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Non cercare qualcuno che risolva tutti i tuoi problemi, cerca qualcuno che non ti lasci solo quando devi affrontarli

Rimasi rannicchiata fra le braccia di Mirko anche quando le lacrime arrivarono ad una fine. 

La mia mente aveva iniziato ad elaborare una serie di motivi per i quali mi sembrava impossibile stare meglio.

Ogni più piccolo particolare stava prendendo la forma di un ago. Un microscopico e fastidiosissimo ago che lentamente si conficcava nella mia pelle, dando origine ad un dolore così costante da risultare opprimente. 

Non dissi più nulla. Fu Mirko a parlare. 

Mi sussurrò parole ricoperte da uno strato di miele, accarezzandomi la schiena e continuando a ripetere che, per quanto potesse sembrarmi difficile, avrei superato quel periodo. Sosteneva avessi bisogno di tempo. 

Nonostante mi stesse cullando con frasi premurose e gesti affettuosi, l'ultimo dei miei desideri era ritrovarmi in quella situazione. 

Detestavo piangere e, quando realizzai come mi stavo facendo consolare dal fratello della mia migliore amica per ciò che stava succedendo con il mio ragazzo, mi sentii morire. 

Mi ero ripromessa che non sarei mai stata così male a causa di una singola persona. Purtroppo però dovetti ingoiare quel boccone amaro e accettare il fallimento. 

Raccogliendo l'ultimo barlume di forza che mi era rimasta, lo allontanai e gli chiesi nuovamente di accompagnarmi a casa. Mi studiò a lungo prima di acconsentire con riluttanza.

Mi cambiai in fretta, misi i vestiti di Aurora a lavare e partimmo. 

Il viaggio in macchina sembrò eterno.

Quando finalmente si fermò davanti al mio cancelletto ero certa che mia mamma fosse ancora sveglia. La luce del suo studio si rifletteva sul vialetto. 

Imbarazzata per la tensione che si era creata nell'abitacolo, e sperando di non dover affrontare alcun interrogatorio, lo ringraziai e scesi dall'auto.

Non specificai per cosa lo stessi ringraziando, e lui, stranamente, non fece domande. Mi lasciò andare e basta.

Quel grazie racchiudeva più di quanto potessi esplicare a parole. 

Entrai in casa in punta di piedi, tolsi le scarpe e avvisai mia mamma di essere tornata. Il suo saluto sbrigativo e una buonanotte non troppo calorosa, mi tolsero un peso dallo stomaco.

Normalmente quel suo distacco mi avrebbe fatto pensare a quanto il nostro rapporto fosse complicato. Quella sera, invece, fui solo grata che fosse così impegnata da non calcolarmi. 

Non appena varcai la soglia della mia stanza, il mio sguardo si fissò sullo specchio vicino all'armadio.

Prima di uscire mi ero premurata di lisciare il caschetto scuro e mettere un po' di mascara. Mi piaceva come il nocciola dell'iride risaltasse molto di più con delle semplici accortezze. 

In quel momento però l'immagine che mi si presentò davanti era ben diversa. Avevo gli occhi gonfi e contornati da un'aura rossastra, i capelli erano incredibilmente in disordine e il tono della mia pelle non era per nulla confortante. 

Camminando a passo trascinato verso il bagno, declassai dalla mia lista l'intenzione di farmi una doccia. Non avevo più energie. 

Le luci più forti sopra il lavabo evidenziarono maggiormente il mio stato pietoso. Lavai i denti e sciacquai il viso prima di tornare in camera e mettere il pigiama, pronta a dimenticare quell'orribile serata. 

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora