'Ehi' rispondo ricambiando il sorriso.
Entra e si avvicina al letto. Mi guarda. Aspetta che io faccia o dica qualcosa.
Gli faccio segno con la mano di sedersi sulla sedia.
'Scusa se non c'ero stamattina quando ti sei svegliata ma non sono potuto passare prima di andare a scuola'
'Non ti preoccupare, comunque non ho dormito molto' dico guardando la parete di fronte a me.
È strano come possa parlare così apertamente con una persona che ho visto solo una volta, ieri, prima d'ora.
È vero si che lo conoscevo prima anche se non ricordo, ma proprio perché non ricordo è come uno sconosciuto per me.
Eppure sento che di lui posso fidarmi. Sento dentro di me la necessità di raccontargli, di confidarmi con lui.
Forse perché è l'unica persona con cui posso parlare.
'Perché?' è una domanda semplice la sua. Ma non so come mi ritrovo a non saper rispondere. È complicato, non ho la più pallida idea del perché non ho dormito. Non riuscivo a smettere di pensare forse? Ma a cosa, a lui?
No, di certo non posso dirglielo.
Si accorge che sono in difficoltà nel dargli una risposta, cambia domanda. Lo ringrazio in silenzio.
'Cos'è quella schifezza?' dice indicando il piatto accennando una piccola risata.
'è brutta' dico, la mia voce è incredibilmente infantile. Ride. 'Già, è veramente brutta'
'Ha detto che dopo quanto torna a riprendere il piatto vuole trovare il piatto vuoto' dico sottovoce anche se nella stanza non c'è nessun altro oltre a me e lui.
Si sporge in avanti e prende il piatto da sopra il vassoio, poi si alza.
'Cosa vuoi fare?' gli chiedo curiosa.
'Vedrai' un sorriso d'intesa compare sul suo volto. Poi esce dalla stanza con il piatto in mano.
Dopo qualche minuto ritorna, il piatto è vuoto.
'Al gabinetto del 22° piano piacerà molto la minestra' scoppio a ridere e lui mi viene dietro.
È divertente questo ragazzo.
Rimette il piatto sul vassoio e torna a sedersi sulla sedia.
Il silenzio riempie la stanza.
Ci guardiamo per una manciata di secondi. Poi distolgo lo sguardo.
'Sono già passati a trovarti i tuoi genitori?'
'No' gli rispondo.
È strano come fino a qualche momento fa stessimo ridendo e scherzando e ora invece la situazione è quasi imbarazzante.
'Com'è andata a scuola?' gli chiedo cercando di coprire il silenzio.
'Noiosissima come al solito, per non parlare poi dei professori. Stamattina erano particolarmente insopportabili' alza gli occhi al cielo e mi sorride.
Chiacchieriamo così per un po'. Mi racconta dei professori, li prende in giro imitandoli. Scherziamo per tutto il resto del pomeriggio, il silenzio se n'è andato.
Molly viene a prendere il piatto, non dice nulla. Prima di uscire dalla stanza mi sorride.
Ormai sono quasi le sei quando l'infermiera di stamattina, quella antipatica, torna e dice a Lucas che deve andarsene. Deve fare i controlli pomeridiani. Non voglio che Lucas se ne vada.
La guardo contrariata. Lei aspetta. Lucas rimane fermo sulla sedia.
'Lui rimane qui' dico io poi.
'Non può, devo fare i controlli e l'orario di visita è terminato' il suo tono è fermo. È impossibile farle cambiare idea.
Lucas si alza. Sta per raggiungere la porta quando le mie parole lo fanno fermare.
'Torni domani vero?' Sembro una bambina lo so. Ma è terribilmente brutto stare da soli. In ospedale per altro.
Non posso fare niente se non pensare a causa del troppo silenzio che regna in questo posto. Non voglio stare da sola con i miei pensieri.
'Certo Kay Kay, a domani'
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Remember Me | Luke Hemmings (sospesa)
Teen FictionSkylar ha 16 anni. Si sveglia su un letto d'ospedale. Non ricorda nulla eccetto il suo nome. Al suo risveglio c'è un ragazzo al suo fianco ma lei non ha idea di chi sia. Luke starà al suo fianco, sarà l'unico ad esserci veramente per lei. Cercherà d...