CAPITOLO 2.

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Le mani fasciate dai guanti in lana, non volevano proprio prender calore. Un'immensa fila di ragazzine, gli impediva di entrare in quella piccola catapecchia, per mantenere la promessa fatta ad Yann.

"Ho sentito dire che è davvero bello!" esclamò, una delle ragazze davanti al castano, il quale semplicemente sollevò gli occhi al cielo e affondò il viso nel collo del giubbotto.

L'aveva detto, che non sarebbe stata una buona idea recarsi in quel posto. L'annuncio aveva funzionato, ma solo per giovani ragazze alle prese con gli ormoni in agitazione.

Lucas sbuffò sonoramente, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della mora che c'aveva di fianco. Era letteralmente l'ultimo della fila, perlopiù l'unico uomo presentatosi a quello stupido evento.

Le speranze d'esser preso erano poche, Lucas lo sapeva bene. Non aveva mai dipinto qualcosa, che non fosse uno scarabocchio sulla guancia di Mika. Per di più, col dentifricio.

Quando le porte si aprirono, qualcuno consigliò di non spingere e di non scavalcare nessuno. Lucas non riusciva a vedere la fonte da cui proveniva quella sottile voce. Neppure gli interessava. Voleva solamente tornare a casa. Però, non prima di aver dato un'occhiata.

Il vento gelido gli scompigliava i capelli, gli arrossava le guance e a breve, gli avrebbe screpolato le labbra.

Accidenti a Yann, pensò.

Se non fosse stato per quella stupida promessa, se ne sarebbe tornato a casa senza pensarci due volte.

D'altra parte, però, aveva disperatamente bisogno d'occupare il suo tempo libero, con qualcosa di più produttivo. O Mika l'avrebbe probabilmente cacciato di casa a calci nel sedere.

Se lo meritava, d'altro canto.

...

Era passata circa un'ora, trascorsa a guardare il modo in cui le ragazzine uscivano di lì. Si poteva vedere, nei loro occhi, la fame che avevano di entrare in quel posto per un periodo di tempo abbastanza lungo.

Lucas non riusciva a spiegarsi il motivo di tutta quella agitazione. Forse, neppure voleva spiegarsela.

Il flusso dei suoi pensieri, fu interrotto dalla voce che aveva sentito in precedenza. Gli occhi del castano, si spostarono dal manto di neve che ricopriva la strada, all'uomo dinanzi a lui.

Schiuse le labbra, ormai privo di qualsiasi cosa da dire. Il cuore sembrava quasi volergli uscire dal torace. Tanto che dovette portare una mano all'altezza di esso, nel tentativo di frenare la tachicardia immotivata che l'aveva colpito.

Potresti anche darti una calmata, adesso. Cercò di ripeterselo più di una volta, come una sorta di mantra. La saliva scomparve, la lingua smise di compiere qualsiasi tipo di movimento.

Un sorriso caloroso, ampio, lo stava accogliendo. Ma il castano, non riusciva a muover passo. Forse, stava persino facendo la figura dello sciocco.

Dovette, per forza maggiore, riprendersi da quello stato di infermità, che l'aveva coinvolto per un istante. Forse anche due.

Stupido. Aggiunse, la sua mente. E non aveva mai avuto così tanta ragione.

«Hai intenzione di rimanere a fissarmi, o entri e vediamo di riscaldarci?»

Accidenti.

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