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Certamente non ero sbalordita dal tipo di ambiente che frequentava Chester.
Contrariata, forse si.

Offesa, perché io non facessi parte della sua vita quanto lui della mia, ovvio.

Mi ero ritrovata in un buco di bar sulla periferia, c'era puzza di alcol e fumo, Chester era seduto al bancone di spalle, con una sigaretta fra le labbra, mentre giocherellava con un bicchiere di birra.

Aveva uno sguardo serio, perso.
Avrei voluto richiamare la sua attenzione nel modo meno vistoso, non volevo metterlo in imbarazzo, sapevo quanto odiasse essere fissato.
Ma Trevor - ho la bocca troppo grande per farmi solo i cazzi miei - Moore, non si risparmió nemmeno quella volta.

"Chester, guarda che sorpresa che ti ho fatto!"
Lui subito si voltò.

Alzai la mano e mossi le dita, accompagnando il tutto con un sorriso, in segno di saluto.

I ragazzi seduti accanto a lui non furono riservati quanto Chester e mentre uno di loro fischió, provocando la mia vergogna, un altro gli diede una pacca sulla schiena e sussurrò qualcosa.

Lui, con lentezza, si alzò e abbandonò la postazione, ma invece di venire verso di me andò verso il grande refrigeratore, lo aprì e prese due birre.
Soltanto dopo mi venne incontro, prendendomi per il polso e spintonando leggermente Trevor.

Non sembrava essere contento di avermi lì.

Mi condusse fuori, mi porse le due birre e io le afferrai, capendo soltanto dopo le sue intenzioni.

Con le mani calde, toccò il mio collo, poi mi regalò un sorrisetto.
"Lo sapevo che saresti arrivata."
Gli sorrisi, felice.
Mi stava aspettando.

"Sei congelata, principessa."
Si piegò verso di me, prendendo una delle birre a provando ad avvicinare il suo volto al mio, ma lo fermai.
"Non è giusto, ti devo delle scuse..."
"Non voglio le tue scuse, davvero. Tu sei qua, il resto non conta."

Mi scrutó qualche secondo, poi sbarró gli occhi e si perse in una risata.
"Hai fatto a botte, Signorina Young?"

Lo seguí nella risata, perché si, era abbastanza ridicola la situazione.

"Ti ricordi quando ti intrufolasti a casa mia, con la faccia ridotta ad uno schifo, dicendo che mi avevi coperta, e lo avresti fatto ancora?"
Lui annuì.
"Io ho fatto a botte con una troia, perché ero gelosa."
Lui sollevò un sopracciglio e poi passó le dita lunghe fra i capelli, mentre beveva dalla sua bottiglia.
Feci anche io lo stesso.

"Questo non è posto per te, andiamo da me." disse.

Sapevo fin dall'inizio cosa sarebbe successo quella sera. E non perché lo voleva lui, ma perché io avevo la necessità di sentire il suo corpo sul e nel mio.

Volevo le sue mani e il suo respiro ovunque.

I baci non mi bastavano più.

"Nessuna fretta, ho tutta la notte." sorrisi.
"Eri speranzosa? Sapevi che sarebbe andato tutto bene?"
"Si, Chester, lo sapevo. Sei tu, andrà sempre tutto bene."

Continuammo a bere, seduti sui gradini della casa accanto a quel bar.
Ero seduta fra le sue gambe, sul gradino sotto quello su cui era lui.

Con una mano stringeva la bottiglia dalla quale beveva, con l'altra teneva la mia mano libera.

Era così strano, cercare un contatto perenne? Io ne sentivo la necessità.

Alla fine, dopo aver pagato il conto e aver accennato ad un saluto, accettó di tornare in macchina con me, visto che era arrivato lì con uno dei suoi amici.
Durante il tragitto mi disse che me li avrebbe fatti conoscere, ma il più tardi possibile.
Non ne capivo la motivazione, ma avevo imparato a mie soese che Chester era una persona molto assennata, e non faceva nulla senza motivazione, inoltre, in quel momento il mio desiderio non era propriamente quello di conoscere la sua compagnia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 10, 2019 ⏰

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