"Che sapore ha la libertà?"
Mi chiese.
Sorrisi, e, ignorando la sua domanda, continuai a scivolare lungo il suo corpo baciando.
Le sfilai i jeans.
Poi, le mutande.
"Allora?" Ribatté, tirandomi per i capelli.
"Aspetta" - risposi - "ce l'ho sulla punta della lingua".
Cominciai a leccarla profondamente come colpi di pennellate, con un ritmo prima lento e poi vorace.
Dopo una quindicina di minuti, ormai, la domanda fu solo un altro ricordo dimenticato.
Interruppi per risalire sul suo corpo, lungo la sua valle e sorvolando le sue vette.
Le morsi il labbro, per poi strapparle un bacio.
"Questo è il sapore della libertà" le dissi.
"Quando non riesci a pensare a niente,
niente
al di fuori di me."