Capitolo Dodicesimo

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Era tarda sera, quando qualcuno bussò alla porta della casa di John.

Adam era appena andato via, forse era tornato indietro perché si era dimenticato qualcosa.

Andò ad aprire la porta, e fu sorpreso nel vedere Freddie.

Il cantante non sembrava più il ragazzo sorridente che era sempre, aveva gli occhi arrossati e l'aria stanca.

"Freddie, hai bisogno di qualcosa?" chiese cortesemente il ragazzo guardando il più grande
"Hai una brutta cera...è successo qualcosa?" continuò il giovane, ma senza ricevere alcuna risposta da parte del moro, che in compenso fissava costantemente il pavimento.

Non riusciva a capire il perché dell'umore poco buono dell'amico, forse aveva fatto qualcosa di sbagliato alle prove.

Lo sguardo del bassista divenne cupo tutto d'un tratto.

Freddie continuava a fissare il pavimento, quando le sue labbra si mossero, per poi far fuoriuscire un lungo sospiro.

John continuava a guardare il ragazzo, quasi spaventato dal comportamento bizzarro che stava avendo.

"Perché non me lo hai detto" il cantante posò i suoi occhi stanchi sul viso impallidito del moro.

John deglutì a fatica.

"A cosa ti riferisci?"

Freddie con un rapido movimento prese le spalle del più giovane, ed iniziò a scuoterlo.

"Tu eri già fidanzato!" gridò quasi esasperato il moro con voce strozzata.

Una fitta colpì allo stomaco Deaky.

Freddie curvò le labbra in un sorriso beffardo
"Ma visto che io sono l'amante non dovrei essere arrabbiato con te. Giusto?"

"Tu hai tutti i motivi per essere arrabbiato con me" sussurrò John quasi piangendo.

"Ma io non sono arrabbiato con te...ora, prima mi sono sfogato un pochino" ridacchiò il cantante.

"Beh, alla fine tra noi non c'è stato nulla" disse John con la sua solita intonazione sarcastica.

Freddie annuì e abbracciò forte John.

Era un lungo abbraccio, ma i due ne avevano bisogno, era un abbraccio fraterno, che si danno i migliori amici quando hanno bisogno di supportarsi a vicenda.

"Siamo stati una specie di trombamici?" chiese Freddie

"Se ci vogliamo definire così, sì" rise John.

"Dai, vieni a prendere una tazza di tè" il più piccolò invitò il moro dentro casa, il quale accettò volentieri l'invito.

Quando però stavano per entrare in casa, un tale corse loro incontro.

Sembrava molto agitato, quasi disperato.

"Nigel?!" gridò John prima di essere interrotto dal ragazzo appena arrivato.

"Adam..." si fermò il nuovo arrivato per riprendere fiato.

"Cos'è successo?!" esclamò il castano con sguardo allarmato.

"Ha fatto un incidente" disse Nigel mentre si riprendeva dagli spasmi.

John incominciò a muoversi nervosamente, mentre imprecava sottovoce.

"Ti porto da lui!" il ragazzo prese per mano deacy, che a sua volta prese per mano Freddie.

*~*~*~

I tre arrivarono sul luogo frettolosamente.

L'incrocio era avvolto da macchine della polizia, un camion dei pompieri e da persone curiose, tenute a distanza dai poliziotti.

Un tir era capovolto, e sotto ad esso c'era una macchina rossa, o meglio, ciò che ne restava.

"La macchina di Adam" sussurrò John portandosi le mani alla testa.

Freddie gli mise una mano sulla spalla, per confortarlo, ma John lo respinse e si buttò nella folla di persone.

I pompieri avevano appena tirato fuori dai resti dell'auto un cadavere martoriato, con la testa quasi staccata e vari frammenti della macchina infilzati dentro al corpo.

Deacon provò a sorpassare la polizia, ma un poliziotto glielo impedì, così lo prese per il colletto del cappotto.

"È il mio fidanzato, mi lasci andare da lui" gridò.

L'uomo calvo con dei grandi baffoni a manubrio, lo guardò con compassione e lo fece passare.

John si mise a correre verso la barella, guidata da paramedici; non riusciva a trattenere le lacrime, vedere il suo fidanzato ridotto in quel modo lo distruggeva, ma non poteva farci nulla, Adam non c'era più, e non sarebbe tornato indietro.

Quattro giorni dopo

Il funerale si era svolto nel tardo pomeriggio, dopo che la bara era stata sepolta, John si era trattenuto al cimitero.

Adam gli mancava sempre di più, quando andava a scuola, quando era a casa, eccetera.

In tutte le cose che faceva sentiva la sua mancanza.

Era ormai ora di cena, e pioveva fortissimo, così Deaky decise di lasciare il cimitero, e visto che nessuno poteva riaccompagarlo a casa, dovette fare l'autostop.

Dopo qualche minuto, si fermò una macchina grigia.

"Vieni, salta su!" esclamò l'uomo alla guida.

Era un uomo abbastanza robusto, con i capelli color casano chiaro e dei baffi molto curati; gli sembrava di averlo già visto in giro.

Aveva una voce poco rassicurante, e con un timbro acuto e suadente, come per imitare la voce femminile.

Qualcosa diceva a John di non fidarsi, ma d'altronde quel "qualcosa" gli diceva sempre di non fidarsi, quindi non gli diede ascolto, e salì in macchina con quell'uomo.

Non lo avesse mai fatto.

ℱ𝒾𝓃ℯ






Voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto questa storia e tutti quelli che l'hanno votata.

Ringrazio con tutto il cuore quelli che hanno scritto dei commenti, siete stati fantastici, tutti!

Ora torno a guardare X Files su Rai 4.

🎉 Hai finito di leggere ғʀɪᴇɴᴅs ᴡɪʟʟ ʙᴇ ғʀɪᴇɴᴅs (𝒯𝒽ℯ ℴ𝓇𝒾ℊ𝒾𝓃𝓈 ℴ𝒻 𝒟ℯ𝒶𝒸𝓊𝓇𝓎) 🎉
ғʀɪᴇɴᴅs ᴡɪʟʟ ʙᴇ ғʀɪᴇɴᴅs (𝒯𝒽ℯ ℴ𝓇𝒾ℊ𝒾𝓃𝓈 ℴ𝒻 𝒟ℯ𝒶𝒸𝓊𝓇𝓎) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora