Dall'omocidio di mio padre giurai a me stessa che avrei impiegato tutte le mie forze per combattere il crimine e la corruzione. Sono cresciuta in un paesino dell'inghilterra dove la polizia non fa il suo dovere e a causa di ciò l'assassino di mio padre è ancora a piede libero.
Ho deciso di trasferirmi a Londra, purtroppo non c'erano posti liberi in polizia quindi lavorerò come cameriera mentre seguirò le indagini.
Ho un amico in polizia, un compagno di college che è disposto a passarmi i fascicoli. Credo abbia un debole per me dai tempi degli studi, non gli ho mai dato alcuna falsa speranza ma sfrutto ogni cosa per raggiungere il mio obbiettivo!
Ho affittato un appartamento al 221A di Baker Street e inizierò a lavorare ad un fast food dove per servire i tavoli bisogna andare sui pattini.
Arrivo al mio appartamento la sera e dopo aver sistemato alla meglio la valigia corro a lavoro. Il locale dista ad appena 10 minuti dal mio appartamento quindi non avrò problemi di ritardo al mattino.
Appena entro nel locale il capo mi viene in contro, mi porta in una stanza simile agli spogliatoi del mio liceo. Mi porge dei pattini della mia misura e il grembiule con la divisa. Mi cambio e in pochi minuti esco e inizio a lavorare.
Mi ci vuole un po' ma riesco ad abituarmi alle rotelle e ad essere abbastanza agile. La tenuta da cameriera consiste in una camicia a maniche corte forse un po' troppo scollata e in una gonna abbinata che arriva a metà cosce. Immagino un tentativo di attirare una clientela maggiore.
Pattino da un tavolo all'altro quando dei ragazzi fischiano al mio passaggio. Gli lancio un occhiataccia e loro ridono. Sento i loro sguardi fissi su di me,cosa che mi mette a disagio.
I ragazzi iniziano a fare commenti poco carini e un uomo del tavolo che stavo servendo in quel momento si alza e li rimette a posto. Gli sorrido riconoscente e continuona servire gli altri tavoli.
Verso mezzanotte finisce il mio turno e me ne torno a casa. Infilo la chiave nella serratura che scatta, prima di entrare noto qualcuno fare lo stesso nella porta accanto alla mia, qualcuno di familiare.
Quando l'uomo si gira noto che è la stessa persona che mi aveva difeso poche ore prima. Lui mi nota e mi sorride "Grazie per prima" lui allarga il sorrido "Dovere di cittadino"
"Abiti qui?" chiedo indicando il portone davanti a lui. Lui annuisce "E tu?" lancio uno sguardo alla porta semi aperta "Mi sono trasferita oggi, comunque mi chiamo Juliet Parrish" e gli porgo la mano "John Whatson" me la stringe e dopo averci augurato la buona notte a vicenda entriamo nelle rispettive case.
Il mattino seguente
Mi sveglio alla buon'ora così esco e prendo tre cornetti e altrettanti cappuccini e vado al 221B e busso.
Mi apre una signora anziana e sorridente "Salve, John Watson abita qui?" la signora sorride e annuisce "Certo seguimi" mi conduce al piano di sopra e dopo avermi annunciata mi faccio avanti.
"Oh Juliet, buongiorno! Cosa ci fai qui?" alzo le tazze e il sacchettino di carta "Volevo ringraziarti per ieri" una voce a me sconosciuta "Chi è?" e subito dopp un uomo alto e riccio compare dalla cucina.
Se la memoria non mi inganna lui è l'uomo che ieri era a cena con John.
Appena mi nota fa un verso di sorpresa "Buongiorno, prego si accomodi e ci racconti tutto" lo guardo confusa e John spiega la situazione.
Ci sediamo nelle poltrone davanti al camino acceso a fare colazione "E quindi tu sei Sherlock Holmes? Penso di aver visto il tuo nome in televisione o sui giornali" lui ha ormai lo sguardo perso nel camino "Entrambi" risponde con tono distaccato.
La padrona di casa entra nella stanza e annuncia la presenza di un ospite così mi alzo "Io tolgo il diturbo e vado a lavorare. Buona giornata" ricambiano, o meglio, John ricambia il saluto e me ne vado.
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Un cuore scolpito nella roccia-Sherlock Holmes
FanfictionUna giovane con un passato non troppo limpido alle spalle arriva al 221A di Baker Street. Come le vite di questa e del consulente investigativo si intrecceranno per poi unirsi?