Cry

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Ho dormito tutta la mattina. Potrei essere un vampiro visto che dormo di giorno invece che di notte.
A mezzogiorno è venuta Molly, l'infermiera simpatica. Mi ha portato il pranzo.
Quando è entrata mi ha sorriso, ha appoggiato il vassoio sul letto e quando ha notato la mia espressione alla vista di quella orrenda minestra, la stessa del giorno precedente, mi ha rivolto uno sguardo di compassione dicendo 'so che fa veramente schifo ma devi pur mangiare qualcosa tesoro, se non mangi non riuscirai mai ad alzarti da quel letto'
l'idea di rimanere su quel letto per sempre mi spaventa ma allo stesso tempo mi è difficile cercare di ingerire quella strana cosa senza che mi venga la nausea.
Non sono riuscita nemmeno a prendere in mano il cucchiaio, l'ho guardata immobile.
Quando Molly stava per andarsene ho parlato per la prima volta da quando Luke se ne è andato, da quando sono rimasta sola.
'Non andartene per favore' le ho detto. Si è fermata, ha lasciato le mani che spingevano il carrellino ricadere lungo i suoi fianchi, poi si è girata. Mi ha guardata. Ha esitato un attimo, poi è venuta a sedersi sulla sedia di fianco al letto. Mi ha preso la mano come fa Luke. Devo smetterla di pensare a lui. Il punto è che non posso. Non ricordo nulla e le uniche cose che so, quelle che sono accadute da quando mi sono svegliata l'altra sera, sono tutte collegate a lui. Non posso fare a meno di pensare a quel ragazzo. Mi incuriosisce. Mi piacerebbe conoscerlo di più, o meglio, ricordare qualcosa su di lui. Chissà come è stato il nostro primo incontro. Chissà prima se eravamo migliori amici, se invece eravamo amici e basta. Mi faccio troppe domande. Ma è così, d'altronde sono come una bambina piccola che inizia a scoprire il mondo, anche se io sto cercando di scoprire la mia vita.
'Non mi piace stare da sola, è brutto' i miei occhi stavano iniziando a riempirsi di lacrime, potevo sentirlo.
Non volevo piangere, ma allo stesso tempo non avevo idea di come sfogarmi.
Magari è così, magari nella mia vecchia vita ero una persona sensibile, magari ero una di quelle persone che piangono per sfogarsi, di quelle che preferiscono il silenzio alle urla.
'Ti capisco ma purtroppo devi capire che è difficile per gli altri venire qui a trovarti, ci sono degli orari precisi per le visite e molte volte si hanno impegni di lavoro, o scolastici come il ragazzo che viene a trovarti, ed è difficile poter venire a trovare i propri cari qui in ospedale' È questo il problema. Le persone là fuori fanno cose, vanno avanti con la loro vita. Io invece sono bloccata qui dentro, come in una sfera di vetro, un vetro sottile, quel vetro che mi impedisce di rimanere collegata con la realtà. Quel vetro che è la mia memoria. E se solo potessi romperlo, se trovassi il modo. Allora potrei tornare là fuori, a vivere.
'Secondo te ero una persona sola?' È una delle domande che mi sono posta l'altra notte visto che non riuscivo a dormire. A parte Luke e i miei che sono venuti solo quando mi sono svegliata nessun altro è venuto a trovarmi. Avevo altri amici prima oltre a Luke?
'Non penso che tu sia una persona sola, scommetto che hai un sacco di amici e persone là fuori che ti vogliono bene e che aspettano di rivederti'
'E allora perché non mi vengono a trovare?' le ho chiesto alzando lo sguardo dal piatto che non ho nemmeno toccato e guardandola.
'Te l'ho già spiegato prima, devi solo avere un po' di pazienza. Inoltre ti sei svegliata solamente da poco, vedrai che nei prossimi giorni verranno tante persone a farti visita' lo spero.
Mentre mi teneva ancora la mano con l'altra libera mi ha accarezzato una guancia.
'Pian piano con il tempo ricorderai, andrà tutto bene. Non piangere e fammi un bel sorriso'
a quelle parole un piccolo sorriso è comparso sul mio volto ormai rigato dalle lacrime.
Odio piangere, non so se prima lo facessi spesso o meno ma è davvero brutto. Mi fa sentire debole, fragile.
'Si sarà già raffreddata' ha detto facendo cenno col capo alla minestra.
'Tanto non l'avresti mangiata comunque immagino' ha preso il vassoio e l'ha rimesso sul carrello.
Poi se ne è andata senza aggiungere altro.
Adesso sono le quattro di pomeriggio. Mi sono addormentata di nuovo.
Al mio risveglio sono di nuovo sola tra quelle quattro mura bianche.
Un sospiro esce dalle mie labbra.
Ho bisogno di andare in bagno ma non so come fare, sono legata a tutti questi tubi e non penso sia il caso di provare a staccarli.
Decido di suonare il campanello, quello che mi ha indicato stamattina l'infermiera Susan. Provo lentamente ad alzarmi a sedere e poi con il braccio sinistro, quello libero dai tubi, schiaccio il pulsante.
Nel giro di nemmeno un minuto entrano due infermiere spalancando la porta. 'Cosa succede?' chiede una.
'Io ehm.. Avrei bisogno di andare in bagno' dico esitando un po'.
'E quindi per questo hai suonato il campanello delle emergenze?' chiede una delle due con un tono spaventosamente duro.
Non pensavo fosse così grave, dopotutto l'infermiera Susan mi aveva detto che se avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa avrei dovuto suonarlo e così ho fatto.
Mi mordo il labbro in imbarazzo guardandomi le gambe.
Poi una delle due preme un pulsante a lato del letto e questo comincia ad alzarsi in avanti.
Quando raggiungo una posizione abbastanza comoda per potermi alzare facilmente le due infermiere vengono ad aiutarmi.
Mi infilo le ciabattine a lato del letto che non avevo mai notato e poi mentre una mi sostiene per un fianco e l'altra prende il carrellino della flebo provo a camminare. E se non mi ricordassi come si fa?
Le due infermiere cominciano ad andare avanti lentamente e riesco a stare al passo. Allora non ho dimenticato proprio tutto.
Il problema è che sono molto debole, riesco a reggermi in piedi a fatica anche se l'infermiera mi sostiene.
Mi accompagnano in bagno, mi lasciano entrare da sola. Poi mi riaccompagnano nella mia stanza.
Ritorno a letto, ormai sono quasi le quattro e mezza. Il cielo comincia a scurirsi ma non c'è ancora nessuna traccia di Luke.

Remember Me | Luke Hemmings (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora