Ama la goccia che fa traboccare il vaso, lì è nascosto ogni bel cambiamento
Il venerdì arrivò con troppa lentezza.
Mentre l'orologio sembrava essere stato colpito da un sortilegio, facendo apparire eterno ogni singolo minuto, gli impegni e gli obblighi si moltiplicarono a vista d'occhio.
Durante quei giorni non riuscii a concentrarmi come avrei voluto su compiti, studio e progetti lasciati in sospeso le settimane prima.
I miei pensieri vagavano in continuazione da Samuele a Mirko, il quale aveva stranamente optato per non infierire sulla mia scelta di non uscire con lui.
Pareva avesse semplicemente ignorato la mia risposta.
Immersa in una spirale di punti di domanda e in giornate scolastiche da suicidio, le brevi chiacchierate con mia mamma risultarono più ingestibili del solito.
Si preoccupò di sottolineare un numero di volte non quantificabile che avrei dovuto invitare Samuele a cena, specificando che se avessi atteso troppo a lungo, l'avrebbe fatto al mio posto.
Tentai di trovare il modo per spiegarle che non sarebbe mai successo. Purtroppo, ogni volta che cercavo di introdurre l'argomento, mi liquidava come se i miei problemi fossero solo complessi adolescenziali senza grande rilevanza.
Ci rinunciai ben presto.
Lasciai che credesse ciò che preferiva, certa che non avrebbe mai trovato il tempo per contattarlo ed organizzare una cena. Non ne aveva nemmeno per sua figlia, come poteva averne per un'altra persona?
L'unica nota positiva di quella settimana furono i miei allenamenti. Soprattutto quel venerdì.
Mi impegnai più delle altre volte, sfogando qualsiasi tipologia di sentimento in esercizi di velocità, resistenza e forza. Il coach creò un circuito massacrante che mi permise di sentirmi libera.
Oltretutto, stare con un gruppo di persone che avevano la mia stessa passione mi faceva sempre sentire a mio agio.
Andavo d'accordo con tutte le mie compagne e ciò che ci legava maggiormente erano i fallimenti che avevamo affrontato insieme. Era proprio da quest'ultimi che avevamo imparato come essere una vera squadra.
Quando uscii dalla palestra, cominciai ad elencare mentalmente tutto ciò che avrei dovuto fare. In cima alla lista vi era una doccia calda, seguita a ruota da qualcosa da mettere sotto i denti.
Purtroppo i miei piani vennero brutalmente interrotti da un rompicoglioni che mi si affiancò mentre mi stavo avviando verso l'auto.
«Buona sera, urgano».
Maledii tutte le volte in cui aveva accompagnato Aurora a vedere alcune partite. Era a conoscenza di troppi luoghi che frequentavo giornalmente ed iniziava ad essere alquanto inquietante.
Continuai a camminare. «Cosa ci fai qui?».
«Mi riserverai sempre un saluto così caloroso?».
Lo osservai per un breve istante. «Continui a presentarti ovunque senza uno straccio di preavviso, come dovrei reagire?».
«Quindi se iniziassi ad avvisarti, saresti più carina nei miei confronti?».
Stavamo quasi per arrivare alla mia auto e pregai che mi lasciasse andare a casa senza creare problemi. Avevo bisogno di sciogliere i muscoli e rilassarmi. I miei propositi non includevano un ficcanaso cronico dagli istinti maniaci.
«No, ma sarebbe molto apprezzato», iniziai con un sorriso forzato, «e poi, si può sapere come fai a sapere quando mi alleno?».
In quel periodo non avevo certezze, tuttavia ero assolutamente convinta che non fosse a conoscenza del mio piano di allenamento. Almeno prima di quella sera.
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Baciami ancora
RomanceNell'universo esistono persone che sono ammaliate da favole romanzate, storie strappalacrime e zuccherosi nomignoli sussurrati sotto le coperte. Altre, invece, che considerano tutto ciò come qualcosa dal quale stare alla larga. Arianna non era mai s...