Shock

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Sono passati quattro giorni da quando ho visto Luke l'ultima volta, tre da quando ho avuto quella discussione con l'infermiera Molly.
Comincio a preoccuparmi che gli possa essere accaduto qualcosa.
In questi giorni sono alquanto irritabile. Anche solo la presenza delle infermiere o dei medici mi fa saltare i nervi. Eppure non alzo la voce, non rispondo male, non faccio nessuna di queste cose. Semplicemente non parlo proprio.
È come se mi fosse scomparsa del tutto la voce.
Assieme alla mia memoria, alla speranza di rivedere Luke, di uscire da qui. Se n'è andata con queste cose anche la mia voce.
Sento che rimarrò chiusa qua dentro per sempre. È un incubo.
È orribile dover stare ferma a letto quando l'unica cosa che vorrei fare in questo momento è uscire a cercare Luke, a vedere cosa stia facendo.
Non capisco perché devo starmene ancora qui in questo ospedale.
È vero sono uscita da poco da un coma, ho un'amnesia quasi totale ma per il resto sto bene.
Non ho problemi fisici quindi non vedo perché debba stare per forza a letto tutto il giorno in questa stanza.
Potrei farlo benissimo anche nel mio letto, a casa mia.
Casa mia, me la ricordo.
Se chiudo gli occhi riesco a vederla chiaramente.
Una villetta color crema su due piani, la tipica villetta americana.
Ricordo bene il porticato, il corridoio d'ingresso che da sulla sala, la cucina a vista, le scale che portano al piano di sopra, la mia camera.
La mia camera è abbastanza grande. È arredata come la camera di una qualsiasi adolescente, i poster, le fotografie.
Com'è possibile che ricordi chiaramente le fotografie attaccate alle pareti e non le persone ritratte in esse?
Vengo distratta dai miei pensieri al suono della porta che si apre e dell'infermiera Susan che entra.
Sono le sette del mattino, il sole sta sorgendo lentamente dietro i grattacieli di Sydney.
Non vedo l'ora che se ne esca subito dalla stanza.
C'è una specie di odio reciproco tra noi due. Lei non sopporta il fatto di dover venire in questa stanza e io non sopporto il fatto che lo faccia.
Quando ha finito ed esce, senza nemmeno salutare, mi volto alla mia destra e rimango li per un po' a guardare il sole sorgere del tutto fuori dalla grande vetrata della stanza.
Sono da poco passate le nove quando bussano alla porta. Non aspetto visite a quest'ora.
Subito si accende in me la speranza che sia Luke ma, non appena la porta si apre e viene rivelato chi vi stava dietro, il sorriso che si era fatto spazio sul mio viso scompare assieme ad essa.
'Kyla!' grida venendomi incontro una ragazza bionda non molto alta.
'Appena ho saputo che ti eri svegliata sono subito venuta a trovarti!' dice ora davanti al mio letto.
'Come stai?' solita domanda, solita risposta muta.
'Chi sei?' le chiedo poi, ed è come un deja-vu.
Il pensiero di Luke si fa di nuovo spazio nella mia mente.
Quando mi sono svegliata ho fatto, soprappensiero, la stessa domanda anche a lui. Aveva una strana espressione in volto, un po' come questa ragazza. Mi sembra piuttosto sconvolta.
'Come chi sono? Kyla sei sempre la solita, non scherzare!' dice ridendo.
'Non sto scherzando' le rispondo seria.
Smette di ridere. Mi guarda. Un espressione di panico le pervade il viso. È shoccata.

Remember Me | Luke Hemmings (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora