10. Il ritorno

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Passò del tempo ed era giunta l'ora di tornare a casa. L'aereo sarebbe partito alle 16, così io ed Elen decidemmo di andare a fare shopping fino alle 14 circa.

Passammo la mattinata tra risate ed acquisti, così verso le 12 ci sedemmo in un piccolo bar a sorseggiare un caffè.

Bevemmo senza parlare, così la osservai e notai moltissime somiglianze con Mattew, come ad esempio la forma della bocca, o il naso così perfettamente adeguato alle proporzioni del viso. Le ciglia lunghe e quel luccichio negli occhi la rendevano una donna realmente attraente. Appoggiai mentalmente la scelta di mio padre e successivamente la mia.

"Bea.." Disse. "Vedo che le cose con Mattew stanno cambiando, o sbaglio?" Lo chiese con un sorriso, ma la voce era ferma, così capii che non avrei potuto rispondere con una delle mie solite battute. Notò che non rispondevo e continuò "non che io non sia contenta, anzi! Non vedevo quel sorriso vero da anni ormai..dalla morte del padre Mat non si è più ripreso, come hai potuto notare era sempre gentile con tutti, sorridente, allegro agli occhi di chiunque. Ma sai, Bea, appena tornava a casa lo osservavo e notavo che i suoi occhi non avevano più quella scintilla, erano spenti, morti..ed ora, ora non lo riconosco quasi più, stamattina ho visto come ti guardava.." Si fermò.

"Come?" La incitai.

"Come se non ci fosse cosa più bella" e a quelle parole sobbalzai. "Ho visto il bagliore nei suoi occhi, Beatrice, ho visto il sorriso che aveva solo da bambino." Finì la frase ed una lacrima le attraversò la guancia.

Non ero brava a consolare le persone, così rimasi immobile, a disagio. Lei si coprì gli occhi e si scusò innumerevoli volte. Ci avviammo poco dopo senza aprir bocca, non volevo chiederle altro, mi pareva scortese.

Ma una domanda mi tormentava, ero davvero la ragione per la quale Mattew aveva momentaneamente ritrovato la felicità?

***

Era tutto pronto ormai, valigie prese e taxi chiamato. Mat era seduto sul divano alle prese con il cellulare, mi sedetti accanto a lui e posai la testa sulla sua spalla. Come suo solito era su whatsapp e vidi che stava parlando con una certa 'Alice', così mi ritrassi e lo guardai male, sentendo una fitta allo stomaco.

Mi alzai presa dall'incazzatura e cambiai posto. "Cosa succede?" Mi chiese. "Nulla" risposi, e lui ci credette.

Non parlammo fino a quando non fummo seduti sull'aereo.

A quel punto esplosi: "chi cazzo è Alice?" Chiesi incrociando le braccia. Lui rise. "Ecco spiegato il broncio" disse avvicinandosi a me. Poi mi baciò la fronte e lentamente scese verso l'orecchio, come al solito un brivido mi attraversò la schiena.

"Alice è una ragazza che mi scopo" mi disse piano. Gli tirai un ceffone dritto sulla guancia, all'inizio rimase basito, poi ricominciò con la sua irritante risata. "'fanculo" bofonchiai.

Non so che emozioni provavo, era un ammucchiarsi di roba.

Si avvicinò di nuovo e disse lentamente "non toccherei nessuna che non sia tu, mi piaci troppo, Bea" sorrisi e lo baciai, un bacio tenero durato fin troppo poco. Mi appoggiai a lui e, cullata dai movimenti dell'aereo (che adoravo) mi addormentai.

Without youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora