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Le persone che mollano non sono deboli, sono stanche. Hanno il cuore triste, gli occhi lucidi e la mente consumata

«Credo di essermi innamorata», esordì Luna raggiungendo me e Aurora per la ricreazione. 

Non riuscii a fare a meno di ridacchiare «Tu ti innamori un giorno sì e l'altro pure», le feci notare divertita, «e sempre di persone diverse».

«Questa volta sul serio», giurò senza tentennamenti, «è alto, moro e ha un sorriso bellissimo», sospirò con aria sognante.

Margherita le si affiancò alzando gli occhi al cielo mentre beveva un succo alla pesca.

Quelle scene erano una sottospecie di costante. Luna proclamava amore eterno nei confronti di un qualche essere umano e Margherita si occupava di smorzare il suo entusiasmo in meno di tre secondi. Un loro classico. 

«Dove l'hai conosciuto?», domandò Aurora.

«In realtà non si può dire che l'abbia esattamente conosciuto», proseguì la bionda con molto meno entusiasmo di quanto avesse precedentemente.

«Non sa nemmeno come si chiama», puntualizzò Margherita con fare stizzito, «e questo perché ha visto una sola volta il fatidico ragazzo del quale dovrebbe essersi innamorata. Più precisamente due minuti fa mentre riforniva le macchinette al piano di sotto», ci aggiornò iniziando a giocherellare con la cannuccia.

Non mi sarei aspettata nient'altro da Luna.

Era sempre stata un'inguaribile romantica e venerava chiunque le sorridesse appena.

Avevamo sempre definito cotte provvisorie quei suoi innamoramenti. Le piaceva un ragazzo per massimo due settimane, difficilmente succedeva qualcosa di serio e poi passava al successivo. Si fissava su un piccolo particolare, facendo girare tutto il suo mondo attorno ad esso.

Sembrava quasi si divertisse a rincorrere l'amore senza però impegnarsi davvero. Cercava di compiacere chiunque le stesse accanto, inscenando un teatrino che spesso la portava ad essere quella che non era. 

«Si chiama colpo di fulmine, rompipalle», sbottò nei confronti della scettica al suo fianco, incrociando le braccia al petto.

«Sembri Tommasi quando spari queste cazzate», continuò la rossa, l'aria di chi si sarebbe tagliata un dito piuttosto che avere a che fare con il romanticismo. 

«Non sono assolutamente cazzate!», andò sulla difensiva. «E poi, giusto per essere chiara, non mi aspetto che una cinica come te possa capire cosa vuol dire provare dei sentimenti», replicò piccata.

«Preferisco non provare sentimenti a vita piuttosto che continuare a proclamare di essere innamorata di sconosciuti».

Luna socchiuse lievemente la bocca prima di ripagarla con la stessa moneta. «Tu hai davvero bisogno di una scopata», la sfidò con lo sguardo, «potrebbe essere l'unica cosa in grado di ammorbidirti. Anche se, ora che ci penso, una sola non sarebbe sufficiente».

Il loro rapporto era strano, peggio di una corsa sulle montagne russe.

Non mi sarei mai spiegata secondo quale logica aliena si insultassero a vicenda ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, essendo comunque così legate. Vi era qualcosa di incomprensibile nel loro starsi accanto. Un qualcosa che solo loro capivano.

Io ed Aurora le osservammo ridacchiando. 

Almeno fino a quando Samuele non ci raggiunse. Improvvisamente il loro piccolo litigio si bloccò e i loro sguardi saettarono diverse volte da me a lui.

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora