La mattina dopo, Jimin si era risvegliato con uno strano mal di testa, e una voglia di andare a scuola totalmente inesistente.Aveva aperto gli occhi, feriti da un raggio di sole accecante filtrato dalla finestra, e aveva sbadigliato, sperando di poter rimanere avvinghiato alle sue morbide coperte ancora per qualche minuto.
Ma fu la voce assordante di sua madre a farlo tornare alla realtà, e a fargli capire di doversi dare una mossa per non fare tardi.«Forza amore, arriverai in super ritardo se non ti sbrighi!» gli urlò la donna dal piano di sotto, probabilmente intenta a preparare la colazione al suo amato bambino.
Jimin si sentiva sfinito, confuso.
Non ricordava molto della sera precedente, o di ciò che avesse fatto dopo aver finito i compiti.
Quei dannati esercizi di matematica l'avevano lasciato così tanto stanco da farlo addormentare subito, e pensò che fosse proprio per questo che non riusciva a concentrarsi nel rimembrare cosa avesse fatto.Così, dopo essersi sorbito altri due richiami da sua madre, si decise ad andare a lavarsi e vestirsi, non del tutto pronto per affrontare un nuovo giorno.
«Attento a non prenderti un raffreddore, fuori fa freddo ormai» si raccomandò la donna non appena vide suo figlio scendere dalle scale insonnacchiato e distratto, porgendogli di seguito la sua sciarpa e un contenitore di muffin alla banana appena sfornati.
«Sì mamma, non ti preoccupare. Ci vediamo dopo» Jimin le lasciò un bacio sulla guancia, prima di avviarsi controvoglia verso la prigione in cui era costretto a passare metà della sua giornata.
E menomale che si era premurato di indossare vestiti belli pesanti, perché una volta uscito di casa si accorse che l'aria era veramente gelida.Voleva prendere il pullman?
No, era troppo tardi.
Jimin decise che sarebbe andato a piedi, così nel frattempo avrebbe cercato anche di riscaldarsi un po'.Camminava e nel mentre pensava a quello che gli sarebbe aspettato una volta giunto.
Due strazianti ore di giapponese, e altrettante lezioni a cui lui non era minimamente interessato.
Ma, come al solito, si diceva tra sé e sé che mancava sempre meno, e che avrebbe presto abbandonato quel posto in cui non aveva la possibilità di essere se stesso, e di imparare con piacere.Dieci minuti tra pensieri e fantasie varie, che già si trovò davanti al cortile principale, in attesa che il portone si aprisse per dare ufficialmente inizio a quella che si prospettava un'orribile giornata.
Si fece spazio tra tutti gli studenti accalcati all'entrata, i quali non facevano altro che spintonarlo maleducatamente senza nessun rispetto.
E Jimin ci passò oltre, perché ormai non gli importava più nulla.
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HEAVENLY ; vmin
Fanfiction天上的。 Jimin credeva alle favole. Taehyung non proprio. completed: 27/08/2019