Capitolo 1: A new life

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Dring dring... dring drin...tof.
<<"Uwaa...voglio dormire ancora...>> dico lamentandomi.
Sono le 06:00 del mattino e mi devo preparare per andare a scuola.
<<Non c'è la faccio a svegliarmi ogni giorno così, cavoli. Voglio dormire fino alle 10 se non alle 11:00, pure fino a mezzogiorno...ho sonno... ho troppo sonno>>
Dopo aver finito di prepararmi vado in cucina a bere un po' d'acqua.
<<Ultimamente mi fa male la testa a pensare a quello che è successo...
ah...>> sospiro <<... sono passati quasi dieci anni, eh >>penso osservando il paesaggio fuori dalla finestra guardando il sole che sorge.
Controllo l'orario e sono le 06:40. Vado verso la porta di casa, esco e mi incammino verso la fermata dell'autobus. In questi orari fa un po' freddo quindi mi porto sempre con una camicia di jeans, anche se poi verso le 09:00 comincia a fare un po' caldo. Mi guardo intorno e poi noto l'autobus che arriva. Appena si ferma salgo su e cerco un posto libero dove posso sedermi. Dopo essermi seduto, collego le cuffie al telefono metto gli auricolari nelle orecchie e parto la musica. Mentre ascolto la musica osservo il paesaggio e comincio a pensare a tutte le cose che mi sono successe da quella volta... già, quella volta in cui tutto ebbe fine, ma diede un nuovo inizio.
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Circa 10 anni prima

Mi sveglio e non vedo niente e non so dove sono. Probabilmente era notte, così cerco di appoggiarmi a qualcosa alla cieca e poi vedo un po' luce che esce da sotto una porta. Vado ad aprirla. Vedo mia madre a finire di prepararsi con un po' di trucco per coprire le occhiaie e poi mi vede e mi chiede di prepararmi, le stavo chiedendo perché...ma...dalla mia bocca non uscì nessun rumore. Così eseguì l'ordine. Dopo essermi preparato, io e miei genitori partimmo per un viaggio abbastanza lungo, lasciando mio fratello e mia sorella con mio zio.
<<Il viaggio sarà abbastanza lungo, quindi se ti vuoi riposare... >> mi disse mia madre con tono gentile. Io però non volevo dormire, volevo scoprire dove eravamo diretti. E così mi misi a guardare un paesaggio mai visto, infondo non mi ero allontano molto da casa in tutta la mia vita. E così misi a vedere il paesaggio fuori dal finestrino.
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L'autobus si ferma. Mi alzo e vado verso l'uscita. Dopo essere sceso aspetto che l'autobus se ne vada prima di andare a scuola. Appena se va, inizio ad andare verso la mia scuola. Mentre cammino osservo i gruppi di persone che sono intorno a me:ci sono gruppi di ragazzi che ridono, gruppi di ragazze chiacchierano... gruppi di diversi tipi ci sono intorno a me. E poi ci sono io da solo che percorro la loro stessa strada. Un po' li invidio, ma è meglio così,perché tutte le persone che mi sono state accanto... se ne sono andate senza dire niente.
Penso a quel viaggio di 10 anni fa:eravamo praticamente all'ospedale di un'altra città e un dottore ha consigliato di farmi visitare, almeno tre volte a settimana, da uno psicologo. Perché? A quanto pare da un lungo lasso di tempo avevo smesso di parlare e se provavo a pronunciare le parole le dicevo in modo sbagliato. E così ho passato i miei anni delle elementari tra visite dallo psicologo e a scuola ero affiancato da un maestro di sostegno. Ero solo e nella mia classe si erano formati già i gruppi di amici. Pensavo che accanto a me ci sarebbe stata Grace, in quanto eravamo nella stessa classe, ma a metà del secondo anno abbiamo litigato e ci siamo allontanati. Alcuni miei compagni mi prendevano in giro e gli altri si fingevano miei "amici"solo per sfruttarmi. Per quanto riguarda il mio rapporto con Mike, beh, eravamo capitati in classi differenti e praticamente ci vedevamo un volta all'anno e quel giorno cercavamo di recuperare il tempo perduto, anche se era troppo poco. Mi sono avvicinato al mondo dei videogame, pur di allontanarmi dalla realtà. A quei tempi solo due persone mi erano accanto per lo più, includendo la mia famiglia: una mia compagna di classe di nome Elisabeth, che non mi aveva mai tradito, mi faceva compagnia e ci divertivamo insieme, e Vincent, un bambino che faceva la mia stessa scuola e ci eravamo conosciuti tramite i nostri genitori. Con loro non mi sentivo estraneo al mondo e trovavo confortevole sapere che se ci sarebbe stato un problema c'era qualcuno ad ascoltarmi. Per un periodo andavo il pomeriggio a fare i compiti a casa di Eli (così io chiamavo Elisabeth) e dopo ci divertivamo ad andare in giro per casa. Un giorno gli promisi che prima o poi sarebbe lei venuta a casa mia, anche se questo non si realizzò mai.
Nel periodo delle medie abbiamo perso i contatti. L'unico che vedevo ancora era Vincent, anche se solo all'uscita. Nel frattempo, io e Mike eravamo finalmente nella stessa classe e la cosa mi rallegrava, ma la cosa brutta è che c'erano anche alcuni miei compagni delle elementari,ma sono comunque riuscito a vivere al meglio questi anni delle medie:avevo fatto amicizia con alcuni ragazzi e andavo bene a scuola ma la mia vita cambiò all'ultimo anno. Avevo tolto gli occhiali e l'apparecchio e avevo un nuovo taglio di capelli, in poche parole una specie di rivoluzione. Anche se non cambiò di molto la mia vita scolastica alle medie. Il vero cambiamento è iniziato alle superiori:
ho creato un nuovo me, ho imparato a  non mostrare a tutti il vero me e ho cominciato a non fidarmi delle parole delle persone. Ho imparato a fare cose che non avrei mai pensato di poter fare. Ho cominciato ha fingere di stare bene quando tutto il mondo mi andava contro. Ho imparato ad avere due facciate :il non e il vero me, anche se quest'ultima facciata la so solo io. Tutto perché le persone di cui mi ero fidato ciecamente e che definivo "amici", non erano in fondo ciò che pensavo. Il mondo, il tempo... tutto quanto è diventato "indifferente".Ho smesso di vivere appieno le mie giornate. È come se avessi un'altra possibilità per ricominciare:una nuova vita, si potrebbe dire.
Sono arrivato davanti alla scuola, mi metto in angolo e aspetto. Dopo circa cinque minuti, suona la campanella, prendo un respiro...e entro.

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