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UN ANNO E SETTE MESI PRIMA

Mi guardai attorno, in cerca dei miei amici.
Le vacanze invernali erano appena giunte al termine e quello era il primo giorno di scuola.

Segnava l'inizio della fine di un piccolo percorso, perché era ufficialmente arrivato il momento di pensare al college.

Avevo trascorso le vacanze natalizie a casa, era venuta a farci visita mia nonna.
Lei è sempre stata una delle donne più importanti di tutta la mia vita, era in grado di cancellare ogni mia lacrima, come se non fosse mai esistita.

Era stato molto presente anche Mark, che sembrava aver iniziato a frequentare mia madre, anche se molto velatamente, visto che il divorzio non era nemmeno ufficiale.

In quanto a mio padre e mio fratello, ovviamente, non ci fu nemmeno uno scambio di messaggi e non avevo la minima idea di che cosa avessero combinato in quel periodo.

Vidi Emily davanti l'entrata della scuola, era di spalle e ne approfittai per toccarle un fianco e buttarle un gridolino addosso.

Per quanto riguarda lei, le cose erano complicate.

La curiosità mi stava lentamente logorando dall'interno e tentavo di cercare indizi su di lei ovunque, persino nel modo in cui muoveva le dita o le gambe. Ma non avevo scoperto nulla. Non aveva nemmeno funzionato far leva su Danny.

Così decisi di lasciarle i suoi spazi e aspettare che fosse pronta.

"Andiamo, siamo già in ritardo." mi disse ridendo, poi entrambe entrammo nell'edificio.

Ricordo perfettamente una delle lezioni di quel giorno.
Era una lezione di filosofia, la professoressa Cox parló della verità.

Parló di alcuni criteri per riconoscerla e di alcuni autori e poi, com'era solita fare, aveva chiuso la lezione con qualche considerazione sugli autori e filosofi della settimana.

Parló di Kant ed Hegel e della loro concezione della verità.
Kant credeva che esistesse una sorta di verità, ma che fosse irraggiungibile.

Hegel, invece, pensava che questa fosse soggettiva, ma che potesse anche esisterne una più universale.
In particolare diceva che la verità cambiasse di generazione in generazione e perciò non esisteva verità che fosse eterna.

Tutti quei discorsi mi fecero riflettere molto su di Emily, mi immersi così tanto in quella situazione, che quando ci alzammo per andare a mensa, mi trovò turbata.

Da che cosa, poi, non lo so nemmeno io.

Emily tentava di frequentare il meno possibile mio fratello, ed io gliene ero grata, ma sembrava fosse soltanto un piccolo contentino per scusarsi di non avermi rivelato la realtà.

Una volta uscita da scuola cercai con lo sguardo Chester e quando lo individuai gli andai incontro.

Era girato di spalle, indossava dei jeans strappati e macchiati, sicuramente per via del lavoro, e aveva una giacca leggermente lunga rispetto a quelle che utilizzava di solito.

Tiró i capelli all'indietro e ricaddero alcuno ciuffi sulla nuca, che subito tentarono di farsi di nuovo strada sul suo volto.
Parlava con qualcuno, che riconobbi soltanto non appena fui abbastanza vicina.
Era Alexandra.

Purtroppo non appena arrivai, lei lanciò uno sguardo veloce verso di me e andò via.

Non so che cosa accadde dentro di me, la chiamerei gelosia.
Fino a quel momento non mi era mai capitato ed in un solo secondo vidi alcune cose che prima mi sfuggivano: non conoscevo gli amici di Chester e non avevo mai visto il luogo in cui lavorava.

The suicide Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora