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Vorrei specificare una questione temporale: c'è un prima e un dopo, basati sul prologo.
Userò il passato per la maggiorparte dell'opera, ma vi renderò chiaro quando passeremo a dopo il prologo, promesso! Se qualcosa non vi è chiaro...LET ME KNOW!

ONE YEAR AND EIGHT MONTHS BEFORE

Arrivai a scuola con le tempie leggermente sudate, avevo corso per essere puntuale. Come sempre mio fratello non aveva sopportato il mio ritardo e mi aveva lasciata a casa.

Quando arrivai di fronte la grande entrata della scuola, un portone in legno a due ante, trovai gli altri miei amici. Eravamo un gruppetto discreto a dirla tutta, e andavamo molto d'accordo.
"Buongiorno ragazzi." li salutai tutti, e quando Emily si accorse della mia presenza mi corse incontro e mi buttò le braccia al collo, facendomi sorridere.

Io ed Emily non crescemmo insieme, ci incontrammo al primo anno e fu un colpo di fulmine. Ciò che mi attirò fu la sua chioma tinta di rosso, colore che poi non aveva mai cambiato.
Era entrata a far parte della mia famiglia in poco tempo, sapeva farsi amare.

"Ciao piccola Emma." mi salutó, per poi staccarsi. Anche gli altri mi salutarono con un sussurro.
Fummo interrotti dal suono della prima campanella e così, in gruppo, entrammo.

Di tutto il gruppo soltanto io, Emily e Danny avevamo tutte le lezioni in comune. Gli altri avevano ancora problemi con le materie degli anni precedenti.

Danny mi prese sottobraccio e mi diede un bacio sulla tempia.
"Tuo fratello è un cretino, da domani passo a prenderti io." mi disse, assicurandosi di lanciargli un'occhiata minacciosa.

Daniel, detto Danny era invece un amico di vecchia data. Lo aveva conosciuto mio fratello andando a calcio, quando erano piccoli, e avevano subito stretto amicizia.
Siamo come un trio inseparabile, mia madre considera Danny come un terzo figlio.

I suoi occhi castani cercano i miei, mentre con la mano libera si tocca il ventre magrolino.
"Ho fame, ci fermiamo alle macchinette?" mi chiese.
Annuí e rallentaí il passo scorgendo gli aggeggi spaccia-cibo. O almeno così era come li chiamava lui.

Danny era abbastanza magrolino e alto, se consideriamo le quantità di cibo che era in grado di buttare giù.

Soltanto pochi minuti dopo eravamo già in aula, pronti a sorbirci una noiosa lezione di storia. Non che non mi piacesse la materia, al contrario ne ero molto affascinata, ma il professor Geller era molto lento nel parlare, e la sua voce mi faceva venire un gran sonno.

Come sempre io ed Emily ci sedemmo davanti a mio fratello e Danny.
Gli occhi azzurri della mia amica mi cercarono, sapevo già che aveva qualcosa di cui parlarmi, me lo aveva anticipato la sera predente per messaggi.

"Sono quasi arrivate le vacanze di Natale, iniziano tutti a festeggiare e ieri ho ricevuto un invito ad una festa." mi bisbiglió all'orecchio.
La guardai con la coda dell'occhio, continuando a fingermi interessata alla lezione.
"Non so, domani abbiamo scuola. Ogni volta che esco con te mi sento devastata il mattino dopo."
Lei mi guardò sbuffando e mi strinse il braccio, ma senza causarmi dolore.
"Alle due siamo a casa, domani saltiamo soltanto la prima ora. E ti prometto che farò la brava. Inoltre ho sentito dire agli altri che andranno."

Alla fine cedevo sempre alle suppliche di Emily. Così mi ritrovai ad annuire mentre roteavo gli occhi, ma lei non sembró dare importanza alla mia riluttanza nell'accettare l'uscita e invece mi sorrise.

Quel giorno, dopo aver cenato ed essermi prestata dolorosamente ad ascoltare le raccomandazioni di mia madre, andai a prepararmi.
Come da accordi sarebbe venuta entro le undici davanti casa, così da poter andare insieme.

Indossai un paio di jeans chiari a vita alta e un top nero che lasciava completamente libere le spalle. Accompagnai il tutto con le mie immancabili converse nere e mi truccai leggermente, dando maggior rilievo al rossetto.

Non sono mai stata una patita dei vestitini, ma sentivo di riuscire comunque e far risaltare le mie forme.

Non avevo un corpo eccessivo, ma non ero di certo un vetto di scopa. Non era una di quelle modelle tutte rassodate, e mi mancava qualche taglia al seno, ma non me ne lamentavo.

Lasciai i lunghi capelli neri sciolti e optai per un leggero strato di mascara, giusto per risaltare i miei occhi verdi.

Scesi dopo essermi data uno sguardo veloce attraverso lo specchio.
Non presi borse o altro: portai con me soltanto il telefono, come sempre.

Il mio povero telefono era parecchio mal ridotto: schermo completamente spaccato e microfono non funzionante. Praticamente tutto ciò che potevo farci era scrivere messaggi e scattare qualche foto.

Quando si trattava di festini, Emily era sempre puntuale, di fatti la trovai davanti casa, intenta a parlottare con mio fratello, Danny e Jacob.

Jacob era uno di quelli del gruppo, inoltre un mio vicino di casa. Non che mi stesse particolarmente simpatico. Certo, di bell'aspetto, ma non tanto da comportarsi come Brad Pitt, al contrario di quel che credeva. Se ne andava in giro ad ammiccare a qualsiasi ragazza, ma potevo mettere una mano sul fuoco che non era mai stato con nessuna.

Salutai con un sorrisetto e subito Danny mi so avvicinò.
"Tu ed Emily verrete con me, così passiamo a prendere Mason. Tuo fratello e Jacob andranno direttamente alla festa."
Ringrazai mentalmente il biondino, che ovviamente era a conoscenza della mia smisurata "Simpatia" nei confronti di Jacob.

Meno di mezz'ora dopo eravamo nella casa della festa: era già piena, ma nulla di esagerato.
Come sempre non mancava nessuno del gruppo: Io, mio fratello Evan, Emily, Jacob, Mason e Danny.

Conoscevo la maggiorparte dei volti alla festa, e certamente mi aspettavo di trovarci il mio ex.
Jason era bello quanto bastava per far cadere qualche ragazza a suoi piedi. Probabilmente il suo punto forte erano i muscoli. Ma vantava un bel volto, seppur sembrava molto più piccolo rispetto alla sua reale età.

Passammo insieme un'estate intera, ma tutto finí. Nulla di grave, soltanto una divergenza dei nostri interessi. Non chiudemmo in modo cattivo, infatti quella sera lo salutai con un sorriso.

Non ero una di quelle ragazze rancorose, ero molto incline al perdono.
Prima.

La festa ebbe ufficialmente inizio quando io e mio fratello, con il resto del gruppo, ci concedemmo il primo giro alcolico della serata.

Nessuno sapeva che sarebbe stato, per tutti noi, l'inizio della fine.

Presto, quelli che sembravano essere pezzi dello stesso puzzle, avrebbero finito per scoprire che non combaciavano così bene come credevano.

E forse, l'unico pezzo completamente quadrato, senza alcun punto di aggancio, ero proprio io.

The suicide Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora