"Ci trasferiamo"
L'unica cosa a cui riesco a pensare da quando, ieri, mio papà durante la cena, me l'ha detto con un sorriso sul volto.
Le piccole rughe d'espressione che gli si sono formate agli angoli degli occhi, mi hanno fatto capire che era davvero emozionato all'idea.Secondo lui sarà una nuova avventura, qualcosa che possa farmi tornare il buonumore. Qualcosa che ho perso anni fa.
Sono le 7:15 del mattino ed io sto facendo avanti e indietro dall'armadio alla mia valigia posta sul bordo del grande letto matrimoniale della mia stanza. Vi chiederete perché non faccio le cose con calma! Beh, la spiegazione è semplice, mi sono svegliata 15 minuti fa e l'aereo parte tra un'ora. Mio papà per abitudine vuole essere all'aereoporto sempre due ore prima.
Ma io odio svegliarmi presto e oggi, grazie a me, è un miracolo se arriviamo in tempo per fare il chek-in.
Quando ho finito di mettere tutti i vestiti nella valigia mi avvicino alla terrazza a nord che dal sui palazzi del centro di Milano. Con papà, vivo in un attico, in uno dei migliori appartamenti della città ;la mia terrazza da sulla facciata anteriore del Duomo.
Ho sempre adorato affacciarmi oltre la porta e sedermi ad osservare le stelle. Tempo fa veniva qui anche mia mamma e quando non riuscivo ad addormentarmi mi raccontava un sacco di storie sul destino. Ci ha sempre creduto, diceva che se ti capita qualcosa di bello significa che eri una brava persona.
"Jane ci sei? Faremo tardi, sbrigati!" urla mio padre dall'altra parte della porta.
"Si, arrivo." rispondo di rimando rientrando in camera e sedendomi sopra alla valigia per poterla chiudere. Ho messo solo alcuni jeans, delle t-shirt e forse una o due felpe ma non sono mai stata una persona ordinata, perciò ho preso i vestiti dall'armadio, arrotolati in una mega palla e gettati nella valigia.
Esco dalla mia camera con la valigia nella mano destra e la chitarra sulla spalla sinistra.
Mi catapulto, che per me significa quasi strisciare, dalle scale. Poco dopo raggiungo papà e Jennifer in cucina. Jennifer mi conosce da quando ero piccola, mi ha fatto da babysitter quando i miei erano al lavoro. La considero come una seconda mamma.
"Pronta per questa nuova avventura Jane?" domanda mio padre dal sedile anteriore mentre mette in moto la macchina diretti verso l'aereoporto.
"Certo" replico prima di infilarmi gli auricolari nelle orecchie ed avviare la mia playlist preferita, abbandonando la testa sul finestrino dei sedili posteriori, mentre osservo i familiari palazzi della città scomparire mano a mano che ci avviciniamo all'aereoporto.
So bene che trasferirsi ora è la cosa più giusta, anche perchè papà ha ottenuto una fantastica promozione lavorativa a New York e so quanto e' importante il lavoro per lui; ma mi mancherà Milano, qui ho incontrato una persona che probabilmente non potrò rivedere.
Fortunatamente arriviamo in tempo per il chek-in e consegnamo la carta di imbarco ad una hostess che ci lascia passare, raggiungendo la hall dell'imbarco, in attesa della chiamata del nostro volo.
"Il volo R5709 per New York inizia l'operazione d'imbarco" annuncia una voce metallica.
Sull'aereo ho circa 9 ore per guardare film e mangiare ogni genere di schifezza, purtroppo non sono come tutte quelle ragazze che 'mangio una tavoletta intera di cioccolata e non metto su neanche un grammo' no!, io anche se mangio solo una caramella al mese mi ritrovo con 3 kg in più; ma credo che me ne farò una ragione.
Il tempo passa abbastanza veloce, sono riuscita a vedere 4 film. Ci affrettiamo ad uscire dall'aereo dopo che ci hanno comunicato che siamo atterrati, l'aria di Settembre mi scompiglia i capelli portandomi alcune ciocche davanti agli occhi, sento forte nelle narici l'odore di smog. Mi passo una mano fra i capelli riportandoli dietro alle orecchie.
Mentre papà discute con il tipo del parcheggio per avere la nostra auto che ci porterà a casa, Jennifer ed io raggiungiamo il nastro dei bagagli recuperando le nostre valige. Ci dirigiamo all'uscita dove l'auto di papà è già parcheggiata.
Due ore dopo siamo davanti al cancello di ferro della casa che ,in realtà, è una villa a due piani. Oltrepassiamo la porta di legno e vetro satinato vedendo un grande corridoio con ai lati il soggiorno e la cucina. Alla fine del corridoio si trovano delle scale che portano al secondo piano.
All'ultimo piano vedo moltissime porte che corrispondo alle camere, allo studio di papà ed ai bagni. Papà mi raggiunge al piano superiore indicandomi una porta chiusa.
"Ho pensato potesse farti piacere continuare" dice quando vede l'espressione confusa che ho dipinta sul viso.
Mi avvicino alla porta di legno aprendola lentamente rimanendo piacevolmente sorpresa da ciò che vedo.
Un bellissimo pianoforte a coda è posto vicino alle grandi vetrate che danno sulla città di New York.
"La stanza è insonorizzata, potrai venire qui a suonare quando vorrai" continua abbozzando un sorriso.
Lo raggiungo sulla soglia della stanza e gli circondo il torace con le braccia.
"Grazie papà, è fantastico" sussurro con la guancia appoggiata sul suo petto.
"Di niente, Jane" mi da un bacio tra i capelli ed insieme raggiungiamo la cucina per preparare la cena.
\spazio autrice\
Buon giorno a tutti quelli che hanno deciso di cominciare a leggere questa storia. Premetto che non sono un'esperta e che questa è la prima storia che pubblico ma, se leggendo il primo capitolo questa storia già vi piace, potete lasciare un commento di incoraggiamento o di critica, accetto tutto.
Ho riletto questo capitolo moltissime volte e non mi è sembrato di trovare errori, se però voi riscontrate qualcosa potete farmelo sapere e io correggerò subito.
Detto questo vi lascio al prossimo aggiornamento.
Buona domenica a tutti
Baci Nicole :B
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Into The Dream #Wattys2019
Romance~nonostante le cicatrici che porti in superficie, le piú dolorose sono quelle che hai sul cuore e che, ancora, non smettono di sanguinare~ I tatuaggi definiscono la sua persona, ma le cicatrici che porta definiscono il suo passato. Jane White, 17 a...