CAPITOLO 15/aiutatemi a vivere!/

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Non mi è mai piaciuta particolarmente la notte, che fossi sopraffatta dagli incubi dell'incidente era solo una coincidenza, il vero problema è che di giorno per poco non muoio di ipotermia anche con trentacinque gradi all'ombra mentre di notte divento una stufa ambulante e considerando che non dormirò mai senza lenzuolo o coperta per paura che qualcosa mi trascini sotto al letto la mia strategia per combattere la sauna era dormire in intimo. In questo modo risolvevo, non uno, ben due problemi: il caldo e il dover cambiare centoventi volte la maglia a causa degli incubi che mi facevano svegliare sudata peggio di un maratoneta. 

Ma ciò che mi piaceva ancor meno della notte, ciò che meritava tutto il mio odio, era chi mi svegliava prima delle nove e mezza come minimo. 

E' proprio per questo che al momento tutto l'odio va a... -rullo di tamburi grazie- Jen-Jen!

A detta sua se si invitano ospiti in casa bisogna anche passare del tempo con loro, invitando Jake a dormire qui non mi sono preoccupata di chiedergli fin che ora dormiva perché in quel caso lo avrei spedito a casa sua senza tanti complimenti. 

Scendo in cucina senza preoccuparmi di indossare qualcosa se non un paio di pantaloni della tuta, rimanendo con il reggiseno in in bella vista. 

No, non ho capito solo i maschi possono girare a torso nudo? Io dico di no.

Io dico di si, razza di deficiente! 

Il tuo giudizio non conta.   

Ed è proprio per questo motivo che Jake mi sta fissando da più di quindici minuti, faccio finta di niente. 

Al sedicesimo minuto entra in campo il mio essere scorbutica di prima mattina.

"Hai ancora tanto da fissare?" la voce arrochita dal sonno e gli occhi ridotti a fessure perché non riesco a tenerli aperti da tanto che sono stanca. Ci sono tante cose che non sopporto, tra cui chi mi parla alla mattina appena sveglia e dopo un' ora, dopo due, dopo tre... si insomma fino all'ora di pranzo nessuno deve parlarmi. 

A casa mia lo sanno tutti, Jake non lo sa. 

"Ti aspetti davvero che io non fissi niente?" ridacchia mangiando del latte con i cereali. 

Lo fisso soltanto sperando che con la sua testa bacata capisca qualcosa. 

Mi verso una grande tazza di caffè, prendo dello yogurt e il sacchetto dei fiocchi di riso e mi siedo a tavola proprio di fronte a Jake. 

Appoggio la faccia sulle mani e cerco di darmi una svegliata.

Poco dopo entra Jen-Jen con il cellulare di papà in mano. 

"Jane, è Robert, rispondi!" questo è forse un ordine?

"No!" metto su un broncio che nemmeno a cinque anni...

"JANE..." mi minaccia. 

"D'accordo...- mi passa il telefono e rispondo- Che vuoi Robert?" 

Metto il viva-voce e aspetto che risponda. 

"Ma chi diavolo sei?"

 "Sono Jane, sei tu che hai chiamato dovresti saperlo" sbuffo.

"Ah si, dov'è tuo padre doveva essere in ufficio mezz'ora fa, Margaret lo sta aspettando." 

"Di a Margaret che può tranquillamente smettere di rompere i cogl- Jen-Jen mi interrompe bruscamente- Papà non viene oggi ciao!" Chiudo la chiamata.

Jen-Jen mi guarda con un cipiglio, Jake non smette di ridere.

Il sabato mattina non poteva cominciare in modo peggiore, santi del cielo aiutatemi a vivere!

Into The Dream #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora