era totalmente differente dalla sera del primo incontro, non so cosa le stesse accadendo ma volevo solo ed esclusivamente salvarla.
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L'ultimo respiro - La felicità non ci salverà
AcakRiuscireste mai a descrivere la felicità? Non credo, anzi sono certo che la risposta sarà un "No" secco. Basta questo per comprendere l'entità di questo "libro". La vita di un ragazzo, definito diverso da un sistema che in realtà non lo comprende, l...