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Ero stata frettolosa e disordinata, ma avevo raccontato ai miei amici quello che mi era capitato il giorno prima.
Erano molto stupiti, da ogni cosa.

"Mi dispiace, Emma." disse Danny, prima di posare una mano sulla mia.
Gli sorrisi ringraziandolo della premura, poi puntai i miei occhi in quelli di Emily. Non ci servivano parole.

"Ma dimmi..." iniziò lei sorridendo "Chester, eh?"
Danny si mise le mani, a coppa, sulle orecchie.
"Fanno male i vostri pettegolezzi da ragazze, mi ritiro. Vi tengo i posti a lezione."
Si alzò dal tavolino del bar e raccolse il suo zaino dal pavimento, poi si avviò verso l'edificio di fronte.

Emily mi guardò e sollevò le sopracciglia, per spronarmi a parlare.
"Non lo so, Em, è che lui è strano. Ci siamo visti una volta e già è successo un casino."
"Però poi ti ha scritto, e ha detto che vi vedrete. È carino da parte sua."
"Lo so, lo so." ammisi "Ma non voglio nulla di complicato, non è il momento." spiegai
"Dagli solo un'occasione, vediti con lui e parlatene."

Emily era sempre stata il mio cervello, la mia ragione.
Anche quella volta non fu da meno, infatti mi aveva consigliato di non dare giudizi affrettati.

"Va bene. Ora andiamo, siamo già in ritardo."

Per fortuna quella giornata non fu stancante, perché sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.

Mancava poco alla fine della lezione, ma io avevo comunque bisogno di una pausa, così dopo aver chiesto il permesso al professore di economia, Mr. Bing, uscì dall'aula e andai in bagno a lavarmi il viso.

La scena che mi toccò vedere era davvero eiougnante. Mio fratello usciva dal bagno delle donne, tenendo per mano Alexandra Phinnis, il capo d'istituto, nonché la ragazza più disinibita che io conoscessi.

Avevano visibilmente combinato qualcosa, il che mi provocò un conato di vomito.
Lo guardai negli occhi e quando lui mi vide molló la ragazza e venne nella mia direzione.
Ovviamente non lasciai che avesse nessun contatto con me, al contrario tentai di superarlo.

"Andiamo, Emma, almeno fammi parlare." mi supplicó.
"Io faccio le domande e tu rispondi. Lo sapevi? Sapevi di papà?"
Lui abbassò lo sguardo, mortificato.

Fu più forte di me.
La mia mano finì rumorosamente sul volto di mio fratello.
"Emma, cazzo fai?" mi chiese spintonandomi.
"Facile parlare. Ma non c'eri tu quando mamma ha pianto e quando si è svegliata nel cuore della notte."
Lui non aggiunse nulla.
"Tu con me hai chiuso, sei peggio di nostro padre. Sei peggio di un estraneo."

Mi voltai e tornai in aula, dalla quale non uscì fino al termine di tutte le lezioni.

Mio fratello, lo steso ragazzo che fino ad una settimana prima era iper protettivo, era la stessa persona che aveva mentito alla sua stessa madre, e che era così squallido da farsi una ragazza in un bagno a scuola.

Ero felice si fosse rivelato per quel che era.

All'uscita da scuola fui molto delusa non vedendo Chester.
Lo cercai in ogni angolo, ma di lui nemmeno l'ombra.
Alla fine andai via con Danny, che si era imposto di aspettare finché non sarebbe arrivato, per mia sicurezza.

In auto provó a sollevarmi il morale dandomi il via libera con la musica, ma lo feci soltanto intristire con canzoni come Fix you e Another love.

"Voi maschi fate tutti schifo." gli dissi, con tono basso ed offeso.
"Sei tenera, davvero, e grazie per la considerazione." mi disse sorridendo.
"Sappi che anche se sono uno schifoso maschio, io non ti abbandonerò. Tu sei sempre la piccola Emma, e di qualsiasi cosa avrai bisogno, io ci sarò."
Mi stampò un bacio sonoro sulla guancia e poi mi lasciò scendere dall'auto.

The suicide Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora