Vali troppo per essere l'ogni tanto di qualcuno
Avevo passato tutto il pomeriggio a studiare, e l'allenamento della sera mi aveva stremato. Varcai la soglia di casa alle otto e mezza, provata da quella giornata.
Gettai il borsone a terra e mi diressi in bagno per fare una doccia.
Rimasi sotto il getto d'acqua bollente forse fin troppo a lungo. Quando uscii, la mia pelle era arrossata e sentivo come se tutta la mia voglia di vivere mi fosse stata risucchiata dal corpo. Spazzolai i capelli e li tamponai con un asciugamano mentre osservavo il mio riflesso nello specchio.
Avevo un'aria stanca.
Misi il pigiama e tornai a recuperare il borsone. Reprimendo una smorfia per il pessimo odore, afferrai la tuta al suo interno e raggiunsi la lavanderia. Feci partire un ciclo di lavaggio e mi avviai in cucina.
La situazione del frigo non era cambiata dall'ora di pranzo e la scelta per la cena non era così ampia. Afferrai delle uova, un po' di verdura e preparai una frittata con i più svariati colori e alimenti.
Era commestibile perlomeno.
Mangiai in salotto davanti alla televisione, ben consapevole che mia mamma non sarebbe tornata poi così presto.
Mi aveva avvisato all'ultimo che doveva presenziare ad un evento di sponsorizzazione per una nuova trovata pubblicitaria. Generalmente tali occasioni le permettevano di rientrare solo dopo la mezzanotte.
Una volta cenato mi preoccupai di sistemare tutto all'interno della lavastoviglie.
Stavo per raggiungere la mia camera quando suonò il campanello. Visto che avevo già provveduto a chiudere gli scuri delle finestre, fui costretta a tornare indietro e utilizzare il citofono.
«Chi è?», domandai svogliatamente.
Nonostante l'orario, speravo fosse un venditore porta a porta di Folletti da poter mandare via in pochi istanti. Mi si stavano chiudendo gli occhi e volevo dormire.
«Il povero ragazzo che hai rifiutato crudelmente».
Non aprii. «Che palle!», sbottai d'istinto alzando gli occhi al cielo, «che diamine ci fai qui, Mirko?».
Quel giorno mi aveva esaurito psicologicamente e fisicamente. Volevo solo un po' di pace. da tutto e da tutti. Lui compreso. Anzi, soprattutto da lui.
«Aprimi e lo scoprirai», cantilenò allegro, illudendosi che avrei seriamente potuto dargli retta.
«Sono stanca, vai a casa».
Mi allontanai al citofono, sbadigliando rumorosamente e camminando a passo trascinato verso la camera da letto. Mi sarei volentieri rifugiata sotto le coperte se solo qualcuno non avesse iniziato a bussare alla porta d'ingresso.
Mi voltai a rallentatore, sperando di essermi sbagliata. Quel rumore tuttavia si ripeté. Con una certa insistenza. Incredibile.
Avanzai a passi decisi, pronta a sbatterlo fuori a calci in culo, se necessario.
Cosa non capiva?
Non credevo fosse così complicato concepire come la lettera n e la lettera o potessero fondersi e formare la sillaba no. Ed ero piuttosto certa che la sua lingua nativa fosse l'italiano, pertanto non avrebbe dovuto avere alcun problema nell'interpretare le mie parole.
Feci un giro di chiavi ed aprii di scatto. «Hai seriamente scavalcato il cancelletto?», chiesi seccata.
Mi sorrise alzando le spalle. «Non mi hai aperto», esclamò come se potesse essere una giustificazione.

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Baciami ancora
Roman d'amour𝙄𝙣 𝙡𝙞𝙗𝙧𝙚𝙧𝙞𝙖 𝙙𝙖𝙡 𝟭𝟴 𝙛𝙚𝙗𝙗𝙧𝙖𝙞𝙤 𝟮𝟬𝟮𝟱 ⚠️ I capitoli presenti su Wattpad non sono completi né revisionati e presentano delle differenze rispetto alla versione cartacea 𝙍𝙤𝙢𝙖𝙣𝙘𝙚 🩵 Non tutte le relazioni hanno un lieto fine...