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Possiamo annullare una parte di noi e andare avanti, ma il corpo ha una memoria infallibile

Mi ci vollero tre giornate intere per riprendermi.

La febbre scese lentamente e, pian piano, riacquistai le facoltà fisiche che mi permisero quantomeno di stare sveglia per più di sei ore consecutive. Non mi sentivo totalmente in salute, ma almeno riuscivo a percepire e gestire ogni parte del mio corpo. 

Nonostante mi fossi rimessa in sesto, avevo la perenne sensazione che un auto mi avesse travolto. Più e più volte. Lasciandomi senza fiato, in cerca di una via d'uscita dove non ve ne erano.

Nelle mie giornate di assenza da scuola, Samuele tornò sui suoi passi.

Si interessò al mio stato di salute, mi venne a trovare un paio di volte e mi scrisse come se nulla fosse. Lasciò semplicemente il passato nel passato e si concentrò sul futuro. 

Funzionava sempre così.

Litigavamo, ci insultavamo, ci urlavamo contro, e poi ci si passava sopra. Non ci si soffermava sulle cause di quelle discussioni e non si affrontava quella situazione che ci stava, giorno dopo giorno, mettendo sempre più in ginocchio. 

Quella volta però fu diversa. 

Feci fatica a lasciar correre come ero sempre stata abituata a fare. 

Sentivo una morsa allo stomaco ogni volta che mi stava accanto. Tutto ciò che non era stato detto mi ribolliva nel sangue e nella mente. Non avrei potuto ignorare quei problemi per sempre. 

La consapevolezza di dover mettere un punto fermo alla nostra relazione iniziò a farsi spazio dentro di me, andando a distruggere ogni mia certezza. 

Distrutta fisicamente e moralmente, arrivai ad una conclusione. Dovevo compiere un passo per il quale non ero pronta. 

Non ero certa di possedere abbastanza coraggio per agire.

Non credevo di riuscire ad allontanarmi volontariamente, permettendo ai miei timori di prendere il sopravvento. Non volevo ritrovarmi in prima persona a dover vivere quel distacco che avevo percepito con il divorzio dei miei genitori.

Avevo una paura folle di perderlo per sempre. Di perdere quella persona che, un tempo, era stata la ragione della mia felicità. 

Mi convinsi così che una pausa potesse essere la scelta migliore per entrambi. E volevo parlargliene il prima possibile.

Fu per quel motivo che passai le prime tre ore di quel giovedì cupo e triste, battendo il piede a terra con un ritmo estenuante.

Ero nervosa e non stavo minimamente ascoltando le parole dei professori. Mordevo distrattamente il tappo della penna, vizio che non avrei voluto avere, mentre mi figuravo una serie di scenari che si sarebbero potuti realizzare.

Volevo parlare con Samuele prima dell'inizio delle lezioni, tuttavia il suo ritardo fece in modo che ciò non potesse mai avvenire.

Passai ogni straziante minuto di quella mattinata a chiedermi come mai le cose fra di noi si fossero complicate così tanto. 

Partendo dalla mia relazione con Samuele, finii a pensare nuovamente a Mirko. Realizzai una specie di parallelismo inconscio. Inutile dire che l'agitazione che mi stava divorando si alimentò. 

Quel ragazzo non aveva smesso un solo instante di impicciarsi. Partendo dal pomeriggio nel quale si era presentato senza preavviso a casa mia. 

Tentai più volte di farlo andare via, purtroppo però non riuscii a farlo ragionare. Si fermò ore intere, sdraiato al mio fianco e blaterando cose senza senso. 

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora