Capitolo Quarto

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"Vuole ordinare?"
"Si grazie" il moro si girò e lo vide.

Le sue preghiere erano state ascoltate, alla fine era arrivato lui a prendere le ordinazioni.

Freddie si sedette velocemente, e si mise a fare delle pose strane.

"Cosa gradirebbe?"
"Una scopata..." rispose il moro con voce sensuale
"sto scherzando, il menù della Spezia, grazie" si corresse Freddie, vedendo che il cameriere lo stava guardando malissimo.

"Okay, e...vorrebbe un dolce?"
"No, preferisco un caffè, senza zucchero, ci sei già tu che sei troppo dolce"

Stava sbagliando tutto, si vedeva.

Aveva cominciato non il piede sbagliato, non c'era più modo di correggersi.

Invece che attratto da lui, il cameriere sembrava imbarazzato totalmente.

Forse gli piacevano le persone più a modo, i gentiluomini.

"Così mi mette in imbarazzo" disse il cameriere mettendosi una mano sulla guancia.

"Ma non fare lo sciocco" disse Freddie ridendo, ma venne interrotto dalla voce del signore del tavolo dietro che urlava "Mi scusi cameriere!" riferendosi al castano.

Il ragazzo si girò, per parlare con il vecchio, ma il suo posteriore finì proprio di fianco alla testa del moro.

Freddie non riusciva a resistere alla tentazione, così lo fece: le sue mani palparono il sedere del ragazzo.

Il moro si rese subito conto dell'enorme cavolata che aveva combinato.

Il cameriere si girò rosso in volto e con un'espressione affranta.

"C'è qualche problema?" chiese l'anziano
"No, nulla" rispose il ragazzo rimanendo lì fermo.

"Scusi" l'uomo che lo aveva fatto accomodare al tavolo quando era arrivato, si presentò lì davanti.

Fece segno a Freddie di alzarsi, e prese per un braccio il cameriere.

Il castano teneva la testa bassa, e si stringeva il polso da dove era stato afferrato.

"Lei non si deve azzardare mai più a toccare uno dei camerieri finché sono qui dentro, ora può accomodarsi fuori e la prego di non creare più disagio qui dentro." disse freddo e distaccato l'uomo.

"Deacon, torna al lavoro" aggiunse poi allontanandosi.

Il ragazzo annuì e tornò al tavolo del signore.

'Deacon è il cognome, potrei cercarlo in un' elenco telefonico' pensò Freddie tra sé e sé.

Il moro prese il giubbotto e se ne andò via sculettando.

Non appena fu fuori, vide tanta gente passare, così urlò "È un posto di merda, non andateci!".

Tutti si misero a ridere, prendendolo per ubriaco.

Freddie si rassegnò e si avviò verso casa sua.

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"Tesoro, sono a casa!" annunciò il moro per poi buttarsi sul divano.

"Freddie, dov'eri?" chiese Mary preoccupata
"ero con i ragazzi" rispose Freddie accendendo la TV.

"Come sta Brian? Ho saputo che aveva la febbre" disse la ragazza sedendosi accanto al fidanzato

Il ragazzo si era dimenticato che Brian aveva la febbre, quindi era chiuso in casa.

"Sta iniziando a perdere i capelli"
"Oh santo cielo, è grave?"

Freddie si girò verso la fidanzata e le prese le spalle.

"È lo stress per gli esami, soffre di alopecia!" gridò Freddie scuotendo la ragazza.

Mary si alzò improvvisamente.

Si diresse verso la porta e si mise il cappotto.

"Mary...dove vai?" chiese Freddie alzandosi in piedi.

"Vado fuori con le mie amiche stasera...non ricordi?" disse la ragazza uscendo.

Freddie rimase solo.

Subito posò gli occhi sul telefono, e l'elenco telefonico.

Erano quasi le undici di sera, e il locale era già chiuso da due ore.

Magari poteva fare una chiamata al signor 'John Deacon'.

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Eccomi con un nuovo capitolo.

Visto che non ho pubblicato per un po' ho deciso di farmi perdonare, così ho pubblicato anche oggi.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e buon proseguimento.

ғʀɪᴇɴᴅs ᴡɪʟʟ ʙᴇ ғʀɪᴇɴᴅs (𝒯𝒽ℯ ℴ𝓇𝒾ℊ𝒾𝓃𝓈 ℴ𝒻 𝒟ℯ𝒶𝒸𝓊𝓇𝓎) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora