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Dopo quello sguardo intenso e complice, ci volle giusto qualche minuto prima che Jimin riuscisse a liberarsi dei suoi genitori e della ragazza del castano, salutandoli prima tutti adeguatamente

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Dopo quello sguardo intenso e complice, ci volle giusto qualche minuto prima che Jimin riuscisse a liberarsi dei suoi genitori e della ragazza del castano, salutandoli prima tutti adeguatamente.
Dopo aver dato un bacio della buonanotte a sua madre e suo padre, il piccoletto fece un occhiolino al maggiore per attirare la sua attenzione, così da fargli capire di salire al piano di sopra, per parlare.

E Taehyung, seppure in quel momento si sentiva come se stesse tradendo le persone attorno a lui, si scusò con tutti i presenti dicendo di dover andare al bagno, e che si sarebbe sbrigato in meno di pochi minuti.
Ma la sua meta era del tutto differente dalla toilette, perché, prese le scale, si avviò in fretta verso la camera del più piccolo, chiudendosi la porta alla spalle una volta entrato quatto quatto.

Anche lui non lo vedeva da tante ore, ma voleva fermamente spiegargli tutto ciò che fosse successo la notte passata, qualora il minore non se lo fosse ricordato per la mente ancora offuscata.
Era stato un equivoco bello grosso, e non si sarebbe dovuto ripetere mai più.

Ma, se Taehyung entrò convinto delle sue precedenti intenzioni, ciò che fece, al contrario, fu tutta un'altra cosa.
Non appena vide le macchie violacee sparse sulle guance del bianco, si fiondò su di lui per analizzare meglio il suo volto ferito e i colpi volutamente nascosti con dello scarso correttore.
Non le aveva notate in soggiorno, a causa della luce fioca del lampadario piazzato all'ingresso.
Ma con le luci della sua stanza, quei lividi si vedevano eccome.

Passò un dito sulle macchie causate da svariati pugni e schiaffi, scrutando successivamente gli occhi di Jimin che erano abbassati per la vergogna, rivolti a guardare i suoi piedi.

«Jimin, che cosa ti è successo?» chiese il maggiore cautamente, cercando di ottenere risposte pigiando i giusti tasti.

Il nominato non si pronunciò, almeno non subito.
Continuava a guardare per terra, con l'espressione più apatica del mondo, forse in cerca di qualcosa da dire.

E Taehyung allora fu costretto a prendere il suo mento e fargli alzare lo sguardo, venendo a contatto con i suoi occhi scuri e pieni di cose mai rivelate.
Jimin era un vero mistero, a detta sua.

«Sono stati di nuovo loro?» chiese duramente per la seconda volta, sperando così di guadagnarsi qualche spiegazione.

«Non ha importanza adesso» affermò prontamente il più piccolo, roteando gli occhi con aria scocciata.

«Come sarebbe? Jimin guardati, sei-...»

«Sì, lo so. Sono rotto dalla testa ai piedi, ma ora non mi frega un cazzo, non è di questo che voglio discutere» alzò il tono, facendosi sempre più serio, e acquistando sempre più coraggio nel parlare.

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