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Sei un sussurro costante nella mia mente, ovunque vada ti sento continuamente

Da quella cena mi impegnai particolarmente nel separare con una linea netta i miei sentimenti da ciò che accadeva nel piccolo di tutti i giorni. 

Sviavo le domande di Aurora, Luna e Margherita con sempre piú facilità, chiudendomi inevitabilmente in me stessa.

Non era il momento per far preoccupare qualcuno, soprattutto le mie amiche. Vi era già molto a cui pensare e non avevo alcuna intenzione di diventare un'aggiuntiva fonte di nervosismo. 

Non solo eravamo nel bel mezzo di un anno alquanto complicato, sia dal punto di vista scolastico che interpersonale, ma ognuna di loro aveva la propria vita da gestire. 

Aurora aveva finalmente definito la relazione con Elia. Per quanto fossero teneri, a volte si vedeva in modo lampante che dovevano ancora abituarsi ad essere una vera coppia. Stavano imparando che non poteva essere sempre tutto rosa e fiori. 

Margherita aveva iniziato a seguire dei corsi di arte e pittura su stretto consiglio della madre. Le occupavano molto tempo, e più volte si era ritrovata a stringere i denti per proseguire, soprattutto considerando che perdeva altrettante ore nella vecchia officina di suo padre. Era morto quando aveva appena tre anni e, quel luogo, era l'unico che ritenesse un vero collegamento con lui. 

Infine Luna era costantemente divisa fra la scuola e i suoi fratelli. La madre faceva la segretaria per uno studio dentistico e il padre lavorava come consulente, perciò aveva imparato ben presto che fare la sorella maggiore poteva considerarsi un vero e proprio impiego. 

Non credevo vi fosse la necessità di aggiungere ulteriore peso sulle loro spalle solo perché non ero esattamente nella forma migliore. 

Ero certa fosse solo un periodo. Sarebbe passato. 

Avrei solamente dovuto far chiarezza su ciò che volevo per la relazione con Samuele e tutto sarebbe tornato alla normalità. O quasi, visto che, per quanto tentassi, non riuscivo a togliermi dalla testa il breve litigio con Mirko. 

Per gran parte dei miei diciotto anni ero stata in grado di non dare troppo peso alle conversazioni, lasciando che la vita facesse il suo corso, conservando l'essenziale e tralasciando il superfluo. 

Purtroppo avevo imparato a mie spese che, nonostante provassi a fare finta di nulla, alcune parole avevano il mistico dono di poter essere incise nel cuore con una terrificante precisione. Perlopiù senza il mio permesso. 

Mi faceva arrabbiare il fatto che Mirko mi avesse fatto perdere la pazienza a tal punto da insultarlo, così come odiavo il fatto che mi avesse risposto per le rime, ferendomi.

Non mi sarebbe dovuto importare niente delle sue impressioni. Invece, per qualche detestabile motivo, mi importava. Fin troppo. 

Fu proprio perché non riuscivo a smettere di pensarci che, quando Aurora accennò al fatto che fosse tornato a Verona, agii di impulso. Mi accertai che la mia migliore amica fosse con Elia e mi diressi a casa Bottaccini. 

Davanti al cancelletto, dopo aver suonato, iniziai a credere che non fosse esattamente una buona idea. Purtroppo non diedi ascolto al mio buon senso.  

Non ero solita a comportarmi in modo così sconsiderato e istintivo. Tendevo ad essere più cauta e scrupolosa nelle mie scelte. Calcolavo ogni dettaglio. 

Quella volta però non me ne fregava proprio un cazzo.

Avevo bisogno di risposte e l'unica persona in grado di darmele era lui. 

Mi incamminai verso la porta d'ingresso non appena mi aprì e, mentre mi avvicinavo, scorsi la sua figura aspettarmi sull'uscio. L'accenno di barba lo faceva sembrare più maturo e non fece altro che mettere in evidenza le labbra carnose. 

Baciami ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora