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«Vuoi una fetta di torta? Mamma l'ha sfornata stamattina» Jimin posizionò davanti agli occhi del maggiore un grande vassoio con due porzioni sopra, e una teiera con del té caldo allo zenzero

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«Vuoi una fetta di torta? Mamma l'ha sfornata stamattina» Jimin posizionò davanti agli occhi del maggiore un grande vassoio con due porzioni sopra, e una teiera con del té caldo allo zenzero.

«Certo, se la mangi anche tu» sorrise quello, riferendosi allo scorso avvenimento delle ciambelle.

«Già, ne prenderò un po'» acconsentì il minore, sentendosi ancora a disagio.
Non sapeva come parlare con Taehyung, qualsiasi cosa dicesse gli sembrava stupida e troppo infantile, e per niente alla sua portata.

«Non avevo dubbi che fosse alla fragola, ma la mangerò comunque» rise il castano, ricordandosi che quello era proprio il frutto più amato da Jimin.

«Non te ne pentirai, te l'ho già
detto... le fragole sono buonissime» affermò il più piccolo, con la bocca piena di crema e pan di spagna, e le guance paffute e felici.

«Hai ragione, non sono malissimo» lo compiacque poi il maggiore, prendendo un boccone e un grosso sorso dalla sua tazza.

Jimin restò a fissarlo per qualche minuto.
Restò ad osservare le sue labbra rossastre che si poggiavano cautamente sul bordo, per poi spostarsi sulla fetta di dolce.
Restò a guardare attentamente i suoi occhi, sempre più belli e sempre più ipnotici, fino a quando non si accorse che in quel momento, le iridi azzurrine che tanto venerava si erano concentrate su di lui.

Distolse immediatamente lo sguardo, tornando a mangiare e a bere come se non fosse successo nulla, mentre il castano nascose un sorriso sotto i baffi, essendosi accorto dello sguardo di Jimin poco prima posato su di lui.

«Allora... c-che cosa vorresti fare?» azzardò il bianco, cercando di proporre qualcosa per trascorrere le ore più velocemente.

«Non saprei» gli rispose l'altro, che nel mentre continuava a gustarsi la sua fetta.

«Ti va di vedere la televisione, oppure giocare a qualche videogioco? Non so, mettiti comodo se vuoi, io posso starmene in camera mia... ecco» disse Jimin, passandosi una mano tra il ciuffo ribelle di capelli che si era ritrovato quel giorno.

«Non essere ridicolo, ti ricordo che è casa tua questa» rise il castano, trovando l'insicurezza del più piccolo davvero adorabile.

«E poi... non hai da studiare oggi pomeriggio? Potrei aiutarti con i compiti, se mi è rimasto ancora qualcosa nel cervello di tutto quello che ho combinato in quindici miseri anni di scuola» propose poi.

«...Non ce n'è bisogno, non vorrei che ti annoiassi» Jimin sapeva bene che fosse molto noioso, e non capiva perché il maggiore si fosse offerto di aiutarlo.
Più per gentilezza che per voglia, probabilmente.

HEAVENLY ; vmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora