CAPITOLO 9.

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Non si aspettava affatto di incrociarlo per strada. Lucas pensava che il corvino si rintanasse solo ed esclusivamente nella sua bottega.

E invece eccoli lì, proprio dinanzi a lui, a sorridere ampiamente e con un braccio intrecciato a quello della ragazza che portava accanto.

Era la stessa che Lucas aveva visto in bottega. Ma non riusciva proprio a ricordarsene il nome. Insomma, era fatto così.

«Come mai da queste parti?» ebbe il coraggio di domandare il più basso, deglutendo e cercando di mantenere un colorito che si potesse ritenere almeno normale.

Di solito avvampava e trovava un modo per liquidarsi e lasciar cadere la conversazione. Ma, per un motivo a lui sconosciuto (o forse no), voleva continuare quella conversazione. E per un momento aveva dimenticato che Yann stesse al suo fianco.

E che Arthur gli avrebbe fatto la famosa ramanzina.

«Portavo Madame a prendere qualcosa da bere. Apolline è stanca ri restare in casa per ore intere.» Esclamò, Eliott, infilando la mano libera nella folta chioma scura, per darle una sistemata.

«Beh, lo stesso anche io. I miei amici, beh loro mi aspettano. Ci vediamo domani.» Mormorò Lucas, improvvisamente a bocca asciutta.

Il castano si voltò e riprese a camminare assieme al suo compagno, affondando con violenza i denti nel labbro inferiore.

Yann si era accorto che qualcosa fosse successo. Ma non parlò. Preferiva lasciare che fosse Lucas a parlargliene.

* * *

«Deve piacerti proprio tanto questo lavoro, Lucas.» Era Basile a parlare.

No, non è il lavoro.

«Finalmente hai alzato il culo da quel divano.» Aggiunse, con una risatina.

Sapessi quanto mi piace.

«Che poi, lasciatelo dire. Eliott quanto è inquietante.» Intervenì, Yann.

Affascinante, lo definirei.

«Almeno sappiamo che ti piace dipingere.» Arthur, questa volta, decise di dire la sua.

No, è lui che mi piace.

Lucas sapeva bene chi fosse lui. Ma non l'avrebbe mai ammesso a voce alta. Neanche voleva accettarlo.

Non si era mai interrogato sul suo orientamento sessuale. Ma questo per lui non era un problema. Insomma, sapeva di avere amici di larghe vedute. E la madre. Beh, alla madre importava vederlo felice.

«Sì, mi ci trovo bene. Lui è molto bravo, paziente. Insomma, mi sta insegnando ancora le basi. Ma almeno, non sono più un nullafacente!» Esclamò.

E alla fine era vero. Eliott era bravo, paziente.

Bello. Tremendamente bello.

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