Sentii di non avere più il controllo del mio corpo; come se da lì a poco qualcosa di non premeditato sarebbe successo.
Il mio corpo iniziò a dolere in una maniera indescrivibile, senza eguali. Un bruciore, tanto forte da ricordare i meandri più profondi degli inferi, iniziò a pervadere ogni cellula del mio corpo, momentaneamente sofferente.
["Cosa diavolo sta succedendo Alaska? Prova a mantenere il controllo, calmati "]
Ma non fui capace di farlo. In alcun modo.
Iniziai a contorcermi per il troppo fastidio e senza rendermene conto, e volerlo, iniziai a gridare.
«Alaska, che sta succedendo? Cosa senti?»
«Non lo so Parrish, fa tanto male, tantis...»D'improvviso, emanai una luce bianco puro, d'un bagliore, quasi accecante.
La mia massa corporea, assunse un qualsiasi aspetto fuorché quello con sembianza umana.
«Al... tutto ciò non è possibile. Tu, non è possibile.
Questa è una chiara manifestazione, della tua aura angelica. D'un Jackel, in particolar modo.
Adesso tutto mi è chiaro. La strana sensazione provata sinora non era casuale; in alcun modo. Indicava l'inizio del nostro legame spirituale.
Ecco perché non riuscivo a starti lontano; semplicemente non era possibile».
Fu lì che, anch'esso iniziò ad emanare un'aurea angelica, blu cobalto.
Dalle nostre schiene, fuoriuscirono, delle ali, del corrispettivo colore delle nostre aure e fu così che i nostri piedi non toccarono più terra.
Le nostre ali, non ci permisero più di toccare il suolo. Stavamo letteralmente volando.
Non volontariamente, queste ultime si ritrovarono le une di fronte le altre, e noi, di conseguenza, schiena contro schiena; per così dire.In quell'esatto istante compresi come fosse possibile un legame spirituale, anche sulla Terra e di come fosse diverso, oltre che doloroso, rispetto a Marte.
Tuttavia, non riuscii a capire il perché della sua aura color cobalto. Ciò stava ad indicare solo una cosa: vi era un'altra specie Angelica oltre le altre da me conosciute, e specialmente oltre me, che ero il più puro dei Jackel, della quale non ero a conoscenza.
I Jackel, rappresentavano la razza angelica più pura e dal cuore nobile.["Mi sembra così surreale tutto ciò"]
Assorta tra le mie riflessioni e quesiti amletici, venni interrotta quando le aure, che i nostri rispettivi corpi emanavano, iniziarono ad formarne una sola, che diede vita ad un colore a dir poco 'mozzafiato'.
Il colore più vicino a quello ignoto era il ciano. Un ciano dalle mille sfumature.
Contemporaneamente la nostra aura, si andò espandendo in tutta la camera.
«Cosa sei Parrish? Tu non sei come me. Non ho mai visto qualcosa di simile. Che specie angelica sei?»
«Sono un BlueHerz. Appartengo alla specie angelica dei più forti»
«Cosa fai qui, tu? E da dove vieni?»
«Vengo da Urano, ma son l'unico della mia specie a possedere una forza inarrestabile. Sono stato, per questa ragione, mandato qua, viste le sorti del pianeta Terra da quando il capo del male ha preso le redini»
«Sono anch'io per questo, qui. Com'è possibile che nessuno dei due sapesse dell'esistenza dell'altro?»
«Non lo so Al. So, tuttavia, che tu ed io portiamo sulle spalle un carico enorme e che le sorti della Terra, sono nelle nostre mani»
«Al girati, guardami»
Obbedii.
In un millisecondo, sentii come mille legamenti snodarsi tra loro, pur non facendolo effettivamente visto il legame appena stabilito.
L'aura cobalto non cessò di donare alla camera uno spettacolo piacevole per gli occhi.
Le nostre ali, non erano più l'una contro l'altra.
Mi voltai verso Parrish, che una volta ritrovatosi dinanzi me, sembrò emanare una quantità di felicità e sollievo infinito.
«Parr, perché mi hai fatto voltare?»
«Innanzitutto ti ho chiesto di far ciò per constatare se il nostro legame spirituale fosse giunto a termine, e poi per osservare, con cura e precisione, quali fossero le tue reali sembianze.
Santo cielo Al, sei bellissima. E non so come, né perché riesco a percepire qualsiasi emozione provata da te sino a questo momento. Gioia, dolore, rabbia. Ma soprattutto sento la tua forza, che sembra affluire in te come fosse DNA.
È come se la mia mente proiettasse tutta la tua vita in immagini e sensazioni, indescrivibili.»
Due lacrime mi rigarono le gote.
Le sue parole, scandite una per una sembrarono esser state fonte di una voragine che mi avrebbe portato solo da una parte: Nel passato.
«Al, scusami. Non era mia intenzione»
«No, non scusarti. Non c'è nulla che io debba scusarti. Quindi smettila», risposi con fare quasi scettico.
Avvicinò la sua mano al mio viso, e con fare pacato e quasi automatico, asciugò le mie gocce di pianto.
Poi, prese la mia mano, e la strinse forte.
«Non devi Parr...»
Mi interruppe: «Sta zitta Al, per una buona volta. Te ne prego» e mi avvicinò a sé, dando vita ad un abbraccio che sembrò essere eterno.
I nostri piedi toccarono il suolo in quell'esatto momento ed entrambi perdemmo l'equilibrio, cadendo per terra l'uno sopra l'altro.
Scoppiò in una fragorosa risata ed io iniziai a ridere insieme a lui, come una bambina.
«Roba da matti! Dopo la creazione d'un legame inesplicabilmente profondo, ed attimi d'intimità tra me e te, com'è che deve concludersi il tutto? Con me e te poggiati al suolo e tu sopra di me»
Gli tirai uno schiaffetto.
«Come se fosse stato volontario il fatto di ritrovarmi sopra te», sbuffai alzandomi.
«Sto scherzando Alaska, su. Umorismo!»
Lo guardai in cagnesco per pochi istanti e lui ricominciò a ridere.
["DEFICIENTE", dissi tra me e me].
Tutto tornò alla normalità, con un'unica differenza: sentii vacillare tutte le forze, una ad una.
«So che stai pensando qualcosa, hai dimenticato che adesso riesco a comprendere quasi totalmente tutto ciò che ti riguarda e che riesco a leggere tra le tue righe?»
«Oh, vai al diavolo Parrish. Sei fastidioso. Posso andare a dormire adesso?».
«Sì, andiamo. È troppo tardi principessina. Domani non ti alzi principessina»
«Pff. Coglione»
Mi diressi verso il letto, e lui dietro me.
«Che ne è del tuo sacco a pelo?», chiesi con fare sospettoso.
«Vorrei dormire al tuo fianco stanotte. Specialmente dopo tutto ciò che è successo»
«È una stupida scusante, non è così?»
«No, è la verità Al»
«Smettila di chiamarmi Al. Comunque sia, fà come vuoi. La casa è tua, come anche questo letto. Non sono nessuno in fin dei conti per dettare legge in un luogo che non mi appartiene. Ma stai a debita distanza»
«Okay.. Al.», disse ridacchiando.
«Buonanotte», aggiunse .
["La finirà mai d'esser così fastidioso? "]Mi sdraiai su un fianco dandogli le spalle, e lui vicino me, rivolto verso il mio dorso.
Con una mano, sfiorò appena il mio fianco, e per un attimo pensai di scattare sulla difensiva, com'ero solita fare, ma decisi di lasciar perdere.
Proprio in quell'istante, attenzionai il ritmo del mio cardio e sentii il battito aumentare, quasi come se fosse un motivetto crescente.
Non ero solita provare qualcosa, per qualcuno. Qualcosa che andasse oltre un semplice affetto... e sentire accrescere in me una strana sensazione, che sembrava voler scavalcare le mura di cui il mio cuore si era circondato, per protezione.
Vi era dentro me qualcosa che stava cambiando e nascendo, volontariamente o meno.
Ed io, Alaska non ero completamente pronta a ciò.
Le mura da me costruite con la più assoluta cura, sembravano esser tanto fragili dinanzi la presenza di Parrish.
Forse, avrei dovuto ammetterlo a me stessa e per una volta non negare l'evidenza, tangibile, che mi si poneva davanti gli occhi.
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L'Alaska dimenticata.
FantasyAlaska, essere angelico di 19 anni-luce, verrà catapultata, sottoforma di cometa, nella terra in veste di umana, portando con sé una missione specifica: Salvare l'umanità e le sorti d'un mondo che sembra non aver più alcuna speranza. «Pensi di pot...