Ninth part.

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Corsi, corsi per non so quanti chilometri con la più ferma convinzione di sapermi orientare, e di ricordare la strada pur essendovi passata  una volta sola.
Credo che più che convinzione, ciò che in quel momento provai era una forte speranza.
Sperai con tutto il mio cuore di non aver perduto i pochi averi che fui in grado di possedere solo grazie alle mie forze.
[Come sempre d'altronde]
Il mio pensiero in particolar modo era rivolto alla mia moto ed alle chiavi di casa. Come avrei fatto senza esse?
["BASTA ALASKA! SMETTILA! Cessa di far la sciocca e chiedi informazioni, senza girar a vuoto;  e soprattutto non lasciarti prendere dal panico. Andrà tutto bene!", urlò con tono ammonente una vocina nella mia testa].
Smisi di correre a vuoto ed iniziai a guardarmi intorno alla ricerca di qualcuno a cui poter chiedere spiegazioni su come poter giungere a destinazione.
Guardai a destra, ma nessuna traccia.
Guardai a sinistra, ma niente. Davanti a me non vi era nulla. Dunque l'unica speranza risiedeva dietro me.
Mi voltai lentamente, compiendo un mezzo giro su me stessa, e vidi una coppietta di anziani che camminando, a passo più che agiato e mano nella mano, si avvicinavano sempre più a me.
Per non perdere ulteriore tempo, visto il loro passo, decisi di accelerare il mio e di piazzarmi dinanzi loro.
Così feci.
I due, che sembrarono essere in tutt'altro posto fuorché qui sulla terra, alla mia vista, fecero all'unisono un balzo all'indietro per lo spavento.
«Vi chiedo scusa,non era mia intenzione scatenare in voi tale spavento», dissi sorridendo.
«Oh,non ti preoccupare bella signorina. Siamo pur sempre anziani noi, sobbalziamo per la minima cosa. Hai bisogno di qualcosa?», disse la signora anziana che mi riportò, involontariamente, alla mente qualcuno.
["Chissà chi sarà mai!", pensai]
Tuttavia quello non era il momento adatto per pensare, dunque risposi immediatamente.
«Beh, sì in realta. Avrei bisogno di sapere dove si trova il distretto di polizia di Forks. Il prima possibile. Devo andare lì», riplicai.
«Beh, è un po' lontano da qui, se vuoi ti possiamo portare direttamente lì in vettura; il nostro negozio è locato nei paraggi», disse l'anziano signore.
«Oh,nono non si preoccupi. Grazie mille per la gentilezza, ma basteranno delle semplici indicazioni», replicai.
«Insistiamo. Oltretutto non sembri essere di qui. C'è qualcosa di diverso in te, ed è percepibile, dunque insistiamo per darti una mano», replicò la moglie, con tono determinato.
["Chi non accetta non merita Alaska, l'hai per caso scordato?", disse ridendo una vocina nella mia testa]
«D'accordo. Vi ringrazio immensamente pet la gentilezza. Permettete che mi presenti. Sono Alaska. Alaska Greylight.»
«Noi siamo Al e Rose Weight, piacere nostro», affermò l'anziano uomo gentile.
Ci avviammo insieme verso la loro vettura, che scoprii successivamente essere una macchina d'epoca ammirabile.
Salii sull'antica vettura, dall'odore notabile, e mentre la coppia scambiava qualche chiacchere, io guardai dal finestrino.
Vi erano tratti con enormi palazzi, somiglianti quasi a quelli delle grandi città come New York o Istanbul, per la loro grandezza e maestosità, tuttavia osservandoli era percepibile il fatto che non fossero nuovi bensì esistenti da qualche anno a quella parte.
In parallelo vi erano dei tratti in cui la strada  prendeva le sembianze di un'enorme e fitta foresta, dall'aspetto un po' tetro.
Solo a quel punto realizzai che, benché avessi un ottimo senso dell'orientamento, in tale luogo avrei avuto una grande probabilità di smarrirmi. 

Ringrazai allora nuovamente l'anziana coppietta che replicò dicendo che eravamo quasi giunti a destinazione.
Ho sempre apprezzato qualsiasi particolare del mondo terrestre, osservato qualsiasi cosa nel silenzio più assoluto per apprendere qualcosa, tuttavia successivamente al mio "soggiorno" in ospedale, in me si accese un ulteriore senso di apprezzamento verso il mondo esterno, a dispetto delle mille ragioni che mi consigliavano continuamente di accennare a far il contrario.
Ma in fondo, gli altri non erano a conoscenza di ciò di cui io invece ero al corrente, fin troppo bene.
I miei pensieri vennero interrotti dalla voce di Al:
«Alaska, siamo giunti a destinazione. Il nostro negozio è due traverse dopo, dunque se mai volessi passare, sappi che saresti la benvenuta».
«Oh, grazie mille! Passerò sicuramente!
A presto signori Weight!» affermai sorridendo, una volta scesa dalla vettura.

Con passo svelto mi avviai verso la stazione di polizia, dove speravo risiedessero i miei beni più preziosi.
Sentii l'ansia crescere, e quest'ultima si placò solamente quando, senza nemmeno che me ne accorgessi, mi ritrovai dentro la stazione di polizia.
Tutti mi fissarono, appena misi piede dentro.
«Cosa c'è da guardare? Non è uno spettacolo teatrale, avrei bisogno d'aiuto!», piagnucolai.
Dinanzi me si piazzò un uomo alto, sulla cinquantina che individuai come il capo sceriffo, che rispose:
«Sono il capo del distretto di polizia, mi chiamo Dalton, come posso aiutarti?».
«Sono Alaska Greylight, quasi una ventina di giorni fa, vi è stata una sparatoria da Starbucks, sono stata ferita ed un suo collega, Parrish, sa chi sono ed ha seguito il mio percorso di riabilitazione.
Quel giorno, essendo stata ferita e non capace di intendere e volere, ho lasciato tutto lì. Potrebbe dirmi che fine ha fatto la mia roba e la mia Z900?», spiegai.
«Oh, sì! Attendevo di aver un colloquio con lei, prima o poi viste le più che ambigue testimonianze su ciò che lei ha fatto. Mi segua nel mio ufficio», affermò con un sorriso compiaciuto.
["Come spiegherò tutto ciò adesso? Pensa! Pensa bene!", dissi a me stessa].

Una volta giunti nel suo ufficio, l'agente Dalton, mi invitò a sedere e così feci.
«Dunque, signorina Greylight, vi sono delle testimonianze riguardo il suo operato in quel giorno. Tutti, nessun presente escluso, mi hanno riferito che successivamente a delle sue grida, tutte le finestre e le porte sono andate in frantumi e che i mal viventi hanno perso i sensi, sino al nostro arrivo.
Potrebbe spiegarmi queste assurde testimonianze?», disse.
«Io non ho idea di come ciò sia stato possibile, in alcun modo, tuttavia ho agito d'istinto provando a difendere i presenti con ciò che potevo; fallendo tuttavia. Lo sparo ne è la prova. Le mie grida sono state solo una conseguenza di ciò e sicuramente tutti, al mio posto avrebbero urlato.
Ergo, cosa vi è di strano agente?» replicai, difendendo la mia tesi.
«Non credo tutto ciò umanamente possibile o un semplice fattore del destino, sinceramente parlando signorina Alaska.
Mi preme tuttavia sottolineare un'ultima cosa e farle una proposta», affermò.
«Ossia?», risposi perplessa.
«Lei ha salvato le vite di tutti coloro che erano all'interno di Starbucks, che sia per un fattore umanamente spiegabile o meno. Oltre ciò, dalla sua azione e dal suo modo di replicare alle mie affermazioni o domande, si evince coraggio e forza.
Le andrebbe dunque di lavorare con noi?».

Il sangue sembrò non arrivare al cervello e le parole essere gettate al vento.
Non era ciò che avrei immaginato.
Le mie pliche non vollero emettere alcun suono per via dell'improvvisa proposta, significativa per la mia vita.

Ma cosa avrei dovuto scegliere? Se fossi entrata, quali sarebbero stati i vantaggi? E quali gli svantaggi?
E soprattutto, come avrei potuto spiegare  un fenomeno simile a quello accaduto in precedenza, se si fosse verificato nuovamente?

L'Alaska dimenticata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora