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Il giorno dopo ad andare a scuola fui l'unica, con Daniel, che come aveva promesso il giorno prima davvero era passato a prendermi.
Come sempre era stato premuroso nei miei confronti, aveva alzato il riscaldamento, visto la bassa temperatura.

Eravamo comunque vicini a Natale, e non mi sarebbe dispiaciuto vedere dei fiocchi di neve imbiancare le strade.

"Emma, devo chiederti una cosa."
Danny parlò a bassa voce, reduce anche lui della nottata precedente.
Puntai il mio sguardo su di lui, aspettando che parlasse. Teneva le mani ben salde al volante, aveva le gote completamente arrossate per il freddo e continuava a tirare su con il naso.

"Ieri ho conosciuto una, solo che non ricordo il nome." continuó, facendo un sorrisetto sghembo, ma senza distogliere l'attenzione dalla strada, puntando le sue iridi color nocciola verso di me soltanto per un secondo.

Quasi scoppiai a ridere, ma mi trattenni, in attesa che lui continuasse il suo discorso.

"Però ho pubblicato una storia con lei. Puoi vedere se la conosci?" mi chiese mentre parcheggiava l'auto.

Non ero pronta a lasciare l'abitacolo, il freddo mi avrebbe sicuramente dato un bel pugno in faccia.
Annuì alla sua domanda e lui prese il telefono, poi mi mise davanti la foto in questione.

Come potevo non riconoscerei quei capelli biondi e quegli occhi da cerbiatta? Mi chiesi anche come potesse lei trovarsi ad un festino.
"Danny, lei è Charlie Donovan, è un anno più piccola di noi e lavora al giornalino scolastico. La troverai lì." gli dissi, prima di farmi coraggio e uscire dall'auto, seguita dal mio amico.

Le lezioni furono molto più noise quel giorno, era quello l'effetto della mancanza di Emily.
Il solo averla vicino mi metteva allegria, i suoi occhi erano in grado di infondermi sicurezza in qualsiasi momento. Inoltre la sua chioma rosso fuoco era qualcosa a cui mi ero abituata, e che cercavo ovunque.

Poi, ad attirare la mia attenzione, furono due figure che camminavano all'estero dell'edificio. Io osservavo dalla finestra, tentando si aguzzare la vista, finendo inevitabilmente per arricciare il naso.

Una delle due figure era Trevor Moore, capitano della squadra di football. Non ebbi mai nulla a che fare con lui, se non qualche sorriso di circostanza, vista la sua amicizia con il mio ex.
La seconda figura riuscì a captarla soltanto in un secondo momento.

Chester era lì.
Indossava un paio di jeans larghi e chiari, una giacca di pelle marrone imbottita e una cuffia che costringeva alcune ciocche di capelli a ricadere sulla fronte.

Chester e Trevor sembravano conoscersi bene, soprattutto quando Chester mise una mano sulla spalla dell'altro e tirò fuori dei soldi, per poi darglieli.
Trevor accettò di buon grado e i due si salutarono con qualche pacca sulla schiena.

Chester mi incuriosiva e non poco, c'era qualcosa in lui che valeva la pena scoprire. Il suo modo di parlare, di dire le cose facendo ben attenzione a non rivelare nulla, mi avevano attratta fin da subito.
Arrossì leggermente e puntai con uno scatto la testa verso la Greene quando il ragazzo si voltò. Non ero sicura mi avesse vista, ma sarebbe stato molto imbarazzante farmi beccare a sbirciare gli affari altrui.

Mi sarei dovuta rendere conto fin da subito che quel ragazzo sarebbe stato, in parte, la mia rovina. Lo avevo visto due volte, eppure era già difficile non pensarlo.

Per il resto della giornata provai a distrarmi concentrandomi invece sulle lezioni e sui compiti.

Immancabile, comunque, il mio tempo dedicato alla lettura. Di cosa? Sempre degli stessi libri,e quel pomeriggio lo occupai grazie a Stephen King.

The suicide Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora