Appena aprii gli occhi, vidi l'orologio che segnava le 8 del mattino. Per mia fortuna il sonno decise di essermi amico quella notte.
Sentivo l'adrenalina e tutta l'energia mancante, dei giorni precedenti, scorrermi nelle vene come fosse puro ossigeno.
[Che fosse la speranza d'esser dimessa da quel luogo che percepivo come fonte di malessere e tristezza assoluta?]
E tale sensazione negativa, non fece altro che riportarmi a certi momenti della mia vita, che volentieri, avrei riposto nel dimenticatoio se solo fosse stato realmente utile ed efficace.
Ritrovandomi in tale circostanza l'ultima cosa che mi poteva esser utile era quella di ripercorrere gli ultimi anni della mia vita, tramite una linea del tempo mentale, che avrei elaborato nel giro di pochissimi secondi se solo lo avessi voluto.
Dunque, decisi di andar a cercare un dottore per ottenere maggiori informazioni sulla mia permanenza lì e poi sul mio stato di salute attuale, benché fosse notevolmente migliorato.
Scesi giù dal lettino d'ospedale un po' dolorante a causa dei dolori post operazione, e aprendo la porta, cercai di focalizzare bene dove fossero i dottori. Non vedendo nessuno nei paraggi, uscii direttamente alla ricerca di un medico.
Percorrendo il lungo corridoio d'un grigio spento e unanime, mi si accapponò la pelle.
Per mia sfortuna o forse fortuna, possedevo la capacità di percepire ciò che mi circondava in maniera maggiore, e con esso le emozioni che vi erano incluse.
["Possibile che nessun dottore sia qua in giro? Cos'è? Uno scherzo?", pensai tra me e me]
Dopo aver analizzato per filo e per segno tale corridoio, dal quale si percepivano mille emozioni, arrivai alla fine di esso e mi trovai dinanzi un medico, che mi guardò con aria un po' interdetta.
«Scusi signorina, posso sapere cosa sta facendo qui fuori? Non è il luogo in cui dovrebbe essere, lo sa?», mi disse.
["Come se mi piacesse andare in giro a fare piuttosto che una caccia al tesoro, una caccia al medico. Idiota", pensai]
«Sì, ne sono consapevole, ma sa com'è stae chiusa in una stanza non è ciò a cui più ambisco tantomeno bramo, di conseguenza stavo andando alla ricerca di un dottore, anzi a dirla tutta proprio di lei», risposi con una sfrontatezza senza eguali.
["Sei proprio una stupida con una faccia di bronzo Alaska. Complimenti", continuai a ripetermi]
«Mi dà filo da torcere signorina. Entriamo nella sua stanza e le spiegherò tutto», rispose con pacatezza.
Feci un cenno con la testa e lui, automaticamente appoggiò una mano per accompagnarmi dentro la mia cella (o così la definivo io).Una volta giunti in stanza, ci sedemmo sul letto ed io chiesi lui quali fossero le mie condizioni precise e quando esattamente mi avrebbero dimesso.
«Signorina Alaska, le sue condizioni sono notevolmente migliorate, benché prima di giungere a tal punto, il percorso sia stato piuttosto travagliato ed arduo.
Tuttavia deve star un altro po' a riposo visti i diversi traumi.
Sarà dimessa oggi pomeriggio. Ci sarà qualcuno che verrà a prenderla?».
«Nono, sono da sola», riposi seccamente.
«E allora chi è quell'uomo che giornalmente è venuto a chiedere e vedere quali fossero le sue condizioni?», domandò incuriosito.
«Un agente di polizia che mi ha assistito poco prima di giungere sino a qua, nulla più.
Dunque è venuto giorno per giorno. Realmente?», controbattei.
«Esattamente, signorina. Pensavo avesse una qualche relazione con costui, viste le sue continue visite. E che mi dice della ragazza dai capelli color corvino?»
["Ragazza dai capelli color corvino? Chi può esser...Amélie! Ecco chi è!", dissi a me stessa].
«Oh, beh, l'ho incontrata una volta sola prima dell'accaduto, della sparatoria, insomma. Avremmo dovuto parlare di alcune faccende private una volta finito il suo turno di lavoro, tuttavia viste le circostanze ciò non è stato possibile come potrà immaginare», risposi stupita.
«Capisco. Sarà meglio che mandi un'infermiera ad aiutarla a cambiarsi, dato che tra poco dovrà lasciare l'ospedale».
«Ma io non ho vestiti qui purtroppo. Come posso fare?», chiesi incerta.
«Quella ragazza di cui abbiamo appena parlato, le portato qualche vestito. Ecco come farà», rispose.
«Oh, d'accordo. Capisco».
Uscì dalla stanza, sorridendo.
Dopo circa 5 minuti entrò una dottoressa, molto giovane e bella, che mi sorrise nel più genuino e spontaneo dei modi.
Lieta di tale gentilezza, contraccambiai il sorriso.
«E così tu saresti la ragazza di cui tanto si è parlato? La cosidetta *guerriera*?», chiese con un tono cortese velato da un pizzico di ironia.
«Guerriera? Io? Credo di sì. Lieta di conoscerla», risposi.
«Il piacere è mio, sono la Dott.ssa Lightwood, lascia che l'aiuti», disse aiutandomi ad indossare i vestiti.
«Complimenti per la tua forza», aggiunse.
«Grazie mille. Davvero», risposi.
«Figurati, adesso devo andare. Tra poco faranno le ultime analisi, per verificare se tutti i tuoi valori si stiano stabilizzati; successivamente, verso il mezzogiorno ti porteranno il pranzo, poco dopo, verso le 16, sarai dimessa», disse uscendo dalla camera.
...
Erano già le 10:30, quando guardai nuovamente l'orologio ed un dottore poc'anzi era entrato per un ultimo prelievo del mio sangue per constatare la mia salute. Salute che a mio avviso era florida e vigorosa.
Per ammazzare il tempo presi una delle tante riviste che mi furono portate, ed iniziai a leggerne ogni singola pagina.
Solo così le dodici, insieme al mio pranzo arrivarono in un arco di tempo, apparentemente breve, sebbene fosse passata un'ora e mezza, in realtà.Dopo aver gustato un pranzo "accettabile" e "concreto", si sedetti sulla poltrona di pelle situata all'angolo della mia camera, nell'attesa degli ultimi risultati e delle 16.
Questi ultimi non tardarono ad arrivare, e fortunatamente tutti con un esito più che positivo.
["Alla faccia di chi dice che sono una Checca", dissi ridendo ad alta voce].
Alle 16 in punto, entrò puntuale come un orologio svizzero il dottore di prima, che lietamente mi annunciò d'esser dimessa, tuttavia sottolineando che avrei dovuto far cautela per qualche altro giorno.
...
ARIA, LIBERTÀ!
Quant'è bella e sottovalutata la libertà, la gioia di poter respirare a pieni polmoni aria fresca.
Tanto scontate quanto importanti tali cose, a mia detta.
Libertà e gioia di cui avrei goduto fino all'ultimo e che non avrei mai dato per scontato.
Canticchiando qualche canzone qua e là, improvvisamente mi fermai.
["Dove accidenti è la mia borsa? In ospedale non c'era!...
E se fosse stata presa come oggetto della scena del crimine? Oh, mio dio, sul serio?" brontolai ad alta voce].Dolorante iniziai a correre, nella speranza che le uniche cose che avevo non fossero andate perdute.
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L'Alaska dimenticata.
FantasyAlaska, essere angelico di 19 anni-luce, verrà catapultata, sottoforma di cometa, nella terra in veste di umana, portando con sé una missione specifica: Salvare l'umanità e le sorti d'un mondo che sembra non aver più alcuna speranza. «Pensi di pot...